Sono ormai anni
che si discute del fenomeno migratorio ed in particolare sull’accoglienza o sul
rimandarli tutti a casa, realizzando su questo tema una miracolosa operazione di
consenso elettorale a scapito del Paese reale. Lo scontro esasperato su queste
due posizioni funziona come meccanismo di demonizzazione reciproca tra i due
schieramenti favorendo una tifoseria di ultras da ambo le parti, tra destra e
sinistra; ma i veri campioni di questo dualismo sono la Lega e il PD. I quali
hanno tutto l’interesse reciproco a non trovare soluzioni al problema perché
garantisce ad ognuno nel proprio campo di acquisire consenso facilmente. Il
PD e suoi epigoni ci raccontano che è impossibile fermare l’onda migratoria perché
è sempre stato così nella storia, con una sottile venatura filosofica sul senso
di colpa dell’occidente verso questi paesi. La Lega coglie questo paradosso della ineludibilità
del processo migratorio ma invece di proporre soluzioni rilancia con parole d’ordine:
chiudiamo i porti o con la demagogia: è tutta colpa dell’Europa e ancora
con il proporre di fare il blocco navale che sarebbe un ottimo show per gli “accoglienti”
i quali sperano che possa accadere una azione drammatica che provochi una
indignazione morale contro coloro che l’hanno proposta. Certo chiudere i
porti ha avuto senso e risultati ma non ha risolto il problema. Qualcuno
potrebbe obiettare perché dovremmo risolverlo noi? Perché siamo le prime
vittime di questo fenomeno, per tanto la classe politica ha il dovere di
proporre soluzioni reali al Paese e all’Europa. La problematica dell’immigrazione
è stata sempre affrontata o con il buonismo messianico (quando non
nasconde business o peggio indifferenza) o con l’ignavia fatalistica o
muscolosa. Con queste deformazioni ideologiche non si è in grado di osservare
il fenomeno nella sua semplicità: chiunque venga nel nostro Paese deve avere
titoli per starci, che sia lavoro o rifugiato e che comunque deve rispettare le
nostre regole e dunque le leggi italiane. Con un po’ di buon senso si
potrebbe evitare questa polemica fastidiosa tra presunti razzisti per
antonomasia coloro che vorrebbero la legalità (considerati di destra dai
sinistri) e razzisti democratici. I primi comprendono purtroppo anche
una minoranza di razzisti veri che esistono ed una stragrande maggioranza di italiani
i quali non condividono la gestione buonista, ipocrita ed illegale di come
si gestisce il fenomeno, i secondi in gran parte sono coloro che si
puliscono la coscienza con l’accoglienza dell’indifferente, cioè coloro
che si commuovono all’arrivo ma poi si lascia il migrante abbandonato a se stesso,
e lontano dal loro mondo. Molti di quest’ultimi
professano una visione del fenomeno migratorio
inarrestabile e dunque pensano con spirito di rassegnazione che non si possa
fare nulla. Qualunque fenomeno umano può
essere governato. Un fatto acclarato è che il loro obiettivo è arrivare in Europa,
sia coloro che fuggono da una guerra ed hanno diritto all’asilo, ma anche di
coloro che vengono nella speranza di trovare un lavoro, contravvenendo però quest’ultimi
alle regole per cui esiste uno stato una comunità una nazione. In questa schizofrenia
culturale tra un cattolicesimo universalistico ed un senso di colpa
pietistico dei laici verso i migranti, si perde il barlume della ragione.
Ed è in questi settori che si sviluppa
forse in buona fede il più odioso dei razzismi quello democratico, persone
benpensanti anche sincere che non considerano le problematiche dell’accoglienza
nella sue complessità culturali, finché non capita a loro qualche problema. Ma
le soluzioni esistono: la cosa più logica sarebbe applicare a loro le norme
che valgono per noi, ma purtroppo la realtà del fenomeno non lo consente, in
particolar modo sia per la nostra cattiva capacità di gestire le responsabilità, sia per consapevolezza
che molti di loro sanno che non hanno nulla da perdere, per cui legittimamente essi
pretendono i diritti, ma non c’è nessuno che li obbliga ai doveri,
(conoscere la lingua, conoscere le leggi e le abitudini ed usanze del nostro Paese)
per cui la mancata integrazione è prima di tutto una nostra incapacità. Altra
soluzione possibile è convincere (ed argomenti non mancano) l’Europa a
finanziare 10 mld di euro (come già è avvenuto con la Turchia) per realizzare
un hotspot in un paese Nord Africano amico, (Tunisia, Algeria, Marocco) in
cui portare tutti i barconi del mediterraneo anche se raggiungono le coste
italiane o maltesi, e farlo gestire dalla UE o dall’Onu alfine di
selezionare chi ha diritto ad essere rifugiato e chi no, per cui distinguere
chi ha diritti e chi no di venire in Europa. Qualcuno giustamente afferma che
visto il calo demografico abbiamo bisogno dell’immigrazione, certamente, ma
essa deve avvenire mediante la tanta detestata legalità, ed anche con
la consapevolezza che non tutte le culture sono facilmente integrabili. Uno
stato è credibile solo se, come sa accogliere sa respingere.
Di Roberto Giuliano. Riflessioni sulle problmatiche sociali, politiche ed economiche viste dagli occhi di un ex sindacalista, di matrice socialista. Uno sguardo laico, senza tabù, senza certezze, ma con l'umilità del dubbio.
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