martedì 24 gennaio 2023

Stato Essenziale Società Vitale

 

Stato Essenziale Società Vitale

Che il mondo sia sempre in movimento ce lo confermano tutti gli scienziati, anche quelli  sociali relativamente al cambiamento costante della società. In entrambe i casi  l’essere umano, il cittadino non se ne rende conto.

Il libro di Maurizio Sacconi e Alberto Mingardi (edizione Studium) affronta questo tema con gli occhi degli scienziati sociali, i quali  percepiscono, intravedono e collegano cose che noi non sempre sappiamo cogliere nella loro acutezza e prospettiva sul divenire quotidiano.

La crisi economica  e la guerra sono fenomeni tragici di un legame che  nella loro evoluzione possono determinare, ed in parte già lo hanno determinato, una crisi mondiale. Gli autori ci ricordano che “l’economia è governata dalla logica delle convenienze… Va da sè che se facciamo friendshoring, se ci limitiamo a scambiare fra Paesi affini, la nostra capacità di effettuare “sostituzioni” si riduce drammaticamente. Infatti così facendo tendiamo a scambiare solo fra Paesi che sono allo stesso livello di sviluppo” , con questo approccio si determinerbbe un limite al diritto, all'aspirazione e alla crescita economico di popoli che hanno sistemi diversi dal nostro.

Gli autori ci avvisano  e mettono in evidenza che la politica ha un ruolo determinante solo se essa svolge un ruolo regolatore e di supporto alle imprese “sostituire la decisone politica con la decisone imprenditoriale” è rischioso.  Lo stato può e deve favorire le attività di sviluppo economico mediante legislazioni a sostegno, ma lo stato non può creare sviluppo ed occupazione intervenendo su quegli aspetti che competono all’imprenditoria come organizzarsi, come produrre,  la scelta dei materiali, dei  partners, dei mercati in cui operare. La politica non è un imprenditore e tale non deve essere, la politica ha il grande compito di tutelare le imprese italiane all’estero, dare certezza sulle regole ambientali e lavorative, affinché le imprese possano produrre e competere.

Ed è in questo contesto che gli autori guardano alla globalizzazione, che non può essere lasciata alla legge del più forte o del più furbo, ma regolata e gestita in modo multipolare, e denunciano che da anni  non si stipulano accordi internazionali sul commercio che tutelino gli scambi, i vari stati e i loro lavoratori.

Leggendo il libro una riflessione emerge, grazie alla loro analisi, che un nuovo ordine di regole mondiali dovrà sorgere, la stessa guerra in Ucraina, che è già rischiosa di se, è un brutto segno di questa deregulation, perchè dopo la fine di Yalta le super potenze non hanno stipulato nessun accordo di transizione per la gestione di una nuova fase di equilibri internazionali.

Il libro affronta la tematica del disagio sociale che è ovviamente il risultato di politiche economiche anche internazionali  disastrose dalla pandemia alla guerra che sta sconvolgendo tutto il mondo occidentale e non solo: “Il disagio sociale, al centro del lavoro di molti analisti, c’è, esiste ed attraversa tutti i Paesi occidentali, e non soltanto l’Italia, ma da noi si presenta in forma acuta.” 

Con questa affermazione gli autori analizzano le motivazioni strutturali delle difficoltà del nostro Paese, dalle scelte scellerate sull’energia, alla politica dei No a qualunque scelta infrastrutturale. Ciò è dovuto ad una politica debole, ubriacata da un falso ambientalismo ideologico e messianico. Nella loro analisi emerge in modo netto una critica alla burocrazia disfunzionale, alla magistratura irresponsabile, ma, oltre ad un critica lucida, gli autori propongono soluzioni e spunti di riflessione per un futuro sempre più vicino; "Ci rendiamo conto di non stare  suggerendo nulla nè di facile nè di immediatamente realizzabile... la lezione della "Seconda Repubblica" dovrebbe essere un amaro monito per tutti noi: a fermarsi in mezzo al guado, si finisce per sprofondare nel fango"


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giovedì 19 gennaio 2023

Il Fantasma di Craxi e il Congresso del PD

 

Il Fantasma di Craxi e il Congresso del PD

Sono 20 anni e più che l’Associazione Amici del Garofano Rosso e la Fondazione Craxi organizzano il viaggio ad Hammamet, sia per ricordare Bettino Craxi, ma anche per ribadire che non si è fatta luce sul quel tragico periodo che ha cambiato la storia dell'Italia. Questo non è un gesto di nostalgici, ma di ferventi democratici italiani, socialisti e non, consapevoli del fatto che senza verità non c’è giustizia, e senza giustizia non c’è democrazia. Il futuro del paese e della democrazia può essere solido solo se fonda le sue radici nella verità e nella giustizia.

Se qualcuno avesse dubitato che Mani Pulite fosse  una operazione golpista post moderna, le dichiarazioni di Palamara sul ruolo politico  che ha svolto e svolge parte della magistratura (dunque eversiva perché anticostituzionale)  è solo ingenuo o in malafede. Dopo Mani Pulite il paese  è entrato in un tunnel vorticoso  che, oltre a far emergere populismo e demagogia, ha  determinato una crisi di instabilità istituzionale e una crisi economica nazionale che sta impoverendo il paese.

 E’ evidente che l'obbiettivo non era solo fare fuori Craxi, ma ciò che lui e gli altri esponenti della prima Repubblica rappresentavano: cioè La Politica, nel suo senso più nobile del termine.  Con Mani Pulite vince l’antipolitica, non a caso sono 30 anni che questo paese non ha più una politica estera, né investimenti in infrastrutture, politiche industriali ed energetiche, 30 anni di depauperamento della ricchezza degli italiani, blocco dell’ascensore sociale, blocco del processo di integrazione europea che fa si che l'Europa non risponde ai popoli, ma alle lobby (il Qatargate ne è la conferma).  Di questo, ovviamente, sono responsabili gli italiani manipolati e i poteri forti e parassitari con il coinvolgimento oltre dei Pm,  anche degli ex comunisti che per salvarsi hanno preferito la via giudiziaria, abdicando alla democrazia e al loro ruolo sociale.

In questi giorni il Pd sta affrontando una caotica campagna Congressuale, ci sono vari ipotesi e vari temi a confronto, ma manca il tema principale che ha due risvolti   1) il socialismo democratico  e il comunismo, 2) l'assunzione di responsabilità politica della stagione di mani pulite. Non si chiede di rinnegare nulla, devono riconoscere il fallimento della loro storia comunista e il valore universale del socialismo democratico e liberalsocialismo, e come conseguenza logica ripudiare il giustizialismo e fare i conti con l'esperienza Craxiana, cioè con la politica di riforme strutturali ed istituzionali che sono ancora oggi attualissime per far salire la china al paese. Se vogliono definirsi realmente democratici la strada maestra passa per Hammamet.  Non comprendere ciò vuol dire continuare a rimandare la chiusura di una stagione politica fatta di populismo e demagogia che hanno contribuito a distruggere il Paese. Il rinascimento del paese e il ritorno della politica e della sinistra passano per la strada di Hammamet.

Roberto Giuliano

 


 

 

venerdì 13 gennaio 2023

Consigli non richiesti al Governo Meloni

 

Consigli non richiesti al Governo Meloni

Come sanno coloro che mi conoscono appartengo a quella schiera di socialisti che dal 1994 hanno deciso di contrastare la cultura del giustizialismo, che tanti danni ha prodotto e continua a produrre nelle istituzioni e nel Paese. Per questo non posso che essere contento del nuovo governo italiano, per di più per la prima volta guidato da una donna, che ha conquistato il ruolo di primo ministro grazie alle sue capacità e non a presunte quote rosa che di fatto considerano le donne oggetto, immagine o come richiamo per le allodole, per affermare una vacua parità.

Nonostante ciò, sono consapevole dei limiti che attanagliano la classe dirigente del centrodestra italiano: una buona dose di populismo e mancanza di una forte cultura liberale, mancanza che ovviamente non è esclusiva del centrodestra, uno spiccato individualismo accompagnato da un opportunismo smodato, mancanza del senso di squadra e di appartenenza. Limiti che troviamo anche nello schieramento della cosiddetta sinistra, con l’aggravante che è giustizialista e con una spiccata tendenza all’autoritarismo (aspetto che si è manifestato con chiarezza durante la pandemia) unito ad un forte sentimento di essere sempre i migliori per censo culturale, autoritarismo, mitigato all’apparenza, da una concezione  ideologica dei diritti civili (avendo perso di vista quelli sociali) sponsorizzati come clava o anatema per chi non li condivide tout court .

Ci avviciniamo ai primi cento giorni del governo Meloni e possiamo già intravedere i normali rischi che il governo dovrà affrontare.

Siamo un paese che, grazie ai media, è capace di far credere per buone delle fregature e anche l’opposto, ed in questo la cosiddetta sinistra è bravissima, un esempio per tutti è stata la privatizzazione delle aziende pubbliche, gestite dai vari governi del cosiddetto centro sinistra, che avrebbero potuto sanare il debito pubblico ed invece sono state svendute, aumentando il debito pubblico. Per tanto mi permetto di sottolineare l’importanza della comunicazione e della controinformazione.

Che l’attuale governo faccia tutto bene lo spero, ma non credo, e ritengo giusto che quello che farà di buono almeno lo sappia comunicare agli elettori.

Nell’economia tutti parlano dell’inflazione e del caro vita, la soluzione su cui tutti invitano il governo è quella degli adeguamenti salariali e della realizzazione di un salario minimo, a mio parere sono strade sbagliate che si vogliono far percorrere al governo. Perché gli aumenti salariali così proposti faranno aumentare l’inflazione. C’è una strada maestra già percorsa negli anni 80 dal Governo Craxi, che ha dato risultati formidabili, ed è la concertazione tra le parti sociali.  Il problema vero è il potere di acquisto dei salari e bloccare la speculazione che avviene tramite l’intermediazione, fenomeno quest’ultimo che è avvenuto già nel cambio dalla lira all’euro.

 Per i contratti di lavoro bisogna continuare la strada iniziata da Renzi, ma poi persa dallo stesso, incrementando le assunzioni a tempo indeterminato e abolendo i contratti anomali, ma anche quelle forme contrattuali che diminuiscono il salario e che oggi favoriscono false cooperative o società che offrono servizi competitivi non con la tecnologia, ma diminuendo il salario delle proprie maestranze nonostante svolgano lo stesso lavoro dei dipendenti delle aziende che danno in appalto parte della loro produzione o servizi.  

Altro aspetto per l’occupazione è il coinvolgimento delle associazioni imprenditoriali nella formazione in modo strutturale, utilizzando i fondi economici per formare gli inoccupati e i disoccupati sulle richieste delle aziende. In una crisi di sistema dell’economia mondiale il sistema paese deve fare squadra.

Difronte ad iniziative di questa natura, certamente, le sacche di resistenza saranno molte, ma anche qui saper parlare al Paese è la condizione per battere quella massa di autolesionisti che, sia a destra che a sinistra, sono tifosi e/o qualunquisti che si abbeverano alla fonte dei poteri forti di coloro che governano i media. Anche qui una leggina per una stampa libera dagli interessi della finanza e delle imprese a loro collegate sarebbe utile per la democrazia del nostro paese.  

In politica estera un forte rapporto con l’America e con l’Europa non può e non deve ridursi nell’essere obbedienti e rispettare le regole e le alleanze, ma è necessario avere anche la capacità di indicare alternative o evidenziare i rischi di sbagli che stati europei o gli americani possono compiere, essere alleati o parte di un comune progetto ci dà il diritto dovere di contribuire al miglioramento delle condizioni di vita e di sicurezza dei nostri popoli.

Un ultimo aspetto fondamentale per la nostra democrazia è la riforma dello stato: sia esso un premierato o il presidenzialismo, è necessario il ritorno ad un primo turno del proporzionale puro, affinché le famiglie politiche si possano riorganizzare per idee e programmi ricreando quel senso di appartenenza e dello stato che la seconda repubblica ha disperso. Ovviamente, come logica conseguenza di ciò, va ristabilito il finanziamento pubblico ai partiti, e normato in termini di trasparenza quello privato, perché la democrazia costa, ma la dittatura di più.

Andreotti diceva che il potere logora chi non lo ha, ma è vero anche il contrario, per cui è naturale la lotta politica tra i partiti, ed anche al loro interno, ma non bisogna mai dimentica che in democrazia ci sono avversari e non nemici, e anche gli avversari interni sono portatori di voti e non nemici da eliminare.

PS. Per la giustizia l’agenda Nordio è una garanzia per un ritorno alla normalità.

Roberto Giuliano.


 

Lettera aperta al Presidente della Repubblica: L’Anpi è democratica?

  Lettera aperta al Presidente della Repubblica: L’Anpi è democratica? Mi permetto di rivolgermi a Lei in quanto costituzionalmente è il...