domenica 23 agosto 2020

Dal Britannia al referendum per il taglio dei Parlamentari

 

Dal Britannia al referendum per il taglio dei Parlamentari

In questi anni di seconda Repubblica abbiamo assistito ad un costante  depauperamento del valori e del vivere comune. Le prove generali possiamo datarle al 30 aprile 1992 quando in un comizio altamente demagogico, una manciata di fascio comunisti capitanati da Occhetto e Leoluca Orlando Cascio, da piazza Navona si dirigono al Raphael e lanciano le monetine verso Bettino Craxi, indicato da questi falsi moralisti come l’Al Capone della politica, il capo dei ladri. Operazione di linciaggio umano in tipico stile barbaro; una condanna morale prima di un qualunque processo, la quale viene amplificata dai media che a loro volta la auto alimentano, grazie al metodo asettico con cui i media trattarono, l’argomento senza stigmatizzare l’accaduto. Il  perfezionamento dell’operazione di imbarbarimento sociale e politico, trova la sua chiave di svolta mediante l’approvazione del “maggioritario bastardo” all’italiana che distrugge le comunità politiche organizzate nei partiti di massa; questo ha comportato che le comunità organizzate di cattolici, socialisti, laici e comunisti vengono disperse in un anonimo ed ideologizzato destra e sinistra, azzerando storie culturali e secolari che sono alla base della moderne democrazie occidentali. Questa operazione di manicheismo politico, padre di tutte le culture razziste e autoritarie viene spacciato dai media come innovazione della politica, nei fatti è stata la più grande regressione culturale e valoriale operata in un Paese dell’occidente. La qualità del personale politico di ieri, la sua formazione e competenza oggi non esistono, non perché non esistono persone competenti, ma perché hanno cambiato le regole del gioco (abolizione del finanziamento pubblico, demonizzazione della politica come malaffare, non esiste più una selezione e formazione della classe politica ed amministrativa, l’adesione ad un partito per i suoi valori, etc.). Non credendo ai complotti ma all’insieme di casualità ed interessi che come iene o avvoltoi si precipitano sul malcapitato di turno, cosi l’Italia una volta sparita la paura del comunismo militare, gli interessi finanziari fino allora tenuti a bada dalla politica anticomunista americana prendono il sopravvento. 

Sul Britannia si incontrano  esponenti  italiani e stranieri della finanzia e non solo, per valutare come fare shopping delle aziende pubbliche italiane. Molto probabilmente molti di loro pensarono che ormai la politica è un orpello e che l’economia e la finanza potevano governare gli stati senza l’intermediazione della politica. Per cui era necessario eliminare la politica  e dunque i partiti e le loro strutture, cominciando dai loro leader. Le alleanze politiche di supporto non credo che furono decise a tavolino ma si saldarono strada facendo. Mani pulite che inizialmente era una piccola cosa divenne una valanga che travolse tutto e tutti, perché una magistratura politicizzata, mentre serviva i nuovi padroni, pensava che potevano rivoluzionare il paese. Ci fu un tentativo di esportare Mani Pulite nel mondo, ma negli altri Paesi in particolare Germania, Francia e Spagna ci furono classe politiche non contaminate dal comunismo che fecero quadrato intorno alle loro istituzioni democratiche. Da noi per gli ex comunisti in particolare, fu l’occasione per non affrontare il nodo della loro storia, ma ancor peggio, della loro mentalità giacobina, per andare al governo. Cosi in piena euforia giustizialista mentre il popolo veniva incitato e spronato all’antipolitica, Prodi, ma non solo, privatizzava svendendolo, il patrimonio pubblico prima agli amici, che a loro volta realizzavano plus valenze vendendole ad altre aziende straniere e non. Sono anni, questi della seconda repubblica, in cui per avere facile consenso elettorale si aumenta a dismisura il debito pubblico, e si  elargiscono prebende a tutti i vari ceti, per non essere mandati a casa alfine di completare l’opera di dissesto economico. 

 In queste campagne elettorali perenne si svende il futuro dei giovani e del paese, non si onorano gli impegni europei   e si creando le condizioni del Governo Monti, il quale da un lato è stato un fallimento totale ma ha realizzato solamente una riforma delle pensioni draconiana per evitare il collasso del Paese, che si sarebbe potuto evitare se nel 1994 si fosse fatta la riforma pensionistica voluta dal governo Berlusconi. Molti intravedono sempre lo zampino dell’Europa se le cose non vanno bene. Ma a realtà è diversa all’Europa serve una Italia salda istituzionalmente e virtuosa, perché con l’euro le nostre economie sono ormai intrecciate. I nostri nemici possiamo intravederli nell’interesse della finanza speculativa inglese in particolare e in frange di quella Americana. Con la differenza che all’America serve un alleato importante e credibile come l’Italia nel mediterraneo, mentre per gli inglesi una Italia debole è utile per mettere in difficoltà l’Europa. Il fenomeno grillino nasce da un lato dalla delusione del governo Monti in cui destra e sinistra che si sono reciprocamente criminalizzati hanno dovuto governare insieme, non dimenticandoci che Grillo stava sul Britannia. Il Primo governo Giallo verde, dimostra da subito, che nonostante la demagogia di entrambi, in alcune scelte economiche importanti prevaleva il pragmatismo della Lega contro la decrescita felice, ma contemporaneamente dimostrano di non aver una politica estera coerente con l’Europa. 

Questa mancanza di politica estera  è lampante anche nell’attuale governo Giallo rosso cioè il Conte2, ma esso è anche un ricontrarsi di coloro che nel Britannia concordarono le privatizzazioni, ed il ruolo del PD diventa ancillare nei confronti delle 5 Stelle. L’attuale referendum sulla diminuzione dei parlamentari è un ultimo atto di questa strategia iniziata nel 1992 da mani pulite, di destabilizzazione del Paese, solo in parte riuscita. La volubilità del voto popolare ha sempre disturbato gli interessi dei vari gruppi di potere nel poter controllare le istituzioni.  La strategia delle M5S è quella di diminuire il numero dei parlamentari per poter meglio condizionare e selezionare la volontà degli eletti e limitare l’influenza del popolo. Dopo aver impoverito il Paese adesso vogliono imbavagliarlo, Covid o non Covid. 

 

mercoledì 5 agosto 2020

Uno stato è credibile solo se, come sa accogliere sa respingere


Sono ormai anni che si discute del fenomeno migratorio ed in particolare sull’accoglienza o sul rimandarli tutti a casa, realizzando su questo tema una miracolosa operazione di consenso elettorale a scapito del Paese reale. Lo scontro esasperato su queste due posizioni funziona come meccanismo di demonizzazione reciproca tra i due schieramenti favorendo una tifoseria di ultras da ambo le parti, tra destra e sinistra; ma i veri campioni di questo dualismo sono la Lega e il PD. I quali hanno tutto l’interesse reciproco a non trovare soluzioni al problema perché garantisce ad ognuno nel proprio campo di acquisire consenso facilmente. Il PD e suoi epigoni ci raccontano che è impossibile fermare l’onda migratoria perché è sempre stato così nella storia, con una sottile venatura filosofica sul senso di colpa dell’occidente verso questi paesi.  La Lega coglie questo paradosso della ineludibilità del processo migratorio ma invece di proporre soluzioni rilancia con parole d’ordine: chiudiamo i porti o con la demagogia: è tutta colpa dell’Europa e ancora con il proporre di fare il blocco navale che sarebbe un ottimo show per gli “accoglienti” i quali sperano che possa accadere una azione drammatica che provochi una indignazione morale contro coloro che l’hanno proposta. Certo chiudere i porti ha avuto senso e risultati ma non ha risolto il problema. Qualcuno potrebbe obiettare perché dovremmo risolverlo noi? Perché siamo le prime vittime di questo fenomeno, per tanto la classe politica ha il dovere di proporre soluzioni reali al Paese e all’Europa. La problematica dell’immigrazione è stata sempre affrontata o con il buonismo messianico (quando non nasconde business o peggio indifferenza) o con l’ignavia fatalistica o muscolosa. Con queste deformazioni ideologiche non si è in grado di osservare il fenomeno nella sua semplicità: chiunque venga nel nostro Paese deve avere titoli per starci, che sia lavoro o rifugiato e che comunque deve rispettare le nostre regole e dunque le leggi italiane. Con un po’ di buon senso si potrebbe evitare questa polemica fastidiosa tra presunti razzisti per antonomasia coloro che vorrebbero la legalità (considerati di destra dai sinistri) e razzisti democratici. I primi comprendono purtroppo anche una minoranza di razzisti veri che esistono ed una stragrande maggioranza di italiani i quali non condividono la gestione buonista, ipocrita ed illegale di come si gestisce il fenomeno, i secondi in gran parte sono coloro che si puliscono la coscienza con l’accoglienza dell’indifferente, cioè coloro che si commuovono all’arrivo ma poi si lascia il migrante abbandonato a se stesso, e lontano dal loro mondo.  Molti di quest’ultimi  professano una visione del fenomeno migratorio inarrestabile e dunque pensano con spirito di rassegnazione che non si possa fare nulla.  Qualunque fenomeno umano può essere governato. Un fatto acclarato è che il loro obiettivo è arrivare in Europa, sia coloro che fuggono da una guerra ed hanno diritto all’asilo, ma anche di coloro che vengono nella speranza di trovare un lavoro, contravvenendo però quest’ultimi alle regole per cui esiste uno stato una comunità una nazione. In questa schizofrenia culturale tra un cattolicesimo universalistico ed un senso di colpa pietistico dei laici verso i migranti, si perde il barlume della ragione.  Ed è in questi settori che si sviluppa forse in buona fede il più odioso dei razzismi quello democratico, persone benpensanti anche sincere che non considerano le problematiche dell’accoglienza nella sue complessità culturali, finché non capita a loro qualche problema. Ma le soluzioni esistono: la cosa più logica sarebbe applicare a loro le norme che valgono per noi, ma purtroppo la realtà del fenomeno non lo consente, in particolar modo sia per la nostra cattiva capacità di  gestire le responsabilità, sia per consapevolezza che molti di loro sanno che non hanno nulla da perdere, per cui legittimamente essi pretendono i diritti, ma non c’è nessuno che li obbliga ai doveri, (conoscere la lingua, conoscere le leggi e le abitudini ed usanze del nostro Paese) per cui la mancata integrazione è prima di tutto una nostra incapacità. Altra soluzione possibile è convincere (ed argomenti non mancano) l’Europa a finanziare 10 mld di euro (come già è avvenuto con la Turchia) per realizzare un hotspot in un paese Nord Africano amico, (Tunisia, Algeria, Marocco) in cui portare tutti i barconi del mediterraneo anche se raggiungono le coste italiane o maltesi, e farlo gestire dalla UE o dall’Onu alfine di selezionare chi ha diritto ad essere rifugiato e chi no, per cui distinguere chi ha diritti e chi no di venire in Europa. Qualcuno giustamente afferma che visto il calo demografico abbiamo bisogno dell’immigrazione, certamente, ma essa deve avvenire mediante la tanta detestata legalità, ed anche con la consapevolezza che non tutte le culture sono facilmente integrabili. Uno stato è credibile solo se, come sa accogliere sa respingere.