sabato 26 novembre 2022

La Guerra: la sua narrativa nel secolo della comunicazione globalizzata

 

La Guerra: la sua narrativa nel secolo della comunicazione globalizzata

Premesso che qualunque guerra comporta miseria per i popoli, sia che siano aggrediti o aggressori, che non esistono guerre che non distruggono esseri umani, civili o militari e i loro beni, non è facile definire guerre giuste o sbagliate, la democrazia non si esporta con le armi, in questo conflitto è la Russia lo stato aggressore nei confronti dell’Ucraina e quando parlano le armi vuol dire che la diplomazia ha fallito.

Dopo queste premesse, oggi necessarie, possiamo ragionare su questa strana guerra, si, strana perché nessuno può credere alla leggenda che Putin è impazzito ed ha invaso l’Ucraina, questo cliché narrativo viene dato a tutti coloro che sono considerati, a torto o a ragione, i nostri nemici così non c’è bisogno di comprendere il perché di quel gesto folle come iniziare una guerra.

Le guerre da sempre si combattono sia sul terreno militare che su quello della comunicazione, sia interna che esterna, quella interna è utile per tenere alto il morale del popolo invasore o invaso, quella esterna invece è fatta di meta messaggi,  anche simbolici,  tra le parti  in guerra che non sempre siamo in grado di decifrare perché, anche se viviamo in una democrazia dove teoricamente dovremmo essere informati sul motivo reale del contendere, questo ci viene negato, sia per motivi di sostegno alle alleanze di cui facciamo parte,  sia perché gli opinionisti non in sintonia con il pensiero unico vengono silenziati o attaccati come filo putiniani, di fatto dando del traditore a coloro che dissentono o esprimono dubbi sulla narrativa che ci viene offerta.

Esistono persone pagate dal Cremlino certamente si, in Italia il partito comunista fino al 1989 è stato finanziato dal PCUS e molti di questi uomini sono oggi al potere e alcuni, probabilmente per farsi una verginità, sono passati dall’essere pacifinti al servizio dell’Urss, a giovani tigri al servizio dell’America.

 Prima di continuare è utile precisare che noi italiani dobbiamo essere grati agli alleati tutti, che ci hanno liberati dal fascismo e dal nazismo, e ricordarci che siamo un paese che ha perso la guerra e che i valori dell’occidente non sono minimamente paragonabili a quelli delle dittature, delle teocrazie, e degli stati autoritari con parvenze democratiche. 

Questa consapevolezza però ci obbliga ad essere sinceri con gli alleati e amici. Se un amico sbaglia è nostro dovere dirglielo altrimenti non si è amici ma succubi o servi, e l’amico deve comprendere che la stessa solidarietà non è infinita. Si è amici dei popoli e dei governi che i popoli esprimono, ma con i governi ci possono essere interessi divergenti con i quali bisogna sapersi relazionare. Questo per dire che non si è antiamericani perché non si è condiviso la gestione Obama delle false primavere Arabe o di Bush junior che attacca l’Iraq destabilizzando l’intera zona.

Per comprendere questa guerra dobbiamo risalire agli anni 89/90, in quegli anni avviene la caduta del muro di Berlino e la fine del comunismo sovietico, ciò comporterà il venir meno dell’accordo di Yalta e con esso anche il patto di Varsavia, (patto militare) dal quale, per difendersi, l’occidente democratico creò l’alleanza atlantica: la Nato.

L’implosione dell’sistema sovietico ha visto la classe dirigente Russa chiudersi in sé stessa lasciando di fatto agli ex satelliti dell’impero ad un tana liberi tutti, senza concordare con l’occidente, ed in particolare con l’America, un protocollo di transizione.  In quegli anni il comunismo manifestò come una ideologia che voleva il bene del popolo lo ridusse in miseria; l’occidente in questo clima di nuovo rapporto con i Paesi dell’Est, favorì scambi ed aiuti sia tecnologici che alimentari, la Russia in quegli anni era piegata su se stessa, ma anche umiliata come potenza militare, avvennero vari incedenti, diciamo tecnici, ma si creò anche un fuggi, fuggi dall’esercito perché lo stato era in banca rotta.

Il non negoziare nulla, sommato a questo stato di umiliazione e frustrazione dell’impero perduto, determina l’elezione di Putin che riesce a risollevare, ovviamente con metodi illiberali tipici della loro tradizione tra ortodossia comunista e nazionalismo zarista, la percezione e l’orgoglio del popolo Russo.  

Mentre da un lato la Russia risorge come potenza, dall’altro gli Stati Uniti d’America credono di poter governare il mondo da soli, sottovalutando non solo la Russia, ma anche la Cina. In quegli anni avvengono due fattori che sono stati sottovalutati, da un lato l’Europa si allarga agli ex stati sovietici, ma non apre nessun procedimento anche solo preferenziale (come è ad esempio con la Turchia), con la Russia, nonostante gli ottimi rapporti commerciali, contemporaneamente molti stati ex comunisti entrano nella Nato che, teoricamente, si sarebbe dovuta sciogliere o cambiare statuto, avvicinandosi sempre più ai confini russi.

In quegli anni in Ucraina si sono alternati vari governi, sia filorussi che filoamericani o occidentali, i servizi segreti hanno avuto molto da fare da entrambe le parti; pertanto, evitiamo di parlare ipocritamente in questo conflitto della volontà del popolo, perché la manipolazione avvenne ed avviene da ambo le parti.  Certamente c’è, giusta o sbagliata che sia, la paura della Russia di essere accerchiata e dall’altro il bisogno del loro libero accesso al mediterraneo, ma anche l’esistenza di una buona parte di cittadini russofoni specialmente nelle zone di guerra, i quali o perché aizzati dai Russi o perché si sentono Russi, sono stati discriminati e uccisi da un governo non proprio democratico come si vuol far credere. 

Questo conflitto è certamente un conflitto che presenta alcune caratteristiche un po’ particolari sia perché non è un conflitto tra un sistema democratico e uno comunista, ma è un conflitto tra un capitalismo che ufficialmente ha sposato i valori della democrazia e un capitalismo autoritario, oligarchico e illiberale.

Certamente noi siamo schierati contro l’aggressore, ma cosa sappiamo noi europei ed italiani di tutto ciò che in questi anni è avvenuto con gli accordi di Minsk 1 e 2, perché non sono stati rispettati? chi ne è responsabile?  Di ciò non c’è traccia né nei giornali né nelle dichiarazioni dei leader politici. Lo scontro è in Ucraina, ma riguarda gli equilibri geopolitici del mondo.

Per cercare la pace e trovare soluzioni bisogna uscire dal pensiero unico e manicheo per cui i Russi sono da un po’ di mesi sempre cattivi, i Cinesi a giorni alterni e noi occidentali siamo sempre i buoni. Questa lettura avviene grazie alle manipolazioni dei media, perché nelle democrazie post-industriali, per avere consenso basta manipolare i media, creano loro la realtà.  Un esempio del loro potere manipolatorio è il titolo del quotidiano la Repubblica il giorno in cui il segretario generale dell’ONU va a Kiev, titola: la Russia bombarda l’ONU. Gli altri giornali titolano: bombe a Kiev, nel giorno in cui Guterres incontra Zelensky.  Sembra uguale ma non lo è, da un lato si può credere che la Russia abbia bombardato in America (essendo la sede dell’ONU in America), mentre l’altro titolo potrebbe indicare sia una possibile intimidazione che dice all’ONU di stare alla larga, sia nel fare pressione verso Kiev nell’ascoltare i consigli dell’ONU.

Questa guerra che speriamo finisca il prima possibile per le sofferenze che sta vivendo il popolo ucraino, sarà possibile solo mediante una tregua ed un accordo dove entrambe le parti ne escono formalmente agli occhi dei propri popoli nel miglior modo possibile. Questo non solo è necessario per la sua fine, ma perché devono essere evitate situazioni di odio da entrambe le parti (come è avvenuto nella ex Jugoslavia). Pensare che la guerra finisca con la perdita della Russia o con la restituzione dei territori conquistati dai russi tout court è folle, come pensare alla capitolazione di Kiev è folle, perché l’occidente che ormai si è speso in difesa del governo di Kiev, non potrebbe accettare questa soluzione.

 

Di norma nelle guerre, può piacere o no, coloro che attaccano hanno come primi obbiettivi la logistica e le infrastrutture sia tecnologiche che di comunicazione, ma cosa strana tutta la tecnologia funziona con l’elettricità, se dopo 10 mesi di guerra distruggono oggi le infrastrutture elettriche che di norma dovrebbero essere le prime, fa pensare o che hanno trovato una resistenza che non si aspettavano o che le trattive segrete si sono bloccate.

Concludendo mi sembra importante segnalare un altro problema che il covid prima e la guerra dopo hanno evidenziato, come si deve difendere la democrazia dalla manipolazione dei media e dei grandi gruppi finanziari che controllano i media e che condizionano la politica. Nella storia dell’uomo, le aristocrazie si facevano le guerre e poi si dividevano il mondo tra i loro pari, il popolo era carne da macello da utilizzare ai propri scopi da imperatori, re, principi, duchi e sciamani di turno, etc.  Con la Rivoluzione francese l’aristocrazia accetta di condividere il potere con la nuova classe emergente la borghesia, e in qualche modo questo sistema vige ancora nel senso che l’ascensore sociale ha permesso a molte persone semplici di accedere ai piani alti del potere. 

Questo sistema entra in crisi con la globalizzazione e la scomparsa del comunismo sovietico. Oggi la finanza internazionale ha bilanci maggiori di uno Stato, oggi un privato cittadino Elon Musk può organizzare viaggi sulla luna, grazie al suo potere economico, che una volta solo alcuni Stati potevano permettersi per le elevate spese economiche che comporta una spedizione lunare.

 Da queste tragedie, pandemia e la guerra in Europa, noi popoli occidentali, dobbiamo elaborare regole di contrasto e controllo della finanza internazionale e speculativa, perché le guerre si sono sempre fatte per interessi economici, e questi poteri sovranazionali sfuggono al controllo delle democrazie perché essi possono manipolare il consenso di un popolo anche per fare una guerra.

Roberto Giuliano