domenica 12 maggio 2024

Lapsus Freudiano: negli anniversari emerge il loro autoritarismo

 

Lapsus Freudiano: negli anniversari emerge il loro autoritarismo

Un vecchio detto popolare dice: Passata la festa gabbato lo Santo. Una modalità per evidenziare una forma dell’ipocrisia umana nel ripulirsi la coscienza, ma continuare a fare ciò che si è fatto, come se partecipare alle manifestazioni “religiose” abbia un potere catartico per considerarsi dalla parte del bene. Cosi, ormai, è da anni nel nostro Paese con le ricorrenze del 25 aprile e del 1° Maggio.   Oltre le polemiche che hanno avvelenato le due ricorrenze cosa è rimasto? Cosa è cambiato per i cittadini? Nulla. Appuntamento al 2025 e cosi via.  Ma questa volta è emerso in modo chiaro, per chi evidentemente non porta i paraocchi, delle profonde diversità con le altre ormai divisive ricorrenze di queste due date. 

Il 1° Maggio, da sempre la festa dei lavoratori, ormai è diventato il concertone del 1 Maggio, trasformando l’idea geniale di Ottaviano del Turco nell’utilizzare quella giornata anche come incontro con i giovani, ad un concerto fine a se stesso, anzi nel fare propaganda contro il governo dimenticandosi i “padroni”. Questo avviene perché il sindacato ha perso, in questi 30 anni di seconda repubblica, i riferimenti governativi che erano i partiti storici dell’arco costituzionale (DC,PSI, PSDI, PRI e PCI) con cui si discuteva e ci si confrontava,  ed  ognuno faceva la sua parte, da un lato si calmavano le spinte populiste e assistenziali (presenti da ambo le parti) e dall’altro si coglievano i bisogni che il sindacato una volta sapeva cogliere e rappresentare.

Oggi il sindacato, e lo dico con dispiacere, fa propaganda, quando non fa politica antigovernativa a priori. Certamente anche il sindacato si è dovuto adeguare, purtroppo al peggio della seconda repubblica,  visto che si è salvato dall’orda di tangentopoli, il prezzo da pagare è stato di sottostare al conservatorismo sfrenato dei vari governi, cosiddetti di sinistra, che hanno privatizzato  le aziende pubbliche e demolito molte delle garanzie sociali che si erano conquistate nel passato, ed il risultato oggi è sotto gli occhi di tutti: lavoro precario per giovani, difficoltà a ritrovare un lavoro per coloro che sono espulsi dal ciclo produttivo, salari che non riescono a contenere l’inflazione galoppante; e allora ecco che  la demagogia prende il sopravvento: salario  minimo per legge abdicando al suo ruolo di essere soggetto  contrattuale, referendum sul job act cioè lo strumento che per quanto anomalo, ha favorito il lavoro a tempo indeterminato, invece di contrastare il lavoro precario. Dunque ormai solo propaganda.

Anche il 25 aprile festa della liberazione dalla dittatura nazifascista e dunque festa nazionale, si è trasformata nella festa di una parte politica, quella comunista, cioè di coloro che si ritengono antropologicamente superiori agli altri, loro sono il bene e gli altri il male, solo loro possono dare patenti di legittimità democratica, ovviamente se condividi le loro opinioni.  Decidono loro mediante l’ANPI chi è degno di partecipare e chi no, e cosi la Brigata Ebraica che ha combattuto il nazifascismo viene esclusa perché Israele e Hamas si stanno scontrando nella striscia di Gaza e dove, purtroppo, i Palestinesi (da più di mezzo secolo sono la carne di macello per i conflitti geopolitici, sia tra gli stessi paesi arabi che con Israele) sono le vittime designate da questa guerra e volontariamente si confonde Hamas con i Palestinesi. Hamas non risponde ai Palestinesi, ma al regime teocratico e misogino dell’IRAN. C’è un clima pesante che rifiuta il dissenso, in questo caso sia a destra che a sinistra, ad esempio sulle 2 guerre in atto e sulla stagione del covid. Nel senso che esprimere dubbi su ciò che avviene o è avvenuto fa emergere il bisogno immediato  ad etichettarti come negazionista, filo putiniano etc.

 

Altro aspetto significativo che è emerso, è dato dall’intolleranza che esprimono i vari movimenti cosiddetti di sinistra, confondendo volutamente o per ignoranza semantica l’intolleranza con il diritto al dissenso. Una domanda mi sorge spontanea, ma se la sinistra o quella che storicamente abbiamo chiamato sinistra, nasce per difendere i più deboli che sono i lavoratori, coloro che sono sfruttati e dunque opporsi al profitto che non distribuisce o è fine a sé stesso perchè non lo fa? Oggi ciò non avviene più perché si predilige legittimamente la difesa dei diritti civili (mettendoli in antagonismo con quelli sociali) che sono certamente importanti ma vengono utilizzati come una clava nei confronti di chi pone dubbi, e visto l’affermarsi di una intolleranza culturale spacciata per diritto al dissenso sono sempre forze politiche di sinistra?

Non vorrei che si trasformano volutamente in ideologie  i diritti civili (mentre dovrebbero essere dei valori), i quali diventando ideologie non sono più diritti civili, ma elementi di discriminazione come tutte le ideologie, e spacciate al popolo come progressismo, alfine di lasciare al capitalismo la libertà di sfruttare, dimenticandosi della funzione sociale che sta alla base della cultura socialista, socialdemocratica ma anche cristiana, nel dare delle regole al capitalismo e alla sua nuova forma globalista e finanziaria.

 In fin dei conti il comunismo voleva abbattere il capitalismo ma avendo perso, per nostra fortuna, questa battaglia gli ex comunisti, armi e bagaglio, sono passati al servizio del capitalismo finanziario perché non hanno mai maturato una coscienza liberale o liberalsocialista e dunque sono ancora autoritari nel loro DNA culturale anche se si spacciano per democratici.

Roberto Giuliano

 


 

martedì 9 aprile 2024

Lettera aperta al Presidente della Repubblica: L’Anpi è democratica?

 

Lettera aperta al Presidente della Repubblica: L’Anpi è democratica?

Mi permetto di rivolgermi a Lei in quanto costituzionalmente è il rappresentante dell’unità del Paese, fuori dalle beghe dei partiti e oggi dei politicanti. L’ex Presidente della Camera Luciano Violante figura anche questa costituzionalmente bipartisan disse che bisogna favorire la riconciliazione nazionale e chiudere una parte della nostra storia proprio per consegnarla agli storici. La nostra costituzione risente giustamente dei tempi in cui fu scritta e dunque sia degli accordi di Parigi con le potenze vincitrici sia quelli di Yalta.  Noi dobbiamo essere riconoscenti agli alleati e agli americani in particolare per la liberazione del nostro Paese dal nazismo e dal fascismo suo alleato. Se qualcuno crede che l’Italia si sarebbe liberata dal fascismo e dal nazismo da sola tramite la resistenza non sa di cosa parla, e come dire che senza l’intervento americano l’Afghanistan si sarebbe liberato dai talebani. Certamente la resistenza è importante sia per il contributo dato agli alleati e sia per affermare che non tutti gli italiani hanno condiviso l’avventura del fascismo prima e della alleanza con i nazisti dopo. Pertanto noi democratici siamo orgogliosi della resistenza che ovviamente è stata rappresentata da varie forze politiche e religiose.

Ma per onesta intellettuale dobbiamo raccontare la storia per quello che è stata e non per convenienze politiche anche perché Yalta non esiste più e la guerra in Ucraina ne è purtroppo la conferma drammatica, ma questo è un altro discorso. Mi permetto anche di far presente che le guerre purtroppo comportano anche i cosiddetti (ipocritamente) danni collaterali dovuti alla bestia umana che in determinate situazioni emerge in coloro che combattono e nell’essere umano che vive alla giornata. Con ciò non giustifico questi atti, fatti sia dai vincitori che dai perdenti ma rientrano nella presa d’atto dell’esistenza del lato oscuro dell’essere umano.

Ove è stato possibile si processano i responsabili di questi atti orribili(da metà del 900 circa) ma il più delle volte i vincitori stendono un velo pietoso sui loro crimini ed ovviamente ne evidenziano quelli dei perdenti.  Tutta questa premessa Presidente per dire una ovvietà che non sembra così ovvia nonostante siamo nella cosiddetta seconda Repubblica, cioè: che nella Resistenza non tutti i partigiani combattevano per la Democrazia e la Libertà. Infatti i partigiani comunisti combatterono il nazifascismo quando Hitler invase la Russia, ma il loro obbiettivo legittimo era di realizzare in Italia una democrazia popolare di stampo sovietico. Gli accordi di Yalta sancirono tra le potenze vincitrici le zone di Influenza e l’Italia rientrò in quella occidentale ma con il rischio che se nelle elezioni del 1948 non avesse vinto la Democrazia Cristiana ma il Fronte Popolare (PCI+PSI) si sarebbero potuto creare le condizioni di una guerra civile o di una silenziosa scissione della Sicilia dall’Italia.   

A comprova di ciò, ci fu il coraggio del segretario del PCI dell’epoca Palmiro Togliatti, tornato da Mosca in Italia, che ferito in un attentato, da subito diede il messaggio agli italiani, ma in particolare ai Comunisti italiani, di stare calmi e di non prendere le armi.   Non a caso per molti comunisti la resistenza è stata una rivoluzione tradita.  Tutto ciò Presidente sono argomenti che certamente Lei sa già e conosce meglio di me.  Pertanto mi permetto adesso di fare questa affermazione: i democratici sono solo le persone che ripudiano le dittature; pertanto se non si è antifascisti e anticomunisti in egual misura non si è democratici.

Credo che qualunque democratico (almeno di oggi) sarà d’accordo con questa affermazione, però gli ex Comunisti non hanno mai fatto la loro Bad Godesberg (Congresso in cui i socialdemocratici tedeschi fecero autocritica), pensarono che cambiando solo il loro nome potevano risolvere il problema culturale che ancora oggi li affligge, anche a loro insaputa: e cioè di essere cresciuti nella cultura comunista e dunque di pensare ed agire da comunisti.

Nelle organizzazioni unitarie create nella Prima Repubblica dai socialisti e dai comunisti, questo gap culturale, se da un lato è stato superato in quelle economiche perché la realtà è prevalsa sulle ideologie (Unipol, Lega, Cna etc)  in quelle politiche (dai DS al PD, ANPI, ARCI etc) questa negazione di realtà sul comunismo ancora produce danni.  Tralasciando la Cgil vorrei mettere alla Sua evidenza  l’ANPI che prende contributi anche dalla Presidenza della Repubblica se non erro,  la  quale  ad oggi, aldilà della mancanza di partigiani per ovvi motivi di età, non ha mai ripudiato il comunismo, anzi in molte manifestazioni esclude e contesta la Brigata Ebraica. Mi permetto di fare questa osservazione perché da Socialista Craxiano mai pentito, una volta la nostra presenza permetteva in queste associazioni unitarie un minimo di pluralismo, oggi in questa associazione prevale il peggio della cultura autoritaria perché è ipocritamente vestita da democratica. Per tanto credo che quando L’ANPI si dichiarerà ufficialmente antifascista e anticomunista sarà una organizzazione credibilmente democratica.  

Con l’avvicinarsi della data del 25 aprile, festa della liberazione sarebbe utile che L’ANPI avesse il coraggio di dirsi non solo antifascista ma anche anticomunista, e che evitasse di fare politica partitica cosa che non gli compete perché nella festa del 25 Aprile la Brigata Ebraica deve stare dentro le manifestazioni a pieno titolo ed onore, mentre non ha senso inneggiare alla Palestina che in quelle date nefaste della seconda guerra mondiale molti loro leader erano alleati dei nazisti. Certamente quello che sta accadendo nella striscia di Gaza è drammatico ed è giusto lavorare per la pace e per realizzare due Popoli e due Stati, ma non vorrei che qualcuno al soldo dell’IRAN usa e strumentalizza il martoriato popolo Palestinese per difendere o peggio aiutare Hamas: i quali, se qualcuno ha la memoria corta si dimentica che quando Sharon si ritiro dalla striscia di Gaza i terroristi di Hamas uccisero i combattenti dell’OLP per prendere loro il controllo della striscia.

PS. Per quelli che si considerano di Destra: confondere il comunismo con il socialismo democratico e riformista non solo è da ignoranti ma aiutate gli ex comunisti a rifarsi una verginità senza un vero cambiamento e dunque perpetuare l'equivoco.

Roberto Giuliano


 





mercoledì 13 marzo 2024

LA POLITICA MUORE QUANDO LA STAMPA DIVENTA DIRETTORE D’ORCHESTRA

 

LA POLITICA MUORE QUANDO LA STAMPA DIVENTA DIRETTORE D’ORCHESTRA

La politica oggi, in qualche modo, è data in appalto ai media, che certamente hanno avuto sempre un ruolo fondamentale, ma se prima erano l’altoparlante delle idee, dei progetti dei partiti oggi sono essi che orientano con le loro parole d’ordine il dibattito nei partiti e tra i cittadini.

Questo comporta che i media, invece di dare informazioni, fanno propaganda, mentre nella prima repubblica avevamo quotidiani, più o meno equidistanti, perché era importante per un quotidiano dirsi ed apparire indipendente, mentre per sapere cosa pensavano i partiti, c’erano i quotidiani di partito. Oggi non è più cosi, i quotidiani sono tutti di parte, si articolano per prima cosa in quotidiani di destra o di sinistra e poi in base a questa scelta al partito di cui sono i supporter.  

L’esempio tipico lo abbiamo avuto con le elezioni in Sardegna, non bisogna essere laureati nè in statistica nè in sociologia per comprendere che, dati alla mano, la candidata Presidente del cosiddetto “campo largo” ha vinto sull’altro candidato per un migliaio di voti, e con una percentuale di non votanti che di poco è aumentata, e se questi dati li confrontiamo con il risultato delle coalizioni che si fronteggiavano si nota che il centro destra ha preso più voti del campo largo. La lettura più ovvia è che i problemi della coalizione di centro destra hanno favorito la candidata di centro sinistra, ma allora   mi domando come si può parlare del “Vento del cambiamento”. Si tratta solo di bieca propaganda che dovrebbe offendere i cittadini, perché gli si vuole far credere ciò che non c’è, se lo fanno i partiti è una libera scelta, se lo fanno i media si tratta di manipolazione. Non a caso secondo alcuni strateghi chiusi nel salotto delle loro redazioni con i loro editori, hanno pensato che, facendo propaganda e manipolando la realtà, fosse possibile condizionare il voto dei cittadini Abruzzesi.  Il loro sogno, però, si è infranto davanti alla realtà degli elettori che, per quanto siamo tutti manipolabili, abbiamo sempre il senso della realtà.   

Questo brutto giornalismo dovrebbe essere censurato, ma ormai è funzionale a questo sistema elettorale che Gianni De Michelis definì un maggioritario Bastardo, un sistema che per funzionare deve polarizzare e criminalizzare l’avversario, che diventa nemico, dove le frange massimaliste sono quelle che condizionano le frange riformiste e dialoganti.  Questo sistema politico ed elettorale è funzionale alla macchina del fango che molti credono nata oggi, viste le notizie che emergono grazie al libro scritto da Palamara (ex Presidente dell’associazione Magistrati) sul mal funzionamento della magistratura, ma anche delle notizie gravi che emergono in questi giorni sugli accessi riservati alle banche dati operate da magistrati e funzionari di stato disonesti con la complicità di giornalisti e dunque dei loro gruppi editoriali. Tutto ciò di cui si parla oggi era già presente in modo diverso negli anni di Mani Pulite del Pool di Milano, operazione di un golpe post moderno nato dal connubio tra magistratura deviata e media al servizio di poteri finanziari interessati a comprare a due soldi le aziende pubbliche italiane. 

Non è un caso che l’operazione parte in grande stile dopo che il parlamento approva la legge maggioritaria denominata Mattarellum che spacca le forze rifomiste, che erano e sono presenti in ogni partito democratico, obbligandole con questa legge ad essere residuali dentro i due schieramenti e perdendo la loro capacità di dialogo funzionale per la democrazia.  Se a ciò aggiungiamo la campagna mediatica che definisce il politico, in quanto tale, Ladro a priori per cui è giusto abolire il finanziamento pubblico, ed eccoci precipitati nella politica del nulla, in mano alla finanza, scimmiottando il peggio delle istituzioni americane le quali oltretutto hanno dei bilanciamenti dei poteri che noi non abbiamo.

Un’ultima osservazione, ma i nostri politici si sono dati all’agricoltura? Campo largo, Campo giusto, Campo coeso, quando nella politica si usano metafore vuote dove ognuno può inserire ciò che vuole, vuol dire che: la politica dei contenuti, la politica del fare, la politica che mobilita i cittadini, la politica della speranza, non esiste. Non a caso anche nella prima Repubblica, Moro, parlò della convergenza di due rette parallele, per definire che due partiti diversi possono trovare dei punti di convergenza su alcune cose, ma rimanendo distinti. La differenza tra i campi, che non sappiamo cosa ci si coltiva e la convergenza è che nella prima Repubblica c’erano vincoli internazionali che oggi non ci sono, per cui bisognava motivare agli alleati le alleanze possibili, per poter governare, che i dati elettorali mettevano in risalto.  Stiamo parlando dell’inizio del compromesso storico, una fase politica complessa dove il peso degli equilibri internazionali fu determinante nel suo fallimento. Ma questa è un’altra storia.

Roberto Giuliano

 


Lapsus Freudiano: negli anniversari emerge il loro autoritarismo

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