Astensionismo: la democrazia e i partiti danzano sul Titanic
Non ci sono dubbi che le elezioni amministrative le ha vinte la coalizione cosiddetta di centro sinistra, nonostante la presunta maggioranza nel paese del centro destra. Sicuramente con tutti i limiti che offre la seconda Repubblica, la classe, diciamo, dirigente del centro sinistra è migliore di quella del centro destra, sia perché sa fare squadra, nonostante le loro divisioni, sia per un approccio alla politica motivazionale e meno personalistico che nel centro destra. Ma il vero vincitore delle elezioni amministrative è stato il partito dell’astensionismo, ormai più della metà degli elettori disertano le urne, e nonostante ciò, c’è indifferenza del fenomeno da parte della politica e dei giornali che ne minimizzare il dato sociale. Sì perché dietro a quei numeri di assenteismo ci sono persone in carne ed ossa, con i loro bisogni e aspettative che la politica non riesce ne ad intercettare né a comprendere essendo ormai da anni autoreferenziale.
I giornaloni di regime invece di comprendere il fenomeno e motivare la classe politica nel trovare soluzioni, svolgono un ruolo ancillare e di supporto alla politica, creando quel meccanismo infernale che è l’autoreferenzialità, scrivendo: c’è disaffezione alla politica, (per cui non c’è responsabilità della politica) i cittadini sentono lontana la politica (per cui sono loro che non si interessano di politica). Potremmo continuare con quegli idioti che teorizzano ed auspicano il sistema americano, come normale tendenza di evoluzione delle società post industriali prima e in quelle digitale oggi, per cui è normale che la gente non partecipi, da qui altre idiozie per creare cortine fumogene sul problema, come la democrazia diretta, la democrazia digitale, la democrazia partecipata ed altre amenità del genere; discussioni pure interessanti, ma tutte danno per scontato, suonando le campane a morte per la democrazia rappresentativa che è l’unica che abbiamo.
Non so quanto la malattia del nuovismo ha contagiato la nostra società, malattia perché essa viene intesa come rottura irreversibile con il passato, senza un purché minimo di continuità con le radici millenarie della nostra civiltà, ma neanche generazionale. Il nuovismo come modello esistenziale ripudia la conoscenza, l’approfondimento, per cui si possono ripercorrere strade nefaste che vengono spacciate per nuove perché non c’è memoria e dunque migliori dell’esistente perfettibile. Politici non ci inventa è una dote, ma è anche una attitudine che si apprendere come una libera professione che necessita proprio per questo di professionisti. Come si diventa politici? Ci sono varie strade, la prima storicamente, potremmo dire, è la formazione e la passione che nasce nell’animo umano quando si osservano ingiustizie, sia sociali che di dispotismo, un’altra nasce dalla consapevolezza della responsabilità che le proprie scelte e decisioni possono determinare dolore o piacere a se stessi e agli altri, perché siamo parte di una comunità. La variabile umana è sempre presente con comportamenti altruistici, cinici, umili ed arroganti dovuti all’egoismo e all’invidia. Per questi motivi la democrazia per quanto imperfetta è lo stile di gestione del potere migliore possibile perché perfettibile come l’essere umano. Ogni sistema democratico a sua volta deve calzare nel modo migliore alle caratteristiche del suo popolo, paesi di cultura laica riescono a convivere bene con il sistema maggioritario mentre per i popoli latini essendo di cultura cattolica ed ideologica il sistema proporzionale è migliore, come non a caso decisero i nostri padri costituenti. Nessuno dei nuovisti si fai ma la domanda perché nelle prima repubblica con i sistema proporzionale votava tra 85 -90% e il 78% degli italiani?
Noi italiani storicamente ci siamo sempre divisi tra guelfi e ghibellini, lo stesso risorgimento non è mai stato un fenomeno di massa come si vuol far credere, ma di élite di avanguardie che, grazie alla passione che nasce dalla conoscenza, riuscirono a motivare strati di popolo all’idea dell’unità dell’Italia. Non a caso si dice che fatta l’Italia adesso bisogna fare gli italiani, perché eredi di storie divisive tra gli stessi italiani. Dopo la seconda guerra mondiale il paese si strinse intorno ai partiti di massa che al loro interno determinavano comunità ideali dal Nord al Sud, ed il sistema proporzionale ha favorito il dialogo tra le varie forze politiche perché, nonostante le differenze, c’era la necessità di governare dopo le elezioni il paese. Il proporzionale ha sempre evitato la criminalizzazione dell’avversario, favorendo una competizione ideale tra diversi, ma accomunati dalla stessa volontà di servire il Paese. Non è un caso che Mani Pulite e il suo populismo che carsicamente già esisteva, partono alla grande dopo l’approvazione del sistema maggioritario chiamato mattarellum, che distrugge i vecchi partiti obbligandoli a coalizioni contro natura snaturando le identità e i valori delle varie comunità cattoliche repubblicane socialiste ed in parte quella comunista già in via di estinzione, dopo la caduta del Muro di Berlino, come forma organizzata (non a caso i comunisti furono graziati da Mani Pulite e ne furono i sostenitori). Dal 1994 si concretizzano partiti di sopravvivenza e si raccolgono intorno a due idee nebulose di destra e sinistra. Il maggioritario distrugge quell’area politica trasversale presente in tutti i partiti che sono i riformisti (l’eliminazione del cuscinetto riformista era anche l’obbiettivo delle Brigate Rosse) obbligandoli a schierarsi di qua o di la, favorendo le correnti massimaliste per vincere le elezioni; ormai intese e fatte percepire come un’ordalia, un’ultima spiaggia, vita o morte, favorendo lo sviluppo di una cultura manichea, di cui i governi Conte 1 e 2 ne sono l’esempio fulgido e speriamo finale del fallimento di questo sistema politico moralista dove non esistono avversari ma nemici da abbattere tipico delle mentalità fasciocomuniste cosi vive nel nostro paese nonostante la fine di questi due regimi.
Il ritorno al proporzionale può creare la condizione per l’affermarsi di una classe politica degna di tale nome, ma da solo non basta, se da un lato si può anche prevedere un secondo turno alla francese, per la governabilità dall’altro serve rimettere un cospicuo finanziamento pubblico e privato trasparente perché la democrazia, dunque i partiti, costano, ma non ultimo per importanza è riformare profondamente la magistratura che ormai mostra evidenti comportamenti evesivi e anti democratici( non ultimo il caso Renzi).
Con il ritorno dei partiti veri e grazie al finanziamento pubblico/privato si creano le condizioni per politiche non soggette agli interessi legittimi delle lobby economiche e la creazione, nonostante l’era digitale, di luoghi di confronto (circoli o sezioni che costano) dove le nuove generazioni animate dal volontarismo, dalla passione altruistica e dal bisogno di sentirsi utili, comportamenti tipici dell’età, diventano la fucina dove si seleziona la nuova classe dirigente. Non immagino una società dei buoni, ma una società reale fatta non di like o influenzer, ma di persone che nel prendere la strada dell’impegno politico sentono su di loro la responsabilità di dare un futuro e una speranza al paese.
Roberto Giuliano