L’intolleranza virus malefico del socialismo e del Paese
Osservare è una nostra capacità che non sempre mettiamo in pratica in modo cosciente e consapevole, per quanto naturale ed automatica, secondo Daniel Kahneman esiste un pensiero veloce e uno lento, come funzione fondamentale per la nostra capacità di dare senso alla realtà. Siamo abituati, il più delle volte, a rispondere o interpretare la realtà con il sistema del pensiero veloce (che comunque è un sistema utile su cui però non sempre si può fare affidamento) in quanto garantisce un risparmio energetico al nostro cervello. Il pensiero lento richiede: riflessione, connessioni remote e confronti con sé stessi.
Le ideologie appartengono a questo pensiero veloce perché, essendo un sistema di valori chiuso, permette di dare valutazioni e risposte sensate per quanto divisive, proprio perché facilita il ruolo delle ideologie che è quello di dare identità e appartenenza. Le ideologie sono autoritarie per antonomasia e sono le costruzioni mentali per la propaganda di massa, sembrano emancipare la cultura, ma nei fatti sono una involuzione del pensiero democratico e liberale.
I valori uniscono e le ideologie dividono, appartengono al pensiero manicheo che permette al potere di mettere gli uni contro gli altri: bene o male, determinando in coloro che si considerano il bene (cioè entrambi gli schieramenti o gruppi) una superiorità morale per cui non servono argomenti ma solo giudizi morali a priori sull’altro, responsabile di non condividere la propria ideologia.
Faccio questa premessa perché, per quanto consapevole che non tutti possiamo pensarla fortunatamente allo stesso modo, sono stato escluso da un gruppo di Facebook di Socialisti per le mie idee e perché no, anche per le mie provocazioni culturali, sempre senza offendere nessuno personalmente, ed evitando atteggiamenti moralistici di chi presuppone di possedere la verità. Sono consapevole che la persona che mi ha estraniato dal gruppo è una persona perbene, che stimo, per cui deduco che se è arrivato a tanto perché spinto da una irrequietezza ed intolleranza di alcuni esponenti del gruppo che hanno fatto pressione sull’amministratore, per cui comprendo bene e rispetto la sua legittima posizione.
Il motivo per cui lo racconto è che sto osservando da tempo, anche tra i socialisti ma non solo, una crescente intolleranza per tutti coloro si discostano dal pensiero maggioritario nel gruppo, inoltre noto che ad argomenti non si risponde con un sano dialogo, ma con pregiudizi e ingiurie: dal vergognati al fascista, putinista, etc.(ovviamente il termine comunista non viene vissuto come offesa) chi è più forbito la butta in caciara. Certamente tra i socialisti c’è una diaspora nata nel 94, tra chi nonostante tutto si allea con il PD e non comprende o non vuol comprendere le ragioni di chi si allea con il centrodestra determinando in molti di loro la perdita della bussola della tolleranza.
Io nel Psi, prima di Craxi, appartenevo alla sinistra Lombardiana ed eravamo una minoranza, ma c’era rispetto per le nostre posizioni, ricordo che quando il Partito approvò in parlamento la legge Reale (il fermo di polizia) noi occupammo la sede della Direzione Nazionale e il segretario venne a discutere con noi, ci confrontammo e ci espose le motivazioni delle decisioni del gruppo dirigente e, nonostante non completamente convinti, togliemmo l’occupazione, certo erano altri tempi e c’erano altri politici e altri partiti. Il Psi si è sempre distinto per essere un partito di sinistra libertario senza pregiudizi, che coniugava i diritti sociali con quelli civili perché ricco di valori dove lo stesso dissenso era un valore da tutelare, e i valori essendo universali venivano rimodellati con l’arte del riformismo ai cambiamenti della società con proposte di leggi adeguate.
Se la politica democratica non è confronto di idee e dialogo tra diversi, che democrazia è? Molti danno la responsabilità ai social di questa regressione culturale e politica, ma è falso, i social sono solo uno strumento, che certamente può favorire l’involuzione per emulazione, ma la responsabilità è del degrado della politica e della scomparsa della sua cultura umanistica basata sul rispetto. Ormai si è tifosi, si nega l’umanità dell’altro per affermare a qualunque costo la propria squadra identificandosi con essa, perché in fondo, chi non la pensa come te è di disturbo e in menti disturbate o fragili, esso deve essere offeso o eliminato. Si rompono amicizie, si disprezza chi non la pensa come te, diventa sociologicamente impossibile convivere con chi non condivide il tuo mantra, si favorisce l’odio al posto della comprensione (che non vuol dire giustificare) e si può arrivare ad uccidere, come il terrorismo o la donna che ti rifiuta, perché mette in discussione le false certezze su ciò che ci si è costruito su di sé.
Oggi seguire un talk show o una diretta in parlamento, è come osservare una partita di calcio, gli argomenti non servono per dare un contributo o trovare una soluzione a punti di vista diversi o mitigare o migliorare un provvedimento, no, è solo propaganda, che diffonde un messaggio al paese: l’altro è un nemico e non un avversario con cui oggi su un argomento si è divisi, ma con il quale domani si possono trovare convergenze.
Questa regressione è figlia del sistema maggioritario, che ha determinato la scomparsa dei partiti avendo, in modo demagogico, eliminato il finanziamento pubblico e dunque reso i partiti scatole vuote e inibito la selezione della classe politica. Il sistema maggioritario vive sulla contrapposizione creando il nemico, favorisce le posizioni estremistiche e massimalistiche nella società, che sono ovviamente le più infantili, e dunque figlie della beata ignoranza “modello 5 Stelle”. Il ritorno al proporzionale almeno al primo turno, senza obblighi di coalizione, le quali si propongono al secondo turno per garantire una “governabilità” possibile, è la strada maestra per un ritorno alla Politica che risponde ai suoi valori difronte agli elettori. Consapevoli comunque che la democrazia prevede la tolleranza con i tolleranti e l’intolleranza con gli intolleranti, ciò che in modo popolare decliniamo come responsabilità, ed in modo costituzionale Diritti e Doveri i quali hanno valore solo se coesistono.
Roberto Giuliano