Disse George Santayana : "Chi non può e non vuole ricordare il passato è condannato a ripeterlo". Questa è la maledizione dei comunisti o ex, ma anche di molti socialisti che dagli errori del passato non ne traggono le dovute virtù, ma persistono con elementi di astio ed opportunismo. Nella ricorrenza del ventennale della scomparsa di Bettino Craxi c'è un fiorire e rifiorire di commenti in gran parte benevoli nei confronti del vecchio leone Socialista. Forse potrebbe riproporsi la condizione politica ed istituzionale per la rinascita di un partito socialista fortemente autonomista, europeista e riformista. La condizione istituzionale è il ritorno del proporzionale anche se con lo sbarramento al 4 o al 5%. La condizione sociale è dovuta da un lato alla oggettiva presa d'atto dell'impoverimento del Paese in questa seconda Repubblica che senza sviluppo ha triplicato il debito pubblico ipotecando il futuro dei nostri figli a miseria senza nobiltà. D'altro il ventennale della scomparsa di Craxi sta comportando una rilettura sia dell'uomo in quanto statista e socialista ma anche una presa di consapevolezza del golpe giustizialista avvenuto per svendere l'economia italiana, e distruggere una classe politica che con vizi e virtù ha sempre difeso l'interesse nazionale concepito in una visione europeista perché consapevole del passato auto distruttivo dell'Europa. Il problema della divisione dei socialisti tra chi è andato con i suoi aguzzini "sinistri"e chi con la "destra" fascista è un falso problema, perché la motivazione della rottura non era tra essere di destra o di sinistra ma quello di andare alle elezioni del '94 da soli senza allearci con nessuno, ovviamente con il rischio dovuto alla legge elettorale maggioritaria che non avremmo eletto nessuno. Il 31 gennaio del 1994 si ufficializza la rottura quando alla fiera di Roma viene fischiato Intini e applaudito Occhetto. Quel giorno noi della CGIL facevamo il servizio d'ordine, e capii che quello non era più il Psi Craxiano, quello della modernizzazione, del riformismo socialista e autonomista. Craxi è stato abbandonato da molti socialisti, chi per viltà, chi per opportunismo, chi per pavidità, chi per paura di quei momenti di linciaggio drammatici che è stata la stagione di Mani cosiddette Pulite, e chi perché ha creduto alla favola dei socialisti corrotti e dei cattocomunisti brava gente.
Comunque la cosa peggiore che potremmo fare è chiedere a chiunque sia di noi stessi di rinnegare la propria storia, le proprie scelte, ma dobbiamo pretendere da tutti onestà intellettuale sul passato (visto che errare è umano) perché essa è un dovere per ricostruire con basi solide un Partito e riannodare una storia quella socialista che in questi anni si è dispersa in tutte le formazioni politiche. Questo ventennale può offrirci nella sua memoria l'opportunità di rilanciare nel Paese un socialismo liberale 4.0, un socialismo che che sappia affrontare le sfide della modernità, del digitale e dell'intelligenza artificiale, senza scordare le vecchie e nuove povertà che si presentano con volti diversi ma sempre riconoscibili dalla sofferenza e dalla precarietà esistenziale.