Ciao Umberto: un uomo, un sindacalista un comunista.
Nonostante la nomea che mi precede di essere un socialista settario e da parte di alcuni socialisti anche rancoroso, oggi vi voglio raccontare di un compagno, di un uomo di un comunista che per la mia formazione di giovane sindacalista degli edili è stato un maestro. Voglio raccontare ciò perché un paio di settimane fa, vado in Consiglio Regionale casualmente per alcuni incontrarmi ed entro in quello che viene chiamato l’acquario (zona di ascolto del Consiglio per il pubblico) e sento un Consigliere Regionale, credo del Pd, che prende la parola e vuole ricordare la scomparsa di un ex consigliere regionale Umberto Cerri, sono rimasto basito, erano anni e anni che non lo vedevo, lui lasciò il sindacato prima di me per fare il consigliere regionale all’epoca del PDS parliamo inizio anni 90.
Entrai in Fillea Cgil fine 1978 a 22 anni e mi fu presentato Umberto che era il segretario generale della Fillea di Roma, un uomo dolce e curioso, nonostante la sua corporatura invadente e il suo vocione all’inizio ero un po’ intimorito e prevenuto avendo avuto da ragazzo rapporti con i compagni della FGCI che a settarismo non scherzavano. La prima cosa che notai frequentandolo è proprio la sua curiosità, un uomo che si era fatto da se, operaio metalmeccanico che aveva lavorato alla Fatme, la più grande azienda metalmeccanica di Roma, si, era di una curiosità contagiosa ad una delle prime riunioni in cui vengo introdotto e presentato, noto che oltre ai funzionari come me erano presenti degli architetti e urbanisti; aveva messo in piedi un centro studi con l’obiettivo di far crescere il gruppo dirigente operaio, ed anche la mia presenza di studente di sociologia veniva presentata come una scelta nell’unire, per crescere insieme “operai ed intellettuali”.
Lo scambio culturale ed esperienziale come formazione permanete, dove ognuno imparava dall’altro una esperienza formativa che rimane per sempre. Questa sua presentazione mi colpi molto positivamente vedevo in lui un uomo che credeva nell’emancipazione sociale e nello scambio di conoscenze e competenze, con questo suo approccio percepì la sua profonda voglia di riscatto personale ma anche sociale, il suo altruismo era un aspetto preponderante della sua umanità. Il nostro rapporto fu ricco di polemica partitica ma anche di grande stima e fiducia sindacale.
Da lui ho imparato l’importanza dell’unità sindacale per difendere i diritti dei lavoratori, e la capacità di mettere da parte le idee partitiche per l’interesse dei lavoratori e voglio raccontare un esempio: erano gli anni 80 io ero segretario regionale degli edili con la delega ai lavoratori del comparto legno, era il 3 di gennaio 1983 e stavo a Venezia e mi arriva una telefonata che mi diceva che dovevo tornare urgentemente a Roma perché a Cittaducale in provincia di Rieti, la Merloni elettrodomestici aveva aperto la procedura per il licenziamento di 150 lavoratori, lasciai gli amici e partii. Il giorno dopo in fabbrica in assemblea decidemmo di occupare e chiedere l’incontro in Confindustria per discutere dei licenziamenti, (avevo l’urgenza di trovare un accordo entro i 15 giorni di procedura, altrimenti sarebbero arrivate a casa dei lavoratori le lettere di licenziamento determinando il rischio che il fronte unitario si sarebbe potuto dividere), i giorni trascorrevano veloci, richieste di incontro al Sindaco, alla Regione Lazio, a volte tornavo a casa a volte dormivo in Camera del Lavoro con il saccopelo. Due giorni prima della scadenza e dopo vari incontri, riesco a firmare un accordo sulla Cassa Integrazione, con una parte di salario anticipato dall’azienda ai lavoratori, sodisfatto convoco per il giorno dopo l’assemblea dei lavoratori per mettere ai voti l’accordo, ricevo una telefonata da parte di Umberto Cerri il quale mi dice: “ottimo accordo ma stai attento ai miei”. Quello era l’anno in cui si facevano i cortei senza comizi erano stati contestati i vari leader sindacali Carniti, Benvenuto, Marianetti etc, c’era uno scontro tra una parte della Cgil e una parte del PCI, rifletto su ciò che mi ha detto e decido di organizzare l’assemblea per l’approvazione dell’accordo direttamente presso la sede della CGIL e cosi il giorno dopo all’assemblea con i lavoratori invito a partecipare il segretario generale (del PCI) della Camera del Lavoro di Rieti, l’assemblea approva l’accordo all’unanimità. Il giorno dopo mi ritelefona Umberto e mi dice bravo se non coinvolgevi anche la Camera del Lavoro oggi l’Unità avrebbe contestato l’accordo. Ho voluto ricordare questo particolare perché dà la grandezza dell’uomo, e della sua missione di sindacalista, non mi ha difeso perché socialista ma perché l’accordo era la cosa migliore che si poteva fare in quel momento per i lavoratori e ciò era quello che importava a lui. Avrei tante altre cose da raccontare, ma questo ricordo per me rimane il più significativo. Ciao Umberto.
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