mercoledì 13 novembre 2024

Ma Elon Musk ha detto una bugia?

 

Ma Elon Musk ha detto una bugia?

Caro Presidente della Repubblica lei ha fatto bene a difendere l’immagine dell’Italia, ma Elon Musk ha fatto una affermazione che molti italiani condividono. Nel 1992, nel nostro Paese, c’è stato un golpe mediatico giudiziario sul quale, ancora oggi, si impedisce di istituire una commissione d’inchiesta su tangentopoli. Non a caso oggi gridano lesa maestà alla sovranità popolare proprio quelle forze politiche che di quel golpe post moderno, senza carrarmati ma con la sinergia mediatica tra toghe e stampa, ne hanno tratto beneficio e hanno svenduto le imprese italiane alla finanza angloamericana.  Esiste, caro Presidente, una Italia che con la sua legittima dichiarazione, purtroppo, non rappresenta, non perché Lei non sia un galantuomo, ma perché non volendo è parte integrante di quell’area politica che oggi con la sua dichiarazione di fatto difende legittimamente, ma è di parte. 

Bisogna ricordarsi che, in questi anni, giudizi negativi da parte di leader stranieri sulle nostre istituzioni, come la Presidenza del Consiglio, sono avvenuti molte volte non solo con Nicolas Sarkozy etc. ma vorrei ricordare Martin Schulz, Presidente del Parlamento Europeo, che disse: “La verità è che negli ultimi vent’anni con Berlusconi l’Italia ha avuto governi di nessuna credibilità internazionale”, dunque una offesa al popolo Italiano che lo ha voluto più volte premier votandolo. Come mai le istituzioni e i pseudo democratici del PD non dissero nulla, anzi applaudirono? Caro Presidente c’è un’Italia che non si fida, non ha stima dell’istituzione Magistratura (ricordiamoci del Referendum sulla responsabilità dei magistrati e poi disatteso)  non perché non ci siano galantuomini, ma perché il sistema e  il suo funzionamento, non garantisce imparzialità, non garantisce responsabilità , si perché loro non pagano mai per gli sbagli che commettono, certamente è umano sbagliare, ma l’impunità ne fa una casta,  che in parte fa anche politica e, se permette, caro Presidente questo si Lei dovrebbe duramente censurare, perché vengono meno alla Carta Costituzionale. Non devo a Lei certamente ricordare il caso Palamara, oppure quello che si vuole insabbiare, mediante la scoperta di agenzie investigative o di dirigenti bancari spioni, con quello di istituzioni con la complicità, si direbbe di magistrati, che hanno deviato per ricattare la politica?

Non sono gli Italiani a delegittimare la magistratura, ma è essa stessa a delegittimarsi per come opera, sia nel penale che nel civile.  Quali sono gli anticorpi? Io, caro Presidente, ne proporrei uno solo visto che il nostro sistema giudiziario in alcuni casi prevede i giudici popolari, ecco per il CSM  prevederei una legge costituzionale che ne stabilisca la composizione con cittadini estratti a caso con un minimo di caratteristiche come quelle previste per i giudici popolari, questo si garantirebbe l’istituzione, i loro appartenenti e i cittadini. Certamente l’agone politico oggi non gli appartiene, ma vedere quello che sta avvenendo al Parlamento Europeo,  per l’immagine del nostro Paese, dove il PD  tende a rifiutare il voto ad un italiano come l’Onorevole Fitto ex democristiano, a vice presidente della Commissione Europea, persona mite  e competente, la dice lunga sul senso di sovranità di certe forze politiche, ma sarebbe utile indicare che esistono momenti dove la partitocrazia, di destra e di sinistra, dovrebbe lasciare il passo al senso dello stato.  Certamente il suo monito nei confronti di Musk è legittimo presidente, ma ha solo detto che il RE è nudo e se lo vedono all’estero, aldilà dei quotidiani che a volte sono strabici, lo sanno anche gli italiani che non hanno voce e che, quando gli è stata data con il referendum, li hanno bocciati.

Roberto Giuliano

 

 


 

domenica 3 novembre 2024

Ciao Umberto: un uomo, un sindacalista un comunista.

 

Ciao Umberto: un uomo, un sindacalista un comunista.

Nonostante la nomea che mi precede di essere un socialista settario e da parte di alcuni socialisti anche rancoroso, oggi vi voglio raccontare di un compagno, di un uomo di un comunista che per la mia formazione di giovane sindacalista degli edili è stato un maestro. Voglio raccontare ciò perché un paio di settimane fa, vado in Consiglio Regionale casualmente per alcuni incontrarmi ed entro in quello che viene chiamato l’acquario (zona di ascolto del Consiglio per il pubblico) e sento un Consigliere Regionale, credo del Pd, che prende la parola e vuole ricordare la scomparsa di un ex consigliere regionale  Umberto Cerri, sono rimasto basito, erano anni e anni che non lo vedevo, lui lasciò il sindacato prima di me per fare il consigliere regionale all’epoca del PDS parliamo inizio anni 90.

Entrai in Fillea Cgil fine 1978 a 22 anni e mi fu presentato Umberto che era il segretario generale della Fillea di Roma, un uomo dolce e curioso, nonostante la sua corporatura invadente e il suo vocione all’inizio ero un po’ intimorito e prevenuto avendo avuto da ragazzo rapporti con i compagni della FGCI che a settarismo non scherzavano. La prima cosa che notai frequentandolo è proprio la sua curiosità, un uomo che si era fatto da se, operaio metalmeccanico che aveva lavorato alla Fatme, la più grande  azienda metalmeccanica di Roma, si, era di una curiosità contagiosa ad una delle prime riunioni  in cui vengo introdotto e presentato, noto che oltre ai funzionari come me erano presenti degli architetti e urbanisti;  aveva messo in piedi un centro studi con l’obiettivo di far crescere il gruppo dirigente operaio, ed anche la mia presenza di studente di sociologia veniva presentata come una scelta nell’unire, per crescere insieme “operai ed intellettuali”.

Lo scambio culturale ed esperienziale come formazione permanete, dove ognuno imparava dall’altro una esperienza formativa che rimane per sempre. Questa sua presentazione mi colpi molto positivamente vedevo in lui un uomo che credeva nell’emancipazione sociale e nello scambio di conoscenze e competenze, con questo suo approccio percepì la sua profonda voglia di riscatto personale ma anche sociale, il suo altruismo era un aspetto preponderante della sua umanità.   Il nostro rapporto fu ricco di polemica partitica ma anche di grande stima e fiducia sindacale. 

Da lui ho imparato l’importanza dell’unità sindacale per difendere i diritti dei lavoratori, e la capacità di mettere da parte le idee partitiche per l’interesse dei lavoratori e voglio raccontare un esempio: erano gli anni 80 io ero segretario  regionale degli edili con la delega ai lavoratori del comparto legno, era il 3 di gennaio 1983 e stavo a Venezia  e mi arriva una telefonata che mi diceva che dovevo tornare urgentemente a Roma perché a Cittaducale  in provincia di Rieti, la Merloni elettrodomestici aveva  aperto la procedura per il licenziamento di 150 lavoratori,  lasciai gli amici e partii. Il giorno dopo in fabbrica in assemblea decidemmo di occupare e chiedere l’incontro in Confindustria per discutere dei licenziamenti, (avevo l’urgenza di trovare un accordo entro i 15 giorni di procedura, altrimenti sarebbero arrivate a casa dei lavoratori le lettere di licenziamento determinando il rischio che il fronte unitario si sarebbe potuto  dividere), i giorni trascorrevano veloci, richieste di incontro al Sindaco, alla Regione Lazio, a volte tornavo a casa a volte dormivo in Camera del Lavoro con il saccopelo. Due giorni prima della scadenza e dopo vari incontri, riesco a firmare un accordo sulla Cassa Integrazione, con una parte di salario anticipato dall’azienda ai lavoratori, sodisfatto convoco per il giorno dopo l’assemblea dei lavoratori per mettere ai voti l’accordo, ricevo una telefonata da parte di Umberto Cerri il quale mi dice: “ottimo accordo ma stai attento ai miei”. Quello era l’anno in cui si facevano i cortei senza comizi  erano stati contestati i vari leader sindacali  Carniti, Benvenuto, Marianetti etc, c’era uno scontro tra una parte della Cgil e una parte del PCI, rifletto su ciò che mi ha detto e decido di organizzare l’assemblea per l’approvazione dell’accordo direttamente presso la sede della CGIL e cosi il giorno dopo all’assemblea con i lavoratori invito a partecipare il segretario  generale (del PCI) della Camera del Lavoro di Rieti, l’assemblea approva l’accordo all’unanimità. Il giorno dopo mi ritelefona Umberto e mi dice bravo se non coinvolgevi anche la Camera del Lavoro oggi l’Unità avrebbe contestato l’accordo. Ho voluto  ricordare questo particolare perché dà la grandezza dell’uomo, e della sua missione di sindacalista, non mi ha difeso perché socialista ma perché l’accordo era la cosa migliore che si poteva fare in quel momento per i lavoratori e ciò era quello che importava a lui. Avrei tante altre cose da raccontare, ma questo ricordo per me rimane il più significativo. Ciao Umberto.