mercoledì 29 dicembre 2021

Il Primato della politica

 

                                             Il Primato della politica

“Tutto l’insieme va sempre letto anche politica­mente, perché nulla al mondo accade per caso e le bubbole che di qua stanno i cattivi e di là stan­no i buoni le possono scrivere i giornali, ma io non mi sento di accettarle. La realtà è molto più complessa, la politica non è mai riconducibile a schemi così semplici, così banali”. Questa frase di Ettore Bernabei, estrapolata dal libro di Piero Meucci “Ettore Bernabei il primato della politica” (Marsilio Editore), mi fa scoprire con mia grande meraviglia un personaggio, di grande caratura politica che nella mia giovinezza veniva indicato, in modo dispregiativo, come un Boiardo di Stato. In questi suoi diari si scopre un fine e raffinato politico che non ha mai voluto ricoprire ruoli di primo piano in politica, ma l’essere un consigliere leale di Fanfani e, ancor di più, un uomo di collegamento con tutto l’establishment democristiano e con la chiesa in modo particolare, ma anche con il mondo laico in una funzione anticomunista. Nonostante il suo appartenere allo schieramento Occidentale fu anche considerato dalla ambasciata Russa un interlocutore affidabile con cui parlare anche per mandare messaggi indiretti agli Americani. Il suo agire in questo campo molto delicato era ispirato al rispetto degli gli accordi di Yalta, per tanto nel libro emerge questo legame tra ambasciata Russa e PCI, che nella vulgata pubblicitaria il PCI ha sempre negato.

“Ettore Bernabei ha vissuto intensamente questa storia e ce l’ha raccontata perché potessimo capire che cos’è davvero la politica e la lotta di potere che la muove. Seguendo le sue convinzioni, ha potuto farlo per così lungo tempo perché aveva la struttura psicologica adatta e la formazione intel­lettuale con un sistema di valori, inoltre disponeva di virtù rare nell’universo nel quale ha operato: la lealtà, la corret­tezza e, soprattutto, l’assoluta riservatezza. Il potere chiede silenzio nei successi e nel fallimento, nella personale fru­strazione come nel comune entusiasmo.

Queste virtù sono espressione di una personalità capa­ce di uscire dal narcisismo individualistico e guardare all’essenziale che può servire a ottenere ciò che ritiene giu­sto alla luce del suo ideale religioso e politico”.

Nel libro c’è una rilettura degli anni della prima repubblica, con le preoccupazioni che il paese visse, in particolare anche qui c’è una analisi complessa del caso Moro in cui emergono le inquietudini di una classe dirigente coinvolta in uno scontro tra Usa e Urss dovuto alle politiche del compromesso storico e dell’eurocomunismo. Il libro propone letture di fenomeni sociali ed economici ai più sconosciuti, non tanto per la notizia che si apprende dai giornali, ma per i personaggi che rimangono nell’ombra e di cui ne fornisce la presenza.  La stessa contestazione giovanile viene analizzata con il dubbio degli interessi reciproci dello scontro tra l’amministrazione Usa e quella Sovietica, per destabilizzare il nostro paese: «Ci volle del tempo per scoprire che dietro una sincera protesta giovani­le c’era l’inizio della destabilizzazione, che poteri forti della finanza internazio­nale si stavano organizzando per eliminare in Italia quel sistema nuovo di eco­nomia mista che già si profilava come alternativo alla finanziarizzazione dell’in­dustria e agli eccessi del liberismo mercatista, causa della grande crisi scoppiata nel 2007», in E. Bernabei, S. Lepri, Permesso, scusi, grazie, cit., p. 241.  

Il libro ci fa comprendere la complessità della dialettica democratica tra le varie componenti democristiane e il loro rapporto con gli alleati nel momento in cui la DC non è più in grado di governare senza l’apporto degli alleati laici, in questo contesto c’è una nota di colore nei confronti del nuovo segretario del PSI Bettino Craxi, “ci si può fidare, il suo anticomunismo è sincero”, si perché la Dc ha sempre svolto un ruolo di difesa dei valori dell’occidente e della cristianità  e dunque del Vaticano, in una ottica di dialogo con il PCI in quanto rappresentate dell’Unione Sovietica.

 Un libro da consigliare ai giovani per comprendere il valore della politica,  ma anche un libro per i meno giovani che fa rivivere e rileggere con occhi diversi la storia vissuta.

Roberto Giuliano

 

 


 

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