venerdì 10 novembre 2023

C’E BEVEMO DE TUTTO

 

C’E BEVEMO DE TUTTO

"La democrazia è il potere di un popolo informato"  A.de Tocqueville

C’è un fantasma che si aggira sull’Italia e non solo, questo fantasma si chiama: Ignoranza. Molti, in modo errato, pensano che l’ignoranza sia una offesa o uno svilimento del proprio essere per non aver studiato.  Ognuno di noi è ignorante in qualcosa, aldilà del titolo di studio, si è ignoranti in tutto ciò che non si conosce, ci sono plurilaureati in legge che non conoscono la medicina e l’opposto, ma anche plurilaureati che non conoscono l’empatia, la vita quotidiana, la difficoltà a gestire i sentimenti e le relazioni, aspetti della vita che sembrano banali, ma nella loro vita personale e sociale possono rivelarsi drammi.

Oggi, ad esempio, nei social tutti sono esperti di geopolitica internazionale e politica nazionale, ma non essendo consapevoli della propria ignoranza, confondono il diritto ad avere una opinione con la competenza.  Il problema dunque non è il sacrosanto diritto di dire la propria opinione, anche se “sbagliata”, ma la presunzione di essere sempre dalla parte del giusto. Ad esempio è vero che esiste un problema annoso nel conflitto Israele/Palestinese, ma c’era una tregua di fatto da quando Sharon si ritirò da Gaza, cosa e chi è stato a far riesplodere la guerra? 

L’attacco terroristico di Hamas ai civili e la presa degli ostaggi, questo è stato ed è il detonatore di questa ennesima guerra, le conseguenze dipendono da questo atto. Chi dice: ma cosa c’entrano i bombardamenti a Gaza nella quale muoiono i civili palestinesi? Giusta osservazione, ma è come dire cosa c’entra il bombardamento delle città tedesche durante la seconda guerra mondiale? Purtroppo c’entra, i tedeschi hanno accettato il nazismo e l’unico modo per debellarlo era ed è stato bombardare le loro posizioni che, purtroppo, si trovavano anche nelle città abitate dai civili, e ciò è quello che sta avvenendo a Gaza. Certo non è una bella cosa, ma chi ha mai detto che la guerra è una bella cosa? Solo i fanatici e i terroristi.

Ormai la comunicazione è come la Torre di Babele, siamo bombardati da informazioni e notizie che ci rendono complicato comprendere la realtà. Se da un lato dovremmo essere felici di avere tanta informazione a disposizione, perché teoricamente questo dovrebbe comportare una nostra maggiore comprensione del mondo in cui viviamo, dall’atro non è più così facile e scontata se pensiamo che con l’intelligenza artificiale è possibile prendere una immagine e con il suo stesso tono di voce farle dire quello che vogliamo. 

Infatti la nostra percezione della realtà è strettamente legata alle informazioni che riceviamo e tende a raffinarsi in modo direttamente proporzionale allo sviluppo delle nostre conoscenze e competenze linguistiche.  

Altro esempio di questa “ignoranza” che fa emergere in certi contesti forme di dialogo aggressivo, è stato, durante il lockdown, la pubblicazione su Facebook di una vecchia immagine di migliaia di corridori sul ponte di New York spacciata come assembramento sul ponte nello stretto di Messina.  I creduloni furono migliaia, ma la cosa più grave sono stati i commenti pieni di odio nei confronti dei presunti trasgressori.

Questa babele di informazione, di fatto, distrugge la controinformazione realizzando una percezione della realtà manichea, dove non c’è né confronto né dialogo, e favorisce l’insinuarsi, in menti deboli ed ignoranti (nel senso etimologico e cioè di chi ignora perché non sa, ma pensa di sapere) sia l’affermazione del pensiero unico, anche come bisogno di appartenenza, ma anche forme di pensiero violenti che possono trasformarsi in azioni violente.  

La violenza si distilla giorno per giorno con parole e letture della realtà piene di incitamento all’odio, dopo una certa dose di ubriacatura purtroppo alcune persone o popoli reagiscono a quella che ritengono, a torto o a ragione, una violenza che subiscono.

Nel nostro Paese, già debole di senso dello Stato, il maggioritario ha favorito l’affermazione di questa visione della realtà di tipo manicheo, siamo il Paese degli ottomila comuni, dei Guelfi e Ghibellini, non è casuale che l’affermazione della Lega Nord avviene mediante lo stereotipo del Sud ladrone: forma arcaica di dividere  in modo demagogico gli Italiani, altra esperienza che abbiamo vissuto, sempre grazie ai media, di pensiero manicheo è stato quello di Mani Pulite di cui le 5 Stelle ne sono stati “l’evoluzione politica” sia con i “vaffa”  che, mediante la  generalizzazione della politica e dei politici come corrotti,  se stai con loro sei onesto tutto il resto è corruzione e i risultati di questa ubriacatura sono sotto gli occhi di tutti. 

Se guardiamo indietro questa mentalità era presente, in modo contenuto, anche nel pensiero del vecchio e glorioso PCI che, dopo la morte per eutanasia del comunismo, fa emergere questa componente manichea come unica forma di cemento culturale per non seguire la via democratica al socialismo, avendo preferito la via giudiziaria, perdendo di vista quei valori che nella sua storia lo avevano contraddistinto. 

Gli Stereotipi sociali o di gruppo vengono definiti operativamente dai membri di un gruppo che sono d’accordo nell’attribuzione di ‘etichette’ ai membri di un altro gruppo (destra/sinistra) o ai membri del proprio gruppo (essere dalla parte del giusto a priori). È dalla dinamica dei rapporti interpersonali che emerge più chiaramente la funzionalità degli Stereotipi: risparmio di energia psichica, funzione d’integrazione dell’individuo nel gruppo, funzione egodifensiva.

Il manicheismo (cioè la polarizzazione della realtà) è una forma del pensiero infantile utile al bambino per la formazione del pensiero complesso, ma negli adulti è una regressione che favorisce la pigrizia mentale, che determina un arretramento culturale di tutta la società occidentale, e dunque dei valori che l’hanno storicamente creato. Unico antidoto è l’Umiltà di chi sa di non sapere.

Roberto Giuliano




giovedì 9 novembre 2023

Lo Ius Soli già esiste, ma la Cultura NO


In Italia lo Ius Soli già esiste. All’età di 18 anni colui che nasce e cresce in Italia ha il diritto alla cittadinanza, adesso la sinistra senza anima e storia vuole cederlo per diritto di nascita, non comprendendo che essere cittadini italiani e occidentali è legato alla nostra storia e alla storia delle nostre terre. Marx ci ha informato che la storia umana è storia di sangue e di potere, cosa che molti cittadini occidentali, figli del benessere, dimenticano nel comprendere i fenomeni che stiamo vivendo. Purtroppo la storia la si studia male, o da essa non apprendiamo gli insegnamenti. In Italia dal materialismo storico siamo passati al pietismo universale di matrice cattocomunista o terzomondista. 

Certamente è vero che i ragazzi starnieri nati in italia e non nati in italia possono trovare difficoltà burocratiche per poter partecipare alle iniziative scolastiche con gli altri  compagni di scuola, ma questo problema si può risolvere con piccoli accorgimenti legislativi o anche circolare del ministero degli Interni dove riconosce fino al compiemento dei 18 anni o del ciclo degli studi le stesse garanzie come se avessero la cittadinanza.  

Queste sono le concezioni che si sono veicolate nella mente di molti italiani: noi occidentali siamo responsabili dei mali del mondo, le cause della povertà, del sottosviluppo del mondo sono colpa nostra. Tale teoria è simile, se non eguale, a quella visione apocalittica dell’ecologia secondo cui il mondo muore a causa nostra. In queste visioni manichee, c’è la grande bufala che era meglio il mondo antico di ieri rispetto a quello di oggi. Essa è fondamentalmente una visione etica del comportamento umano che, mediante una concezione rieducativa del nostro comportamento (ma anche del linguaggio), vorrebbe strutturarci ad essere tutti eguali e buoni, sia per noi, che per il mondo. Questi epigoni non riescono ad accettare la diversità insita nell’essere umano, con i suoi limiti e stravaganze: la libertà, anche quella di sbagliare, è vista con orrore.

Nel confronto geopolitico che la globalizzazione ci obbliga ad affrontare, l’Occidente è per loro solo lo sfruttatore del Terzo Mondo. Certamente c’è del vero, ma non è la verità. La prima distinzione è che non sanno valutare che le regole che l’Occidente democratico si è dato, non sono valide per molti Paesi del mondo i quali vivono in regimi più o meno dittatoriali, e visto che la democrazia non si esporta con le armi, bisogna prenderne atto. Secondo, le colonie appartengono a un periodo storico in cui l’Occidente ha dominato questi Paesi, come storicamente hanno fatto nella storia dell’uomo tutti i popoli che hanno vinto delle guerre, portando desolazioni, ma anche scambi, per quanto imposti, di cultura e tecnica. Terzo, le religioni, che secondo Marx sono l’oppio dei popoli, hanno svolto anche funzioni culturali all’interno di essi, ma il più delle volte sono state strumento di potere e di impedimento alla conoscenza; alcune, però, si sono sapute evolvere e secolarizzare, altre no. E non dimentichiamoci che il Nord Africa era tutto cristiano e con la scimitarra furono sottomessi i popoli cristiani, come i cattolici con le armi colonizzarono l’America latina. L’Islam è certamente, per sue problematiche intrinseche, l’unica religione monoteistica che non si è evoluta e questo dipende sia dal potere che ne deriva agli imam, che ai vari dittatori, ma anche dalla accondiscendenza della maggioranza dei loro credenti. Il nostro benessere non deriva dal nulla, ma è forgiato dal sangue di Giordano Bruno, di Giuseppe Mazzini, dalla Resistenza al Nazismo e dei tanti eretici condannati dalla chiesa e dai vari signorotti del tempo.

L’affermazione culturale dell’Illuminismo, come anche il Rinascimento, e stata possibile solo grazie al sangue dei tanti martiri per la libertà. Se l’Occidente sfrutta i Paesi del Terzo Mondo, è perché esiste una classe politica in questi Paesi che lo permette, che non ama il suo popolo, che non distribuisce la ricchezza ma se ne appropria. Anche la vendita delle armi che l’Occidente, e non solo, fa a questi Paesi, è un falso problema se non esiste un disarmo totale, e pensare a un mondo senza armi rientra in questa folle visione dell’uomo buono in assoluto.

Certo oggi l’Occidente ha altre sfide da affrontare che possono far perire la democrazia, come la finanza globale che sfugge alle regole della democrazia ed è a volte la promotrice di un nuovo modo di realizzare guerre in modo post moderno alle nazioni. I popoli dell’Islam, fuggendo dai loro Paesi alla ricerca di un benessere consumistico, pongono un problema serio all’Occidente sulla possibilità della loro capacità di integrazione nei valori dell’Occidente. Per questo lo Ius Soli che il Partito Democratico vuole approvare è il segno di una decadenza culturale di una parte della classe dirigente del Paese, perché non si è italiani o di altri Paesi per nascita, ma per cultura.

 


venerdì 13 ottobre 2023

La Guerra e l’ignoranza della storia

 

La Guerra e l’ignoranza della storia

Premetto che con questo scritto non voglio affrontare le responsabilità della guerra, ma le radici culturali di un atteggiamento verso la guerra e le sue conseguenze. Le generazioni europee che sono nate dopo il 1946 sono fortunate perché, nel bene e nel male, la guerra fredda ha evitato fino al 1991 guerre in Europa. Prima della seconda guerra mondiale in Europa di media ogni 20 anni c’era una guerra tra gli stati europei. Le stesse popolazioni europee in questi 60 anni hanno vissuto un benessere non conosciuto dalle altre generazioni, perché, con tutte le contraddizioni che possiamo individuare nel sistema occidentale, la Pace ha permesso lo sviluppo economico e con esso l’emancipazione dei lavoratori e dei diritti civili e sociali. Se da un lato la Pace ha favorito una crescita del benessere generalizzato, dall’altro la stessa ha favorito l’affermarsi di una cultura, per quanto marginale, dell’irresponsabilità coniugata all’irrazionalità che esclude la logica delle ovvie conseguenze, come se la vita fosse un gioco, un game, dove poi si ricomincia come se nulla fosse accaduto, in poche parole una fuga dalla realtà. Una fuga non dovuta ad una realtà tremenda come una guerra, ma alle difficoltà ad affrontare e collegare le tematiche esistenziali tipiche del benessere; ciò ovviamente dipende da molti fattori: dal decadimento delle istituzioni scolastiche, alle famiglie sempre più distratte e, per questo senso di colpa, estremamente protettive, etc.

In questa società “protetta” si sono sviluppati due sintomatologie opposte, da un lato un senso di colpevolezza verso il mondo e verso i più deboli cercando un capro espiatorio, con ovvi segni di intolleranza, tipiche del senso di colpa, dall’altro un individualismo egoistico che pensando a sé stessi, perde il rapporto con la rete relazionale, sviluppando anche in questo caso la necessità di un capro espiatorio del proprio malessere e dell’intolleranza che ne consegue. In entrambi i casi si perde quel senso di realtà e di solidarietà realistica tipica della nostra specie.  Se è vero che le guerre purtroppo appartengono alla nostra storia umana, questi 60 anni hanno dimostrato che è possibile vivere senza guerre, ma è anche vero che le guerre non capitano solo perché c’è un cattivo di turno come banalmente è comodo pensare. Le guerre sono sempre il frutto di scontri di potere e deliri di onnipotenza, a volte ammantati dei valori di libertà, ma dietro c’è sempre l’interesse economico: ieri della casta nobiliare oggi della finanza mondiale e preciso non solo occidentale. 

Le due guerre in corso quella in Ucraina e quella in medio oriente rispondono a queste logiche.  La guerra, oltre tutto, obbliga le popolazioni e i governi a schierarsi o di qua o di la, esse non prevedono, nel momento in cui avvengono, possibilità di riflessione, riflettere si trasforma grazie alla polarizzazione supportata dai media nel dire “che si sta con il nemico”, si diventa partigiani omettendo a se stessi le brutali conseguenze che immancabilmente avverranno: distruzione ovunque, l’emergere delle brutalità di cui l’essere umano è un portatore sano, morti di civili innocenti  e la strumentalizzazione di essi che ne consegue come se potessero esistere guerre cavalleresche. La Storia ci insegna, ma purtroppo spesso lo dimentichiamo e non lo colleghiamo, che le guerre le fanno vecchi che si conoscono e si odiano e mandano a morire giovani che non si conoscono, ma obbligati ad odiarsi

Nonostante ciò la specie umana si è data delle regole per limitare i danni, ma sembra che la nostra società tende a dimenticarli. Le vecchie guerre avvenivano tra stati con eserciti regolari o mercenari identificabili e lo scontro era tra loro “guerrieri”, ovviamente ci andavano di mezzo anche i civili, ma non erano l’obbiettivo, questi casi vengono definiti con un certo eufemismo danni collaterali.

Dopo la seconda guerra mondiale, se da un lato si afferma pian piano l’abbandono del colonialismo inteso come restituzione ai vari popoli della possibilità di autogovernarsi, si presenta un nuovo fenomeno, nuovo per le sue modalità che si chiama terrorismo.  

Il terrorismo si differenzia degli attentati che abbiamo conosciuto perché essi sono diretti a personalità di potere e non contro la popolazione civile, gli attentati sono il modo come gente di potere usava e usa questa metodologia per eliminare un ostacolo, aldilà di chi realmente realizzava l’attentato. 

Il terrorismo si afferma come una forma di guerra vile, perché rifiuta di dichiarare guerra ad uno stato, che si presuppone a torto o a ragione, ostile per i propri interessi ma lo considera più forte in uno scontro diretto. Questa differenza è fondamentale per comprendere ciò che avviene e purtroppo le conseguenze che già possiamo vedere: Hamas è una formazione terroristica e lo conferma il fatto che non ha attaccato l’esercito Israeliano, ma ha voluto creare terrore nella società israeliana assassinando e rapendo civili con l’ovvio obbiettivo di una risposta dell’esercito che purtroppo provocherà morti civili tra i palestinesi, consapevoli di ciò lo utilizzeranno per cercare di avere consenso nel mondo mussulmano  affinchè possano odiare gli israeliani. L’obbiettivo di Hamas non è lottare per uno stato Palestinese, ma di distruggere Israele per volontà religiosa ed essere funzionali alla strategia dei mandanti, di cui il principale è lo stato teocratico dell’Iran che uccide il proprio popolo come hanno fatto quelli di Hamas nei confronti degli stessi palestinesi. Questi sono i motivi fondamentali, per cui non ci può essere nessuna comprensione o peggio giustificazione per gli atti di terrorismo, che sono diversi, per quanto condannabili, gli attentati.

Dobbiamo prendere atto tutti, che il mondo perfetto non esiste perché, purtroppo o per fortuna, l’uomo non è perfetto e dunque esisteranno sempre uomini disturbati che, arrivando al potere, determineranno sconquassi con qualunque tipo scusa, che sia il fondamentalismo religioso, il nazionalismo esasperato il razzismo etc., ma il più delle volte dietro tali motivazioni si celano gli interessi economici.

Con la scomparsa del comunismo sovietico si è rotto l’equilibrio di Yalta, oggi il mondo è alla ricerca di un nuovo equilibrio mondiale e ne stiamo subendo le conseguenze. Per noi Paesi democratici si tratta di comprendere come il nostro sistema valoriale possa trovare regole di controllo nei confronti dell’agire della finanza occidentale, che controlla i media e una politica povera di risorse economiche per essere autonoma da questi poteri, e poi regole condivise per quella internazionale.

Che si invochi la Pace è sacrosanto ma c’è una vecchia regola che può scandalizzare questa generazione di pacifinti cresciuti nel benessere con il senso di colpa o nell’egoismo esistenziale, i quali già ieri davanti al rischio di uno scontro con l’Unione Sovietica invocavano nei cortei “meglio rossi che morti” e poi invece grazie alle scelte fatte dai governi europei sul bilanciamento degli armamenti nei confronti dell’Est scomparve la minaccia Sovietica. Ascoltai questa regola dalla voce di Bettino Craxi ad una manifestazione per la pace con il filosofo Lucio Coletti: Il Vero pacifista è colui che è armato fino ai denti in modo da dissuadere chi vuole attaccarlo. Per evitare le guerre bisogna rafforzare la democrazia e la partecipazione consapevole dei cittadini.

Roberto Giuliano 



mercoledì 20 settembre 2023

Dall’analisi alla proposta: Il pensiero manicheo favorisce l’immigrazione clandestina

 pubblicato 11 settembre  su  https://www.thedotcultura.it/migranti-un-centro-di-accoglienza-nel-mediterraneo-gestito-dallonu/?fbclid=IwAR3Z7Bxcp-5aiBoIkFzoicbI6G35ypYOBmORxlG3_VD0hv4t1IwCb316t4c


Dall’analisi alla proposta: Il pensiero manicheo favorisce l’immigrazione clandestina

La narrazione sulle tematiche della migrazione, In questi anni, è sempre stata condizionata dallo schematismo manicheo che si è impossessato del nostro Paese.  Questo atteggiamento culturale impedisce di comprendere un fenomeno alfine di trovare soluzioni condivise dalla comunità Paese. In effetti, il manicheismo sfrutta una mezza verità e la utilizza come clava con chi non condivide questa stessa mezza verità, per paradosso destra e sinistra (ormai rappresentano luoghi parlamentari, ma non valori) dicono entrambe delle verità, ma esse sono rappresentate in modo tale da essere in contrasto, perché volutamente portate al paradosso per biechi interessi elettorali che generano la demagogia: “Cacciamoli tutti”, “Accogliamoli tutti”,  “Sono tutti delinquenti”, “Poverini chissà quanto hanno sofferto” o ancora con posizioni un po’ masochiste di coloro che devono espiare le colpe dei loro Padri  “dobbiamo accoglierli perché li abbiamo depredati  nei secoli”.  Queste narrazioni, cosi esasperate, sono un bisogno della pseudo-politica o sono i politicanti che seguono i media nella loro esigenza scandalistica per affermare che entrambi esistono? Credo che le affermazioni siano vere entrambe.   

Ma poniamoci la domanda: perché i vari migranti vengono in Italia e in Europa? 

I motivi sono molti, da quelli conosciuti e quelli che possiamo ipotizzare, ma certamente per loro è importante arrivare in Italia perché vuol dire mettere un piede in Europa, poi c’è chi si ferma e chi cerca di raggiungere altre destinazioni. Si sa, può piacere o no, che l’Italia è conosciuta anche per il mal funzionamento congenito della sua burocrazia, per mancanza di senso dello stato della classe politica e sua litigiosità che ne fa la strada migliore per giungere in Europa. È necessario differenziare il diritto dei rifugiati e coloro che vengono solo per motivi economici.  Che fare?  Prendiamo esempio da ciò che ha fatto l’Europa e la Germania in particolare, per bloccare la rotta dei Balcani, si è deciso di dare svariati miliardi di euro alla Turchia, sapendo cos’è la Turchia, e in questo caso stiamo parlando di veri rifugiati. Noi potremmo chiedere lo stesso trattamento nel mediterraneo, cioè realizzando con Tunisia o Algeria o anche il Marrocco, un centro di accoglienza che definisce lì chi è rifugiato o ha necessità della protezione umanitaria e chi no, inoltre si potrebbe far gestire questo o questi centri all’ONU così da garantire il rimpatrio per coloro che sono migranti economici e sperare che il trattamento degli stessi sia più umano. Inoltre l’UE, che è il luogo dove vogliono andare, potrebbe gestire in questo/i centro/i per i rifugiati riconosciuti, corsi di formazione linguistica e professionale in base alla nazione dove saranno indirizzati.  L’aspetto fondamentale è che qualunque barca arrivi a Malta o Lampedusa o in Grecia etc. viene portata in questo/i centro e dunque in Africa, ciò dovrebbe far venire meno l’interesse dei migranti economici, inoltre, per quelli identificati in suolo europeo senza documenti o permessi di soggiorno vanno riportati in questo/i posti di accoglienza. Gli aspetti positivi sono multipli perché oltre i canali ufficiali e legali dei flussi, noi otteniamo 1) il blocco della tratta clandestina perché l’obiettivo è mettere piede in Europa per i migranti economici, 2) i rifugiati facendo corsi di formazione linguistici e professionale, al loro arrivo possono integrarsi facilmente nei Paesi ospitanti, avendo un lavoro che li aspetta, eventualmente per un primo periodo gli enti locali dovrebbero favorire un alloggio che poi si pagheranno. 3) daremo un supporto economico al paese o ai paesi individuati e possibilità di lavoro negli stessi paesi dove insiste o insistono i centri di accoglienza in termini di sviluppo economico locale (interpreti, insegnanti, personale sanitario, logistica etc). 

In Italia finirebbe il business della finta accoglienza indecente, finirebbe la manovalanza alla malavita, finirebbero le polemiche stupide sull’accoglienza ed aumenterebbe la sicurezza e la percezione di essa da parte dei cittadini.  I Paesi da me individuati sono Paesi amici con sistemi politici più accettabili della Turchia e della attuale Libia, i quali stanno attraversando una grave crisi economica, e sarebbero ben grati di questo nostro intervento.

Roberto Giuliano Sociologo

 


 https://www.thedotcultura.it/migranti-un-centro-di-accoglienza-nel-mediterraneo-gestito-dallonu/?fbclid=IwAR3Z7Bxcp-5aiBoIkFzoicbI6G35ypYOBmORxlG3_VD0hv4t1IwCb316t4c

C’E BEVEMO DE TUTTO

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