I Polli di Renzi e il moralismo ipocrita degli italiani
Premesso che non sono Renziano, anzi il più delle volte sono rimasto deluso, non tanto dal suo atteggiamento, ma dalla differenza che lo contraddistingue tra il dire e il fare che di norma, in politica, è una cosa seria. Certamente in questo landa desolata, che in modo improprio viene chiamata classe politica, è indubbia la sua capacità ed intelligenza nell’agire politico, nel leggere e comprendere gli avvenimenti.
E’ probabile che questa abilità innata nel comprendere in anticipo il comportamento altrui, forse anche grazie alle sue relazioni, lo rende “antipatico a priori”, sia alla mediocrità delle varie leadership, o che si ritengono tali, che agli interessi economici che controllano la stampa. Sono incontestabili i meriti che, nell’agone politico, Renzi ha come: l’aver fatto saltare il Conte Ter, con Zingaretti che urlava ”Conte o morte” e aver favorito, ovviamente non da solo, l’arrivo di Draghi su richiesta di Mattarella, ed in fine ma non per importanza, aver sventato il tentativo di umiliare o di indebolire Draghi, non solo impendendogli di essere lui il Presidente della Repubblica, ma candidando sicuramente una brava persona, ma sconosciuta al popolo, scelta da Draghi a responsabile dei servizi, per poi trovarsela a Presidente.
Vorrei chiarire, a chi ha la pazienza di leggere questo scritto, che ciò di cui parliamo non è un gioco di palazzo, da osservare con indifferenza, come se fosse una cosa che non ci riguarda e dunque da disprezzare, come una stampa partigiana da tempo descrive la politica affinché sia odiata dai cittadini, ma parliamo delle regole della democrazia.
Questi uomini e donne parlamentari, chi consapevole chi inconsapevolmente, rappresentano i legittimi interessi sociali ed economici, nazionali, ma anche internazionali. Togliamo di mezzo la leggenda della mancanza di sovranità perché è una bufala populista di coloro che a livello internazionale navigano al buio, rendendosi e rendendoci ridicoli nei consessi internazionali. Non solo l’euro, ma la globalizzazione ci rende tutti interconnessi in alleanze economiche, politiche e geopolitiche ed è la differenza tra gli uomini che scegliamo a rappresentarci, se sono competenti e onesti intellettualmente o no, che possono farci giocare un ruolo nello scacchiere internazionale sia come paese o anche nell’avere noi la capacità di trascinare una comunità di paesi in scelte di crescita o in scelte autodistruttive.
Chiarito questo aspetto del ruolo che svolgono i vari “leaders politici”, dobbiamo prendere atto che questo ennesimo attacco a Renzi da parte della magistratura, che come sempre non è casuale, ha l’obbiettivo di indebolire comunque la parte o l’area politica più generale che sta cercando di risanare il paese; come non è casuale l’enfasi mediatica che viene data alla notizia a cui siamo ormai abituati da 30 anni, per cui il PM chiede la condanna e poi quando essa sarà respinta, e dunque sarà assolto, nessuno ne parlerà con la stessa enfasi.
Il nostro paese di fatto è fallito, e se non avessimo avuto il governo Draghi con tutti i limiti che ognuno può individuare, anche grazie ai sabotatori interni al governo, “avremmo già dovuto portare i libri in tribunale”. Chi non prende atto di ciò è solo un demagogo. La risalita non è facile anche con l’aiuto dell’Europa, che è fondamentale, non è un atto di bontà caritatevole, ma la consapevolezza che se salta l’Italia salta l’Europa, con conseguenze disastrose per tutti.
Renzi è figlio di questa seconda Repubblica bastarda, perché nata con la falsa rivoluzione giudiziaria per cui anche lui ha cavalcato il populismo e il falso moralismo su cui si fonda la seconda repubblica di cui oggi è vittima.
Le accuse che gli vengono mosse da una magistratura che fa politica sono demagogiche non solo perché non c’è nulla di illegittimo nel ricevere contributi per la sua attività di conferenziere, anche se di importi elevati, e alla stessa fondazione, ma la cosa grave è che tra i media asserviti e i Pm al servizio di interessi reconditi che utilizzano come scusa la battaglia per la legalità, si insinua nel popolo la cultura del sospetto che uccide la legalità e la democrazia. Qualcuno nato ieri polemizza perché sono finanziamenti ricevuti da Paesi stranieri, come se la Repubblica fin dalla sua nascita non avesse avuto finanziamenti "illeciti" dagli americani e dai russi, senza che questo fosse uno scandalo. Nessuno, però, pone il vero problema e cioè: che la democrazia costa e che i partiti, per non essere condizionati da poteri economici nazionali ed internazionali, necessitano di cospicui finanziamenti pubblici e privati. Se gli italiani non comprendono ciò saremo complici del degrado e dell’essere il fanalino di coda dell’Europa, perché senza finanziamenti alla politica non si costruisce neanche una classe politica degna di questo nome.
Draghi può essere la startup di questo processo che, modificando le regole del gioco democratico (riforma della giustizia, riforma elettorale a doppio turno con il primo proporzionale, immunità parlamentare etc.), può rimettere in moto un ascensore sociale che da 30 anni è fermo ed ha realizzato il disastro economico del Paese.
Roberto Giuliano