martedì 8 marzo 2022

LA GOCCIA ROSSA SUL TAPPETO NERO

Dalla prefazione di Giancarlo Lehner
Roberto Giuliano fa politica a tempo pieno, senza, però, tralasciare mai i momenti di ripiegamento e di riflessione.
Nella «Goccia rossa», vero e proprio diario di bordo, sintesi, appunto, del generoso ed intrigante sforzo di approfondimento e di messa a fuoco, Giuliano illustra il proprio percorso di socialista autonomista, immune dal contagio della terza narice, giammai sedotto dalla propaganda del PCI.
Lo stesso atteggiamento attento e critico, l’autore dimostra verso tutte le leggende, le mezze verità e i travisamenti della realtà, che sono, da sempre, pane quotidiano, ammannito da un’editoria e da un mondo dell’informazione, orfani sì della psicosi comunista, eppure tuttora impegnati nella rappresentazione negativa e apocalittica dell’esistente, specie quando al governo non vi
siano gli avanzi del PCI e della DC dossettiana, bensì gli interpreti
moderni del riformismo.
 
 
LA GOCCIA ROSSA SUL TAPPETO NERO
di Giorgio de Neri
C’è un capitolo centrale, una sorta di agnizione, nell’ottimo libro di Roberto Giuliano, “La goccia rossa sul tappeto nero” (editore Ponte Sisto), e sta nelle pagine da ottantuno in poi, nel capitolo centrale del saggio, quello intitolato “Fascismo e comunismo”. Perché la matrice hegeliana delle due ideologie che hanno insanguinato il mondo per salvarlo, esattamente come hanno fatto ieri e anche oggi le religioni, sono le due risposte uguali e contrarie all’entrata delle masse nella politica dalla fine dell’800 in poi.
 
E nei paesi meno evoluti, come quelli del Sud Europa, a cominciare dall’Italia, e inquelli del Centro e Sud America, queste due ideologie “di risposta” hanno provocato i danni più seri.
Quelli italiani, dopo il tragico Ventennio e la guerra, li scontiamo ancora oggi se diamo per buona la visione del mondo dei radicali pannelliani contenuta nel famoso libello “La peste italiana”. Infatti la partitocrazia del dopoguerra e quella attuale altro non sarebbero che la continuazione corporativa del fascismo su base tendenzialmente pluripartitica.
 
Con sopra l’innesto del conservatorismo cattolico e di quello comunista. Il famigerato “fascismo dell’anti fascismo”. Ma senza possibilità liberale di evoluzione. E in effetti, a vedere come è ridotto oggi il Pdl, “partito liberale di messa” più che di massa, per non parlare della sinistra che sta in mano al giustizialismo dipietrista, c’è veramente poco da ridere. Da una parte il Vaticano, dall’altra i magistrati, questa Italia non è certo quella che voleva Bettino Craxi. Per non parlare di Einaudi o dello stesso De Gasperi.
 
E anche per questo appare efficace e credibile la prefazione fatta a questo libro da Giancarlo Lehner, uno dei pochi cani sciolti socialisti di tendenza liberale eletti in questo Parlamento.
E Lehner fa una magistrale provocazione, quella di rivalutare il famigerato piano di Rinascita democratica attribuito alla Loggia Propaganda 2 di Licio Gelli. Scrive Lehner: “Il perdurante luogo comunismo ha fatto sì che Pacciardi e Sogno siano passati a miglior vita con l’odiosa taccia di golpisti, mentre sul Pci, con tutti gli accertati milioni di dollari provenienti illegalmente dal Pcus, si seguita a raccontare la balla che fu ”diverso“, ”onesto“ e ”sinceramente democratico“. L’altro ”topos“ velenoso e che, anzi, viene rispolverato ogni volta che Berlusconi accenna alla minima riforma della giustizia, riguarda il piano di rinascita democratica della Loggia P2”. Ricorda Lehner che “ultimamente, anche l’eurodeputato De Magistris ha rilanciato l’allarme di sempre: vogliono realizzare il piano di Gelli. Ora, il solo modo per smontare tale luogo comune è portare a conoscenza del lettore il testo di Gelli, ciò che utilmente fa Giuliano nella sua appendice antologica. Fra l’altro, in tema di giustizia, le proposte di quel piano fatto diventare luogocomunisticamente famigerato, appaiono, invece, per lo più ragionevoli, sensate, miranti, anzi, ad occidentalizzare la nostra macchina giudiziaria”. Viene poi citato il brano più importante di quel piano, quello che riguarda la magistratura: “Sull’ordinamento giudiziario: le modifiche più urgenti investono: la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati; il divieto di nomina sulla stampa dei magistrati comunque investiti di procedimenti giudiziari; la normativa per l’accesso in carriera (esami psicoattitudinali preliminari)…”. 
Poi si parla della separazione delle carriere e della “responsabilità del Guardasigilli verso il Parlamento sull’operato del pm (modifica costituzionale)”, della “riforma del Consiglio Superiore della Magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento (modifica costituzionale)”, della “riforma dell’ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito delle promozioni dei magistrati”, di “imporre limiti di età per le funzioni di accusa… , di separare le carriere requirente e giudicante… di esperimento di elezione di magistrati (Costituzione articolo 106) fra avvocati con 25 anni di funzioni, in possesso di particolari requisiti morali…”. Tutte cose sacrosante che non possono essere esorcizzate solo per il fatto che anche Licio Gelli le ha pensate e messe per iscritto. Scrive Lehner: “Visto che gran parte del succitato piano è attuato da sempre, con eccellenti risultati, in tutte le nazioni occidentali, che spero nessun De Magistris vorrà imputare d’essere iscritte alla P2, ecco che lo spauracchio-Gelli non solo viene a cadere, ma, disvela l’uso terroristico-ricattatorio, che se n’è fatto per impedire ogni progetto di modernizzazione dell’ordinamento giudiziario e della macchina giudiziaria italiana in generale”. Stesso problema nasce con il tirare in ballo la massoneria per spiegare, trame, complotti e stragi. Anche questo è il parto della cultura catto-comunista e clerico fascista, che hanno sempre odiato il Risorgimento d’Italia e al sua impronta massonica. 
E fa bene Giuliano a prendere il coraggio a due mani e a sfidare l’impopolarità per dirlo. E sarà un caso che l’odio verso il massone si accompagna spesso se non sempre anche quello verso gli ebrei sempre da parte di cattolici integralisti, fascisti e comunisti? Oggi ci sono anche gli islamici fanatizzati, ma il loro è un antisemitismo di ritorno tutto sommato. Ecco tutto questo viene reso bene sin dal titolo metaforico di questo libro.
 
 
Roberto Francesco Giuliano, nato a Catania nel 1956, laureato in Sociologia presso “Sapienza” Università di Roma.
Dal 1972 è iscritto al PSI, nel 1978 lavora nel Sindacato degli Edili della CGIL e nel 1986 ricopre l’incarico di segretario generale aggiunto di Roma e nel 1990 ne diviene segretario generale del Lazio. Dal 1998 al 2000 ha coordinato un progetto Europeo Horizon sulla disabilità. 
Nel 2003 diventa giornalista pubblicista, collaborando con “l’Avanti!”. Nel 1987 pubblica “Cosiì parlò la Sinistra”, un saggio politico-psicologico sulla divisione sindacale prodottasi negli anni 80, con l’accordo di San Valentino sulla scala mobile.
Nel 1994 pubblica tra “Passato e Futuro”, un saggio di analisi politico-sindacale.
Nel 2008 partecipa e pubblica una ricerca sulla disabilitaà Tor Bella Monaca (quartiere popolare di Roma), e nel 2009 coordina una pubblicazione sulla presenza di Garibaldi nel Lazio.
 


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