mercoledì 29 aprile 2020

PROPOSTE PER LA PARTENZA




Per La partenza
·       Favorire un tavolo di concertazione con le parti sociali rappresentative di tutte le categorie sociali e merceologiche  al fine di prendere provvedimenti ad hoc per ogni segmento di settore.

  • ·       Il credito di imposta per gli affitti sia dato al locatore

  • ·       Eliminare l’ANC e l’attuale normativa sugli appalti  e dando poteri straordinari alla protezione civile o nomina ad hoc per la ricostruzione,  sbloccando e mettendo in cantiere tutti i soldi già pronti. Riunione unica per ogni opera della conferenza dei servizi come  informativa per accogliere suggerimenti. Le opere date con questa procedura di urgenza  devono essere assicurate  (come funziona in America)

  • ·       Le aziende delle Utility (esempio energia)  ma anche tasse comunali dovrebbero d’intesa con il governo dare da 3 a 6mesi almeno di bonus ai vari settori produttivi, ai professionisti, commercianti, artigiani, partite Iva, alle medie e piccole imprese anche dei servizi,  ovviamente le Utility andrebbero in perdita, ma potrebbe essere il governo invece di dare denari a pioggia a sostenere con forme varie dal contributo alle perdite o mettere le perdite a credito verso lo stato.   Il bonus e il  credito d’imposta per gli affitti al locatore  può essere fondamentale per la categoria della ristorazione e delle varie attività commerciali
  • ·       Lo stesso  bonus delle aziende Utlity dovrebbero praticarlo le compagnie petrolifere per le aziende di trasporto piccole e grandi, ma anche per il settore della pesca

  • ·       Sarebbe utile anche un condono tombale sui vari debiti che hanno cittadini ed imprese con lo stato (salvo casi di procedimenti in corso per abusi edilizi procedure penali e ambientali) con il pagamento di un 20% del dovuto anche con forme rateizzate per avere liquidità

  • ·       Definire un accordo straordinario con le imprese che hanno delocalizzato che permette il rientro delle attività nel paese

  • ·       Utilizzo del personale che percepisce il reddito di cittadinanza e/o disoccupazione, Cassa Integrazione in altre attività produttive e agricole, avendone le condizioni fisiche adeguate e competenze se necessarie, anche attivando i navigator

  • ·       Abolizione dei vari Enti di secondo livello e valutarne l’efficacia di alcuni strumentali, tipo università agricole, mediante il trasferimento ai comuni e o provincie ed utilizzo del personale nei servizi essenziali, mediante se necessaria la formazione funzionale al nuovo servizio.

  • ·       Finalizzare  gli investimenti in agricoltura  non in nuove attività come avviene tramite i Gal ma a supporto per uno due anni alle attività già esistenti.

  • ·       Attivare i voucher per i lavori a chiamata giornaliera o stagionale

  • ·       Si potrebbe potizzare in fase di start up per la ripartenza di utilizzare a parità di salario contrattuale l’utilizzo dei voucher che abbatterebbero il costo delle tasse sull’impresa

        


martedì 28 aprile 2020

Mentre la classe politica fa profezie i numeri parlano

Un articolo molto interesante del mio Amico Massimiliano Napoletano uscito oggi sull'Opinione

Mentre la classe politica fa profezie i numeri parlano

Dalla relazione del Documento di economia e finanza del 2019 avremmo avuto pre-Covid-19 una spesa per interessi nel 2020 di 66 miliardi e nel 2021 di circa 70 miliardi. Il Pil 2019 è stato circa di 1.800 miliardi e la pressione fiscale del 42,6 per cento. Il rapporto Debito-Pil 2019 è di circa il 135 per cento ed il debito a valore nominale oggi è pari a 2.430 miliardi. Ipotizzando nella nostra analisi una diminuzione del Pil su base annua del 6 per cento ed un costo della crisi di circa 300 miliardi per lo stato (circa 90 nei 2 decreti di aprile e ulteriori 200 miliardi di finanziamenti vari provenienti dalle diverse fonti Ue oggi in discussione). Per l’anno in corso lo Stato, se si dovessero avverare li ipotesi di cui sopra, avrà una diminuzione delle entrate di circa 26,44 miliardi ed un aumento dei costi per interessi sul debito di circa 3,6 miliardi nel 2020 e ulteriori 4,4 nel 2021 passando dai 70 preventivati nel Def 2019 1i 78 miliardi del 2021.
Partendo da tali ipotesi ad oggi molto concrete possiamo concludere che: Una crescita del Pil nel 2021 del 5 per cento non sarebbe certo sufficiente a sterilizzare le perdite del 2020 e porterebbe rapporto Debito-Pil al 162 per cento rendendo la spesa per interessi molto difficile per le nostre finanze in termini di sostenibilità e cioè senza un ulteriore avanzo primario in termini assoluti molto maggiore di quello degli anni precedenti. Dunque giusto discutere su come finanziarsi ma sarebbe serio incominciare a discutere di come trasformare il nostro paese, poiché se non saremmo liberati da lacci e laccioli, le nostre potenzialità di crescita saranno estremamente limitate, come è stato in questi ultimi anni essendo il fanalino di coda nella euro zona. Per quanto ad oggi è molto difficile avere una visione di medio periodo, se non si fanno riforme strutturali dal lato del fisco e della burocrazia e politiche di investimenti produttivi, il futuro non sarà roseo. Non saremo commissariati ora ma lo saremo nel 2022.
Affrontare questa situazione con la miope speranza di ragionare sui risparmi degli italiani (altro che sommossa sociale) o con la solita incapacità di affrontare seriamente tutte le problematiche che stanno da tempo incatenando l’economia del nostro Paese sarebbe delittuoso. Il tema non è come indebitarsi ma come riaccendere la nostra economia. Un dibattito ad oggi ancora inesistente nell’agenda politica, l’unica strada di buon senso è cogliere questo momento per finalmente riformare la funzionalità del nostro Stato. Oltre a queste commissioni d’urgenza nate per spiegarci cosa fare nel brevissimo (come porre in essere la fase 2) è necessario creare politiche che abbiano una visione. Una vera visione del Paese.
In poche parole quali sono i settori strategici su cui investire e fare politiche economiche e fiscali che siano di supporto a queste scelte strategiche. Internalizzazione, green economy, giacimenti culturali e turismo, filiera alimentare e scelte di politica industriale che guardino al futuro, realizzando alleanze societarie e internazionali, in poche parole sapere qual è la nostra collocazione geopolitica e geo-economica nel mondo. Per questo si vuole stimolare una strada, una via di operare che visto i numeri rappresenta forse la vera via d’uscita:
1) Una Costituente che matte mano alla stessa senza stravolgerla tutelando naturalmente tutti i diritti fondamentali ma che sia più efficiente nel processo decisionale (vedi rapporto Stato-Regioni o la semplificazione nel processo di formazioni delle legge, elezione diretta del premier o del presidente della Repubblica, legge elettorale a doppio turno alla francese primo turno proporzionale puro e secondo accordi di maggioranza).
2) Una riforma della giustizia civile e penale, ormai da troppo tempo evocata, non ideologica ma coraggiosa, che elimini il Csm e lo sostituisca con un organismo scelto a sorteggio tra i cittadini come avviene per i giudici popolari e una parte nominata dai partiti tra figure emerite dell’università e del mondo dell’avvocatura.
3) Un accordo preventivo con il fisco per il pagamento delle tasse per il triennio successivo. In tal modo lo stato ed il contribuente sapranno quale sono i loro impegni. Le imprese che aderiranno a tale accordo potranno essere esentate da controlli fiscali e gli stessi controllori potranno rivolgere le loro risorse verso un controllo che miri a presidiare il territorio e che non si basi esclusivamente sul controllo del dichiarato.
4) Una pacificazione fiscale con il passato. Non si può ripartire da questo shock senza riazzerare il pregresso.
5) Nuova liberalizzazione delle attività: sburocratizzare e abolizione dell’Anc immettere nella Pubblica amministrazione controlli esterni su coloro che hanno potere di firma o di decisione sui loro patrimoni personali e famigliari.
6) Far ripartire il volano dell’edilizia.
La sostanza è che dobbiamo mettere il paese nelle condizione, per gli anni avvenire di crescere non più la metà di tutti i sui concorrenti europei, quando le cose vanno bene ma in modo costante realizzando un nuova rinascita economica che sia da stimolo e da traino allo stesso processo di integrazione europea. Se non riusciamo a fare questo non basterà trovare i soldi per la ripartenza perché dal 2022 vi sarà una lenta agonia verso un vero shock sociale e finanziario. Ne dobbiamo uscire diversi e migliori. Non basterà trovare le risorse e senza alcun cambiamento strutturale altrimenti questa volta non ne usciremo.

giovedì 23 aprile 2020

Corona Virus e i valori del 25 aprile



Comprendere come comportarsi nella gestione della crisi, dovuta al corona virus, non è facile, da parte delle istituzioni sono venuti messaggi contradittori, poi le regioni, i sindaci, le varie forze politiche, i vari virologhi per non parlare di ciò che gira nei social. Non è chiaro se si è difronte ad una comunicazione errata o se questo allarmismo costante è voluto.  Comunque sia, le istituzioni producono messaggi di divieti, che  diventano poi  mezzi divieti, i quali vengono rimossi o reinterpretati nel loro “senso originale” di chi l’ha deciso. L’unica cosa certa è che dobbiamo stare a casa, con un insieme di possibilità per uscire, alcune molto chiare tipo andare a fare la spesa, altre meno, tipo quando si parla di cose necessarie che vengono valutate di volta in volta da colui che potrebbe fermarci per un controllo e noi dobbiamo accettare la sua valutazione se quella uscita è considerata necessaria o meno. 
Pertanto arrivano messaggi sui social contraddittori o proprio fake news sui controlli, che creano apprensione ed insicurezza. Nonostante tutto quanto si dice sugli Italiani, stiamo dimostrando, per paura o senso profondo di rispetto per la vita nostra e degli altri, un alto senso di responsabilità. Questo ovviamente non vuole celare l’esistenza di persone superficiali o cretini, ma che sono una esigua minoranza che giustamente va redarguita dalle autorità. Ultimamente sta girando non solo sui social, ovviamente con lanci semi ufficiali del governo, che nella fase 2 verrà realizzata una applicazione che si chiama “Immuni”, e che dovrebbe essere obbligatorio scaricarla nel cellulare, per poter uscire da casa, ma immediatamente è arrivata una semi smentita, cioè che dovrebbe essere una libera scelta. Ovviamente la cosa che allarma è che questa applicazione ci monitorerebbe tutti togliendoci un diritto costituzionale della nostra privacy. Per cui saremmo un Paese controllato da un ente, forse anche privato, che con una applicazione controllerebbe tutta la nostra vita non sapendo se poi l’applicazione ha altre funzioni, che non ci è dato sapere, visto che nel nostro Paese non esiste una autorità realmente autonoma di controllo.  Mi meraviglio che ancora non ho sentito interventi di chi dice la salute prima di tutto, o coloro che dicono se non hai niente da temere non ti dovresti preoccupare, per cui accettare supinamente la perdita della nostra libertà personale. Comunque da parte di vari parlamentari dell’opposizione, ma anche di maggioranza (PD e Italia viva) sono partite richieste di audizione presso la commissione parlamentare sui servizi segreti (Copasir) dei vari ministri competenti per comprendere di cosa si tratta. Non so se siamo trattati come cavie per un esperimento del tipo Grande Fratello, oggi in Italia e domani nel mondo, come disse Di Pietro su Mani Pulite, quando fu interrogato dal Pm di Brescia Salamone. Ipotesi surreale, ma visto i precedenti del golpe di Mani Pulite che ha liquidato per via mediatica e giudiziaria una classe politica per avere oggi questi ciarlatani al governo, il dubbio può essere pertinente. Nonostante tutto credo che l’App potrebbe essere utile solo se usata nei confronti di coloro che sono asintomatici o hanno frequentato qualcuno che ha sviluppato il Corona Virus e per le persone, che purtroppo, hanno il Corona Virus. Solo in questo caso essa può essere e deve essere obbligatorio anche con procedure penali, alfine di controllare che rispettino la quarantena, altre soluzioni sono profondamente anticostituzionali e pericolosi per la democrazia. Visto che ci stiamo avviando a ricordare il 25 Aprile dovremmo ricordarci che per difendere la libertà si muore, e non si può scambiare in assoluto la salute  per la libertà.
Roberto Giuliano 


lunedì 20 aprile 2020

Corona Virus: Nomina negli Enti Pubblici e Finanziamento Occulto


Stiamo assistendo in epoca di corona virus al solito “mercato delle vacche” cosi lo 
chiamavano coloro che oggi lo stanno praticando, per le nomine dovute negli enti 
pubblici, tanto bistrattati ma tanto desiderati. Lo scandalo non è nelle nomine in se, che 
sono un atto istituzionale dovuto, in quanto è una prerogativa del governo, ma che esse 
avvengono con un parlamento semichiuso e tutta l’attenzione del Paese e rivolta alla
 lotta al Corona Virus.
 Un governo serio, in un momento come questo che stiamo vivendo, avrebbe 
prorogato gli attuali manager per un anno, ma non l’hanno fatto perché sanno che 
probabilmente tra un anno non ci saranno più o non ci sarà l’attuale maggioranza.  
 Pertanto le 5 Stelle o incassano adesso o non prenderanno nulla (alla faccia dei loro 
urli contro la casta e le lottizzazioni che in realtà tali non erano e non sono), lo stesso 
ragionamento vale per il PD visto che Zingaretti potrebbe essere travolto dal dopo 
Corona Virus o comunque sarà meno forte. Tutta questa urgenza nel rinnovare gli 
incarichi dei manager è dovuta in particolare al fatto che queste aziende in modo 
diretto o indiretto potranno finanziare le fondazioni o i partiti che li nomineranno
Questa ipocrisia italica, di un paese culturalmente cattocomunista, e dunque della 
doppia morale, una per il popolo l’altra per i chierici: cioè coloro che tutto sanno e 
che tutto è permesso grazie a magistrati compiacenti.  La cruda realtà che il popolo
 non ha voluto vedere, anche perché i media lo hanno sempre nascosto: è che i 
partiti costano, la politica costa, la democrazia costa, una dittatura costerebbe
molto di più ma non vedremmo mai i conti.  Per avere una classe politica degna 
di questo nome e non condizionata dai poteri economici serve un vero finanziamento 
pubblico come avviene negli altri paesi.  Non mi voglio addentrare nei meccanismi 
possibili ma deve  essere riconosciuto il valore indissolubile che sussiste per 
la democrazia tra politica e i suoi costi. Coloro che dicono che la politica la possono 
fare tutti, che la politica è solo volontariato, che nel parlamento Albertino i deputati 
non erano retribuiti (ed è vero ma erano tutti nobili) sono commentatori al soldo 
dei nuovi poteri economici a vocazione autoritaria. Un autoritarismo soft senza
 carrarmati per le strade ma spietato con i più deboli, resi più deboli perché senza
 voce (controllano i media), atomizzando le relazioni sociali e manipolando i valori 
della solidarietà favorendo i conflitti tra i meno abietti dividendoli in tifoserie 
contrapposte. 
  
L’esempio tipico di questa manipolazione dei “poveri” è avvenuto con il fenomeno 
migratorio e dell’accoglienza, da un lato coloro che comprendono le difficoltà degli
 immigrati vengono strumentalizzati come buonisti e dall’altro coloro che chiedono
 legalità vengono definiti razzisti. Certamente un fenomeno cosi complesso non può 
essere abbandonato a se stesso tranne che abbandonarlo è utile e strumentale a
 fare propaganda sugli uni e gli altri. Ultima versione di questa manipolazione è 
quella della presunta guerra tra le regioni del Sud e quelle del Nord, sulla epidemia
 in corso, dove lo Stato oggettivamente manifesta comportamenti di laisse faire 
repressivi, tipico comportamento di chi non sa dove mettere le mani per trovare
 una soluzione, anche perché il loro vero obbiettivo è utilizzare la pandemia a fini 
elettorali sulle spalle del Paese.
Roberto Giuliano
 
 
 
 

Lettera aperta al Presidente della Repubblica: L’Anpi è democratica?

  Lettera aperta al Presidente della Repubblica: L’Anpi è democratica? Mi permetto di rivolgermi a Lei in quanto costituzionalmente è il...