Premesso che
non credo ai complotti, premesso che sono consapevole che il virus c’è, premesso
che l’utilizzo del termine negazionismo
offende la memoria dell’Olocausto, premesso che sbagliare è umano, ma
perseverare è diabolico, premesso che esistono e, purtroppo, sono sempre
esistiti ignoranti, cinici, arroganti, egoisti, deficienti e persone con ego
spropositato e delirante, premesso che criticare non vuol dire negare, ma
evidenziare possibili criticità, premesso che scaricare la responsabilità propria sugli
altri è una malattia tipica dell’infantilismo umano e politico, premesso che la
matematica è una scienza esatta, mentre la statistica può essere manipolabile,
premesso che la cultura democratica in
un paese che si dichiara tale, vuol dire criticare chi sta al governo e si
riserva di criticare chi potrà subentrare al governo, con la speranza che chi è
stato criticato, stando all’opposizione possa ritornare al governo avendo fatto
di ciò una opportunità per governare
meglio; questo procedimento in democrazia si chiama alternanza tra le forze
politiche. Ultima premessa riguarda la cosiddetta cultura dell’emergenza a cui
è stato abituato il Paese, per la quale le varie tutele democratiche di volta
in volta sono sospese senza che poi vengano ripristinate o si lavori per
evitarle in futuro.
La pandemia
è diventata emergenza perché fin dall’inizio, sia il centro destra che il
centro sinistra l’hanno sottovalutata, con l’unica differenza che l’iniziativa
spettava e spetta a chi governa. Il 31
gennaio il governo, senza dire niente al Paese decreta lo stato di emergenza e
non attiva nessuna procedura emergenziale, come ad esempio fare
approvvigionamento di ausili di protezione (mascherine, tute, dare disposizioni
alle regioni per allertare strutture sanitarie etc.). Inoltre il non aver
favorito le autopsie per quasi un mese (per quanto comprensibile, nel panico
del momento, è stato un comportamento grave ed irresponsabile da parte del
Ministero della Sanità) ha impedito di comprendere cosa cagiona il virus nel
nostro corpo prima di diventare letale, come tutte le malattie non curate, e
dunque individuare una cura possibile. La stessa scelta di una chiusura totale
di tutto il Paese senza distinguere le varie situazioni di contagio, sono un
segnale tipico dell’incompetenza che comunque poteva avere un minimo di
giustificazione dovuto alla criticità del momento. Oggi dopo 10 mesi dalla
dichiarazione dell’emergenza non è stato fatto nulla per contrastare la seconda
ondata, già prevista, e ci conferma l’inadeguatezza del governo e l’incompetenza
dei suoi rappresentanti. In questi mesi tanta pubblicità di norme con protocolli
contrastanti e procedure incomprensibili.
Luigi De
Marchi in un bellissimo libro “Scimmietta ti amo” ci dimostra come la religione
prima e la cultura dopo nascono per il bisogno dell’uomo nel dare un senso alla
vita ed esorcizzare la paura della
morte. Senza volervi tediare sulle profonde analisi psicosociali del Prof. De
Marchi, consiglio, nel prossimo lockdown, di leggerlo. In questa sede tengo a
sottolineare come la morte e la vita siano esorcizzate dalla notte dei tempi mediante
le speculazioni filosofiche sulla umana natura, ma anche con il canto, la poesia,
la musica, la narrativa ed ovviamente con le religioni. Ogni cultura ed ogni
religione ha trovato modi come accettare e affrontare la paura della morte, tramite
i riti, le preghiere e le commemorazioni, essendo essa un aspetto simbiotico
della vita, che, per quanto vogliamo negarla, è ineluttabile. La morte è il
simbolo della nostra precarietà, non a caso in molte persone c’è una ricerca
carsica, ma spasmodica dell’onnipotenza che si manifesta anche come ricerca
della perfezione, che ovviamente, nonostante gli sforzi prodotti, non si riesce
mai a raggiungerla, perché non ci appartiene. La stessa morte, se accettata
come ineluttabile, può essere uno stimolo alla vita vissuta come opportunità
che ci è stata donata. In un altro bellissimo libro “Psicologia della paura” di
Anna Oliviero Ferraris apprendiamo che la paura è un istinto alla vita, non
solo per la produzione di un ormone, in grado di suscitare emozioni uniche, l’adrenalina, ma ci permette
di predisporre il nostro corpo a reagire. La professoressa ci fa notare che, mentre
negli animali la paura è un campanello di allarme che permette loro di reagire
mediante la fuga o l’attacco, nell’essere umano si manifesta anche un altro comportamento
che si chiama immobilismo. Quante volte abbiamo sentito dire sono rimasto
bloccato dalla paura, non riuscivo a muovermi, ero paralizzato, non riuscivo a
parlare etc. Questa anomalia la si può far risalire alla cultura, intesa come
crescita che ci fa perdere il nostro rapporto con gli istinti, quante volte
abbiamo sentito dire che una crescita equilibrata è possibile se nella crescita
non uccidiamo il bambino che è in noi? Per
cui, mentre per gli altri mammiferi la paura è un modo come proteggere la vita
dai rischi della morte mediante lo sviluppo di azioni reattive, nel mammifero
umano può diventare una prigione della stessa sua vita.
La voglia di vivere è innata non solo nell’uomo, ma nella
stessa natura, se guardiamo la storia l’uomo notiamo che supera la paura della
morte solo quando deve lottare per sopravvivere, ed è disponibile in questo
caso a sfidare sia altri uomini, ma anche le forze della natura. Per quanto
questo è vero, tutti i moti di ribellione, le rivoluzioni, sono sempre state
portati avanti da minoranze, che una volta venivano chiamate marxianamente le
avanguardie: cioè coloro che consapevoli per cultura o per disperazione
rischiano la vita per vivere meglio o per realizzare i loro ideali. Sono avanguardie perché il resto del popolo
non protesta per la paura della morte sua o della sua famiglia, altrimenti
dovremmo pensare che vivere sotto una dittatura deve essere positivo, visto che
nel mondo le democrazie sono poche. Incutere la paura, pertanto, è un modo come
controllare il popolo, non a caso in un altro bellissimo libro di Michel Foucault
“Sorvegliare e punire” viene raccontato l’utilizzo pubblico della espiazione
della pena (che sia essa impiccagione, ghigliottina o la semplice gogna), per
intimorire il popolo nei confronti delle norme dispotiche del sovrano di turno.
Questi metodi, che oggi consideriamo barbari, sono stati aboliti non solo
perché barbari, ma perché il “potere” si è reso conto che determinavano nel popolo
un profondo odio verso il sovrano. Oggi nei sistemi democratici si è
determinato da un lato una miglior consapevolezza dei propri diritti insieme ad
una desacralizzazione della religione e dunque una atomizzazione della
coscienza individuale della morte, dall’altro il potere ha sviluppato meccanismi
per il consenso più raffinati, grazie anche alle nuove tecnologie che sono maggiormente
pervasive verso l’individuo. In questo
mondo globalizzato, l’economia, il turismo, lo scambio sociale e l’informazione
sono i vettori che determinano l’appartenenza al nostro mondo: un incendio in
Australia, che in altri tempi si sarebbe saputo dopo mesi, oggi lo possiamo
vedere in diretta, diventando noi spettatori e fruitori, anche se virtuali, del
mondo. Aldilà della ormai evidente incapacità dei nostri governanti nella
gestione della pandemia, l’aspetto che mi ha meravigliato è l’emergere delle
caratteristiche personali di una classe politica sia nazionale che locale, sia
di destra che di sinistra, pavida e ignava. Nella gestione della pandemia è
emerso il loro lato nascosto, con comportamenti da sceriffo che si dibatte tra
una responsabilità ignorante e il piacere dell’autoritarismo e comportamenti
schizofrenici tipici dell’incompetenza. Questi eventi ci segnalano la mancanza
di una classe politica perché l’obbiettivo di Mani Pulite è stato quello di uccidere
la Politica e dunque eliminando i veri partiti, che sono stati il collegamento
strutturale tra i cittadini e le istituzioni. In questi giorni nel paese
emergono moti più o meno spontanei di ribellismo da parte di quei ceti sociali
che stanno pagando duramente le ultime scelte del governo nel chiudere le
attività di economia sociale alle 18 che ovviamente per loro rappresenta il
preludio alla chiusura, dopo aver superato un lock-down ed un’ estate di magra.
L’incapacità di questa classe politica mette a dura prova
il sistema Italia o si muore di Covid o di fame? Credo che possa esistere un
equilibrio tra questi due aspetti. Certamente la gestione
mediatica della Pandemia, più che aiutare ad affrontare il problema, è diventata
il problema sia per l’intasamento dei
pronti soccorsi, dovuto all’allarmismo da loro provocato con bollettini di
guerra, ad apertura dei Tg e dei programmi di intrattenimento ormai
monotematici. Possiamo dire che in questi mesi i media più
che informazione hanno fatto da amplificatori sociali del contagio nei
confronti della psiche dei cittadini, per non parlare dei numeri enucleati a
loro sostegno, in modo statisticamente non corretti e di non facile
comprensione. Tutto ciò è voluto? Non
credo, la stupidità umana nel rincorrersi nell’ emulazioni può avere effetti
valanga per ottenere il maggior numero di share, cosi come avviene nei social
con i like. Girano molte leggende metropolitane sugli interessi dietro la
pandemia, personalmente credo poco a pianificazioni preventive, mentre credo
molto che quando si determina una situazione c’è sempre chi cerca di trovare il
proprio o i propri tornaconti, per cui ci si inserisce in una situazione e si cerca
di ottenerne profitto. Questa logica è trasversale in tutti i ceti sociali e
dipende dalle singole responsabilità morali. Capisco che è più facile credere
al complotto o al cattivo di turno da indicare come responsabile delle nostre
disgrazie, ma questa non è la realtà. Noi italiani, per esempio, siamo
responsabili di aver dato fiducia a questi scappati di casa del movimento 5
stelle, noi italiani siamo responsabili di aver creduto a Mani Pulite, noi
italiani siamo responsabili di credere ai sovranisti quando dicono che la colpa
della nostra crisi dipende dall’Europa o dell’euro, e potremmo continuare ad
elencare le responsabilità che abbiamo come cittadini. Certo noi cittadini
siamo stati bombardati da informazioni false o devianti, ma ciò non giustifica
le scelte sbagliate che il popolo, legittimante, ha operato. Alla base di queste scelte errate c’è una
visione manichea che vuole catalogare gli esseri umani in buoni e cattivi,
bianco e nero, ciò è dovuto ad una mancanza di consapevolezza di essere ognuno
di noi un portatore sano sia del bene che del male. Negare questa evidenza è
utile per la crescita di una falsa autostima ed identità, in cui si proietta il
bene solo a sé stessi e alla propria comunità, gruppo, religione, fans, etnia,
etc. mentre il male appartiene a chi non la pensa come noi.
Per concludere, dalle crisi si può uscire solo in due
direzioni: ripiegandoci su noi stessi facendo le vittime e dando la colpa ad un
fantomatico altro (come nelle partite di pallone quando si perde non è perché
la nostra squadra ha giocato male, ma è colpa dell’arbitro etc.) oppure
scegliere di andare avanti con più determinazione facendo virtù del passato. Per cui la prima cosa da evidenziare è che da
questa crisi non si esce da soli, ma solo con una strategia europea ed in
particolare dei paesi della zona euro. Il nostro
paese, che ormai ha un debito al difuori di ogni parametro, ha il dovere di
fare le riforme che gli competono, ma da sempre rinviate: semplificazione
burocratica ed adeguamento agli standard europei dei paesi più virtuosi,
riforma mediante assemblea costituente della attuale costituzione nel riorganizzare le competenze tra i vari
poteri dello stato, riforma della giustizia, elezione diretta del premier con
doppio turno alla francese, prediligere i finanziamenti europei verso
investimenti produttivi e sanitari (perché uno dei motivi della crisi pandemica
è dovuto alla irrilevanza della struttura sanitaria nel rapporto tra posti
letto e popolazione, hanno dimezzato gli ospedali in favore della sanità
privata invece di mettere i sistemi in competizione come sarebbe stato utile). Oggi abbiamo la condizione
di ridiscutere con i nostri partner europei come rimettere in moto il progetto
europeo: ridiscutere i parametri, realizzare la stessa politica
fiscale in tutta Europa evitando così il dumping fiscale, stessa politica
estera e di difesa, come primi pilastri dopo l’euro, per gli Stati Uniti
D’Europa. Per il nostro paese può essere l’unica
opportunità per uscire dal buio tunnel che questi 30 anni di seconda repubblica
ci hanno confinato. Aldilà di questo governo di
incapaci e di una opposizione deludente, la crisi economica mondiale, dovuta
alla pandemia, ci fa più che mai comprendere che in questo mondo, volente o
nolente, globalizzato, l’unica via Maestra, per i paesi di cultura
occidentale, per uscire dalla crisi è rafforzare l’unione Europea dando maggior
ruolo al Parlamento fino a giungere ad un Governo Europeo espressione del
Parlamento e dei suoi partiti.
Roberto Giuliano