venerdì 20 marzo 2020

La Pandemia politica in epoca di Corona Virus


La Pandemia politica in epoca di Corona Virus
L’epidemia da Corona Virus, ha messo in risalto gli aspetti negativi della politica nostrana facendoli emergere in tutta la loro nitidezza. Non credo che ci sia bisogno di evidenziare la malagestione dell’emergenza, essa è sotto gli occhi di tutti, ovviamente non riguarda solo la maggioranza che, comunque ha responsabilità maggiori in quanto forza di governo. Visto che maggioranza ed opposizione non hanno le carte in regola, entrambi in modi diversi, cercano di addossare le proprie incapacità all’Europa e agli altri paesi.  Dato che la Cina sta superando la crisi, ed avendo un sistema produttivo efficiente, sono in grado di darci un aiuto, esso viene subito strumentalizzato dai soliti i pifferai che ci informano che la Cina è regime politico autoritario, e dunque non va preso come modello. Ma scusate chi in Italia ha mai detto che è un modello? E’ un Paese che vanta una lunga tradizione di amicizia con l’Italia e gli amici si notano nei momenti di bisogno
Ma c’è dell’altro questa critica volutamente ingrata nasconde due problemi: 1) Avendo il governo Conte 1, firmato l’accordo commerciale con la Cina, denominato la via della seta, (non entro nel merito dell’Accordo), dunque secondo questa logica perversa i Cinesi sono amici  delle 5Stelle e dunque di questo governo, per cui bisogna attaccare la Cina. Visione demenziale ed infantile della politica internazionale. 2) L’efficienza cinese nell’affrontare l’emergenza del Corona virus viene strumentalizzata nell’essere una dittatura, alfine di nascondere l’incapacità della nostra classe politica tutta, nel gestire l’epidemia.
Da ragazzo, in sezione, mi raccontavano gli adulti, che quando si governa i primi due anni si possono fare manovre dure per raddrizzare l’economia, ma poi con le riforme fatte negli anni successivi si lancia lo sviluppo economico. Con questo voglio sottolineare che in democrazia la classe dirigente si assume delle responsabilità per dirigere un paese, sapendo che ci sarà sempre chi si lamenterà, rientra nelle regole del gioco democratico, il consenso lo si conquista non ci si corre dietro, per cui anche in democrazia ed in emergenza era possibile prendere ad esempio le scelte organizzative fatte in Cina, senza per questo aspirare ad un modello politico o voler proporre al Paese di abbandonare la democrazia.
Nei discorsi dei nostri politici (è un eufemismo) ed in particolare nei social, che in modo indiretto li sostengono con siti camuffati, emerge uno strisciante odio nei confronti dell’Europa, ed in particolare della Germania e della Francia. Purtroppo, cosa non nuova per responsabilità sempre di coloro che, autonominatisi politici, dichiarano “l’Europa ci obbliga” con questa frase nascondono le loro incapacità di governo, sia della destra che della cosiddetta sinistra. Qualunque decisione che importante in Europa viene assunta dal consiglio dei capi di Stato  i quali decidono all’unanimità, e poi i consigli dei vari ministri europei si incontrano per definire eventuali  particolari e dopo il tutto viene demandato  alla commissione Europea sia per fare le direttive che per vigilare sul suo rispetto. Visto che  questa è la procedura mi domando come si fa a dire che l’Europa ci obbliga? Il vero dramma è che dal 1992 (la stagione golpista di mani pulite) il nostro Paese ha perso una classe politica che nonostante i suoi limiti aveva senso dello stato e delle relazioni internazionali.  
Questa pseudo classe dirigente ha inserito nel corpo sociale del paese un odio verso l’Europa e verso l’euro per coprire la sua incapacità. Anche in questa crisi dovuta al corona virus19 si cerca di coprire le varie inefficienze e sottovalutazioni scaricando le proprie responsabilità verso gli altri stati europei che secondo questa vulgata non sono solidali con l’Italia; si racconta, come prova, che l’importazione di mascherine è stata bloccata, ma ritengo normale che ogni singolo stato pensi prima al suo popolo e poi aiuti gli altri, e dunque essendo una pandemia fanno prima scorta per le loro esigenze e poi aiutano gli altri.  
Questo non vuol dire essere nazionalisti o egoisti si chiama buon senso cosa che è mancato alla classe  politica italiana che, per produrre le mascherine, in una situazione di emergenza fa fare un appalto alla Consip o, per motivi burocratici, si impedisce la conversione di alcune aziende per produrre le suddette mascherine. Qui non si invoca l’autarchia, ma la necessità di avere buon senso, cosa che le autorità giustamente invocano ai cittadini, ma manca del tutto alla classe politica.
Con questo scenario torbido della nostra classe politica, il futuro economico è estremamente cupo. In psicologia si dice che da una crisi si può uscire con rinnovato vigore e creatività o regredendo, nel senso che si rimane legati ai vecchi vizi che hanno determinato la crisi, per quanto si crede o meglio ci si illude di aver intrapreso strade nuove. Da questa crisi non si esce da soli con le proprie forze, ma con un rinnovato slancio verso l’integrazione Europea certo con le sue diversità, il dopo crisi riguarda l’Europa e il mondo. Bisognerà passare dall’unione Europea agli stati federali dell’Europa, integrando le economie e le politiche con percorsi virtuosi. Il mondo dopo il corona virus sarà diverso ed obbligherà tutti a fare delle scelte comuni, oppure a scegliere sentieri di ripiegamento che comportano un ritorno alle singole nazioni. Ecco la nostra pseudo classe politica invece di polemizzare contro gli altri stati europei ci faccia sapere se vuole costruire una Europa sovrana oppure affrontare la globalizzazione in modo autarchico.
Roberto Giuliano

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