Dalla prefazione di Giancarlo Lehner
Roberto Giuliano fa politica a tempo pieno, senza, però, tralasciare mai i momenti di ripiegamento e di riflessione.
Nella «Goccia rossa», vero e proprio
diario di bordo, sintesi, appunto, del generoso ed intrigante sforzo di
approfondimento e di messa a fuoco, Giuliano illustra il proprio
percorso di socialista autonomista, immune dal contagio della terza
narice, giammai sedotto dalla propaganda del PCI.
Lo stesso atteggiamento attento e critico, l’autore dimostra verso tutte le leggende, le mezze verità e i travisamenti della realtà, che sono, da sempre, pane quotidiano, ammannito da un’editoria e da un mondo dell’informazione, orfani sì della psicosi comunista, eppure tuttora impegnati nella rappresentazione negativa e apocalittica dell’esistente, specie quando al governo non vi
siano gli avanzi del PCI e della DC dossettiana, bensì gli interpreti moderni del riformismo.
siano gli avanzi del PCI e della DC dossettiana, bensì gli interpreti moderni del riformismo.
LA GOCCIA ROSSA SUL TAPPETO NERO
di Giorgio de Neri
C’è
un capitolo centrale, una sorta di agnizione, nell’ottimo libro di
Roberto Giuliano, “La goccia rossa sul tappeto nero” (editore Ponte
Sisto), e sta nelle pagine da ottantuno in poi, nel capitolo centrale
del saggio,
quello intitolato “Fascismo e comunismo”. Perché la matrice hegeliana
delle due ideologie che hanno insanguinato il mondo per salvarlo,
esattamente come hanno fatto ieri e anche oggi le religioni, sono le due
risposte uguali e contrarie all’entrata delle masse nella politica
dalla fine dell’800 in poi.
E
nei paesi meno evoluti, come quelli del Sud Europa, a cominciare
dall’Italia, e inquelli del Centro e Sud America, queste due ideologie
“di risposta” hanno provocato i danni più seri.
Quelli
italiani, dopo il tragico Ventennio e la guerra, li scontiamo ancora
oggi se diamo per buona la visione del mondo dei radicali pannelliani
contenuta nel famoso libello “La peste italiana”. Infatti la
partitocrazia del dopoguerra e quella attuale altro non sarebbero che la
continuazione corporativa del fascismo su base tendenzialmente
pluripartitica.
Con
sopra l’innesto del conservatorismo cattolico e di quello comunista. Il
famigerato “fascismo dell’anti fascismo”. Ma senza possibilità liberale
di evoluzione. E in effetti, a vedere come è ridotto oggi il Pdl, “partito
liberale di messa” più che di massa, per non parlare della sinistra che
sta in mano al giustizialismo dipietrista, c’è veramente poco da
ridere. Da una parte il Vaticano, dall’altra i magistrati, questa Italia
non è certo quella che voleva Bettino Craxi. Per non parlare di Einaudi o dello stesso De Gasperi.
E
anche per questo appare efficace e credibile la prefazione fatta a
questo libro da Giancarlo Lehner, uno dei pochi cani sciolti socialisti
di tendenza liberale eletti in questo Parlamento.
E
Lehner fa una magistrale provocazione, quella di rivalutare il
famigerato piano di Rinascita democratica attribuito alla Loggia
Propaganda 2 di Licio Gelli. Scrive Lehner: “Il perdurante luogo
comunismo ha fatto sì che Pacciardi e Sogno siano passati a miglior vita
con l’odiosa taccia di golpisti, mentre sul Pci, con tutti gli
accertati milioni di dollari provenienti illegalmente dal Pcus, si
seguita a raccontare la balla che fu ”diverso“, ”onesto“
e ”sinceramente democratico“. L’altro ”topos“ velenoso e che, anzi,
viene rispolverato ogni volta che Berlusconi accenna alla minima riforma
della giustizia, riguarda il piano di rinascita democratica della
Loggia P2”. Ricorda Lehner che “ultimamente, anche l’eurodeputato De
Magistris ha rilanciato l’allarme di sempre: vogliono realizzare il
piano di Gelli. Ora, il solo modo per smontare tale luogo comune è
portare a conoscenza
del lettore il testo di Gelli, ciò che utilmente fa Giuliano nella sua
appendice antologica. Fra l’altro, in tema di giustizia, le proposte di
quel piano fatto diventare luogocomunisticamente famigerato, appaiono,
invece, per lo più ragionevoli, sensate, miranti, anzi, ad
occidentalizzare la nostra macchina giudiziaria”. Viene poi citato il
brano più importante di quel piano, quello che riguarda la magistratura:
“Sull’ordinamento giudiziario: le modifiche più urgenti investono: la
responsabilità civile (per colpa) dei
magistrati; il divieto di nomina sulla stampa dei magistrati comunque
investiti di procedimenti giudiziari; la normativa per l’accesso in
carriera (esami psicoattitudinali preliminari)…”.
Poi si parla della
separazione delle
carriere e della “responsabilità del Guardasigilli verso il Parlamento
sull’operato del pm (modifica costituzionale)”, della “riforma del
Consiglio Superiore della Magistratura che deve essere responsabile
verso il Parlamento (modifica costituzionale)”, della “riforma
dell’ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per
merito delle promozioni dei magistrati”, di “imporre limiti di età per
le funzioni di accusa… , di separare le carriere requirente e
giudicante… di esperimento di elezione di magistrati (Costituzione
articolo 106) fra avvocati con 25 anni di funzioni, in possesso di
particolari requisiti morali…”. Tutte cose sacrosante che non possono
essere esorcizzate solo per il fatto che anche Licio Gelli le ha pensate
e messe per iscritto. Scrive Lehner: “Visto che gran parte del
succitato piano è attuato da sempre, con eccellenti risultati, in tutte
le nazioni occidentali, che spero nessun De Magistris vorrà imputare
d’essere iscritte alla P2, ecco che lo spauracchio-Gelli non solo viene a
cadere, ma, disvela l’uso terroristico-ricattatorio, che se n’è fatto
per impedire ogni progetto di modernizzazione dell’ordinamento
giudiziario e della macchina giudiziaria italiana in generale”. Stesso
problema nasce con il tirare in ballo la massoneria per spiegare, trame,
complotti e stragi. Anche questo è il parto della cultura
catto-comunista e clerico fascista, che hanno sempre odiato il
Risorgimento d’Italia e al sua impronta massonica.
E fa bene Giuliano a prendere
il coraggio a due mani e a sfidare l’impopolarità per dirlo. E sarà un
caso che l’odio verso il massone si accompagna spesso se non sempre
anche quello verso gli ebrei sempre da parte di cattolici integralisti,
fascisti e comunisti? Oggi ci sono anche gli islamici fanatizzati, ma il
loro è un antisemitismo di ritorno tutto sommato. Ecco tutto questo viene reso bene sin dal titolo metaforico di questo libro.
Roberto Francesco Giuliano, nato a Catania nel 1956, laureato in Sociologia presso “Sapienza” Università di Roma.
Dal 1972 è iscritto al PSI, nel 1978 lavora nel Sindacato degli Edili della CGIL e nel 1986 ricopre l’incarico di segretario generale aggiunto di Roma e nel 1990 ne diviene segretario generale del Lazio. Dal 1998 al 2000 ha coordinato un progetto Europeo Horizon sulla disabilità.
Dal 1972 è iscritto al PSI, nel 1978 lavora nel Sindacato degli Edili della CGIL e nel 1986 ricopre l’incarico di segretario generale aggiunto di Roma e nel 1990 ne diviene segretario generale del Lazio. Dal 1998 al 2000 ha coordinato un progetto Europeo Horizon sulla disabilità.
Nel
2003 diventa giornalista pubblicista, collaborando con “l’Avanti!”. Nel
1987 pubblica “Cosiì parlò la Sinistra”, un saggio politico-psicologico
sulla divisione sindacale prodottasi negli anni 80, con l’accordo di
San Valentino sulla scala mobile.
Nel 1994 pubblica tra “Passato e Futuro”, un saggio di analisi politico-sindacale.
Nel
2008 partecipa e pubblica una ricerca sulla disabilitaà Tor Bella
Monaca (quartiere popolare di Roma), e nel 2009 coordina una
pubblicazione sulla presenza di Garibaldi nel Lazio.
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