sabato 9 gennaio 2021

Il Delirio di onnipotenza di Zuckerberg un Pericolo per la Democrazia

Il delirio di onnipotenza di Zuckerberg un Pericolo per la Democrazia

La crisi americana apre un problema politico e culturale per le democrazie occidentali. Non entro nel merito se Trump ha fatto bene o male nel denunciare i presunti brogli, ma certamente la violenza e l’incitamento alla violenza va condannata senza se e senza ma. Oltre tutto in Italia la conoscenza dell’America tramite i media è sempre raccontata con i paraocchi della tifoseria e dagli interessi politici dei vari quotidiani. Trump come altri Presidenti Americani ha fatto politiche contradittorie per noi Europei, dai dazi al ritiro dagli scenari geopolitici tipico dei Repubblicani ma anche l’accordo di Abramo, al dialogo con la Corea del Nord, lo scontro con l’Iran e al contenzioso con la Cina, problemi che restano nell’Agenda politica del nuovo Presidente. Ma cosa per me più grave in politica estera è stato quello di indebolire la costruzione Europea. Dall’altro i democratici nella versione dei Clinton e di Obama sono stati dei guerrafondai proprio nei Balcani, nel mediterraneo e nel confronto scontro con la Russia, venendo meno agli accordi siglati con Gorbaciov, cercando di umiliare questo grande paese che si contraddistingue ancora oggi con forti tratti illiberali.

La totalità dei media italiani hanno stigmatizzato la manifestazione organizzata da Trump e giustamente l’assalto operato dai manifestanti al Campidoglio. Nessuno ha dato risalto alla decisione di Zuckerberg, il proprietario di Facebook ed Instagram, di chiudere per una settimana gli account di Trump, cosa avvenuta anche durante il contenzioso sui presunti brogli per decisione di Tweeter e da alcune televisioni nazionali. Coloro che ne hanno scritto lo hanno fatto in modo distratto, nel senso di considerare giusto la scelta di censurarlo, tipico atteggiamento di tifoseria italica che non si pone il problema democratico del potere che delle multinazionali private possono decidere chi possa parlare e chi no.   

Il mondo che a noi appare sempre uguale, nei fatti cambia, le nuove tecnologie, gli algoritmi, la realtà virtuale, l’intelligenza artificiale sono parole che ascoltiamo e utilizziamo ma di cui non conosciamo appieno le molteplici loro possibilità di utilizzo. Così anche i social sono diventanti uno strumento di utilizzo comune per informarci e dire la nostra agli amici reali e virtuali, ma non sempre siamo consapevoli della loro subdola intrusione nella nostra vita e dunque nell’orientare la nostra percezione della realtà secondo un proprio fine.

Modificare o orientare in modo subdolo la nostra percezione della realtà significa manipolare la nostra capacità di giudizio. Oggi non è facile distinguere facilmente un video falso da uno vero, il famoso caso di Striscia la Notizia in cui si fanno dire a Renzi cose non dette, oltre al farci sorridere per questa fake news cosi veritiera, non ci siamo resi conto della gravità di quello che la tecnologia può realizzare nella gestione del potere.  Per molti di noi Zuckerberg è solo un miliardario proprietario di una azienda come Bill Gates  ed altri, ma le loro aziende non sono come la Fiat o la Volkswagen, non solo per fatturati da Bilancio di uno Stato come le aziende farmaceutiche,  ma sono delle multinazionali che possono interferire nei processi democratici dei singoli Stati, come la finanza speculativa.

Questo concentramento di potere tra informazione, tecnologia e potere economico sono una mina vagante per la democrazia. Con quale autorità Zuckerberg decide di chiudere gli account di un qualunque cittadino e più che mai di un rappresentante del popolo?  Di norma per togliere delle notizie sconvenienti su internet o su un social bisogna far ricorso alla magistratura con le difficoltà che ha ogni singolo Stato nei confronti di una multinazionale. In questo delirio di onnipotenza in cui un privato cittadino che controlla mezzi di comunicazione decide di oscurare un Presidente uscente di una nazione fa si che esso si sostituisce alla legalità di uno stato democratico diventando egli stesso giudice su ciò che si può o non si può dire.

Per gli anti Trumpiani  sicuramente ciò può sembrare giusto ma se dovesse capitare a loro griderebbero allo scandalo sicuramente,dunque bisogna uscire dalla tifoseria ed individuare regole certe nei confronti di queste nuove realtà dell’era digitale.

Se io dico una stupidaggine o un mio articolo possa essere considerato istigazione all’odio ha senso bloccarlo automaticamente e visionarlo per verificare se era giusto o sbagliato perché sono uno dei tanti  ma se si blocca un eletto del popolo questa si chiama censura ed arbitrarietà,(arbitrarietà perché un privato che offre un servizio sociale decide di chiuderti l’account) in questi casi servirebbe un intervento di una autorità di garanzia(ma ogni autorità di garanzia è fatta da uomini dico questo per non divinizzare o sacralizzare le istituzioni degli uomini). L’Europa e l’Occidente democratico devono individuare con urgenza leggi a tutela della libertà di pensiero nel mondo dei social nel difficile compito di navigazione tra libertà, responsabilità ed iniziativa economica post moderna. Molti cittadini ignari permettono ai colossi informatici di scambiare la loro privacy con il divertimento o intrattenimento gratuito che esso offre ma questi big dati hanno senso per le promozioni commerciali, ma non possono e non devono essere usati per finalità di partecipazione politica. La Politica non è marketing.