venerdì 17 aprile 2020

Il Virus, la paura e la società





Il Virus, la paura e la società

Cos’è un virus? È un micro organismo che non vediamo, come le radiazioni, ed il fatto che non lo possiamo vedere genera paura. Ma essi sono presenti in natura, noi siamo pieni di virus e batteri cosi come tutta la natura emette radiazioni, il problema è se il nostro corpo è immune a determinati virus, o quante radiazioni possiamo considerare normali.  Cos’è la paura? Certamente un istinto che appartiene a tutta la specie animale, essa viene considerata come un campanello di allarme di qualche pericolo e rischio che si sta correndo. Mentre negli animali essa è sempre collegata con una risposta reattiva che prepara l’organismo alla fuga o all’attacco, nell’animale umano essa può essere immobilizzante sia fisicamente che psicologicamente. La paura, essendo un istinto, ha una funzione importante per la salvaguardia della specie, ma nell’essere umano può essere un elemento fatale. 

Saperla riconoscere è l’atto fondamentale per gestirla e trarne i benefici. Siamo tutti coraggiosi finché non necessita il coraggio, ma quando c’è una situazione di allarme allora compare la paura e la capacità di gestirla, che è il coraggio. Non so se è la paura che genera l’ansia o l’ansia è un preallarme della paura che sta insorgendo, ma, comunque, l’ansia, il più delle volte, irrazionalmente porta all’immobilizzarsi invece di reagire.  A sua volta l’immobilismo che noi percepiamo è quello fisico, esempio tipico è restare fermi vedendo un’auto che ti viene addosso, ma nei fatti è nella psiche che avviene il bocco che non attiva una reazione istintiva alla paura. Il comportamento che noi osserviamo deriva dai comandi che l’organismo riceve dalla nostra mente. In questi giorni di quarantena, dovuti all’epidemia di corona virus, molti trascurano il fatto che la prolungata quarantena influisce non solo, giustamente come dicono molti psicologi, sull’umore delle persone, sulla loro gestione dell’aggressività, ma anche nelle capacità relazionali connesse nel sentirsi in una situazione di cattività psicologica. Certamente se riusciamo ad uscire dal nostro ego e pensiamo fuori da noi riusciamo a comprendere che le misure adottate dal governo sono necessarie, ma senza un isterismo collettivo che criminalizza i comportamenti sociali borderline che non determino rischi, inoltre se guardiamo indietro nel tempo, e valutiamo le nostre condizioni di quarantena, esse sono certamente da privilegiati rispetto ai nostri bisnonni e avi.  Ma è così per tutti ? Io credo di no, e si commette un errore gravissimo nel pensare che la nostra situazione personale è come quella degli altri. 

Dopo quaranta e più giorni chiusi in casa cominciano ad invadere la nostra mente i timori della sopravvivenza economica per molte famiglie ed imprese, esiste quell’universo di persone che hanno perso il lavoro e  che si arrangiavano con i lavori in “nero”, quelle che hanno finito le risorse e hanno problemi ad assicurare un bisogno primario come il mangiare, esiste quel mondo variegato dei liberi professionisti, artigiani, la moltitudine delle partite IVA che spaziano nei settori più disparati dall’ alimentazione ai servizi, e non sanno se avranno le risorse per ripartire e le vedono assottigliarsi per il mantenimento famigliare, con scadenze fiscali e costi fissi che si accumulano. Ovviamente una volta per tutte va sfatata la leggenda metropolitana che i professionisti e i commercianti sono tutti evasori fiscali o ricchi possidenti, che certamente esistono, ma non sono la rappresentanza della realtà del settore. Se a questa realtà aggiungiamo la naturale paura per la propria vita e per i propri cari che viene supportata da una martellante campagna mediatica “iostoacasa”,  “restiamoacasa” si crea un corto circuito psicologico che si manifesta con forme di intolleranza (sia di coloro che rappresentano le istituzioni che di cittadini) e aggressività maniacali e ossessive: maniacali verso gli altri che escono, ad esempio, le persone che vanno a fare la spesa e vengono visti come presunti untori, e ossessive verso se stessi, come ad esempio, le persone vanno in macchina da soli con la mascherina. Ora, aldilà delle valutazioni sulle diverse responsabilità del governo e dell’opposizione nella gestione della crisi, che in questo momento ci farebbe solo litigare e perdere del tempo prezioso, è necessario far ripartire l’economia. Molti hanno sottolineato i rischi per la democrazia nel rapporto tra libertà personali e la loro compressione per l’interesse collettivo, cosa possibile, ma credo che gli Italiani  hanno gli anticorpi necessari nei confronti dell’autoritarismo manifesto.


Dopo L’esperienza del Governo Monti dobbiamo sperare che non ci siano valutazioni ragionieristiche perché in ogni settore, perché all’interno di esso, esistono esigenze e complessità diverse. Non solo tutte le forze politiche stanno elaborando proposte e programmi  per risalire la china cercando di superare ostacoli che si sono creati,  come quelli dei vari contributi europei che oggettivamente, per un paese indebitato come il nostro, sono necessari, ma anche la società civile avanza proposte  come l’appello di intellettuali ed economisti che si sono ritrovati nella parola d’ordine di “Ricostruire l’Italia” promossa da Stefano Parisi, leader di Energia Per l’Italia. Il rischio maggiore che il Paese corre non sarà la mancanza di idee, ma la capacità di coloro che stanno al governo, e delle istituzioni in genere,  di comprendere la bomba sociale che sta covando dentro la quarantena e la capacità di trovare soluzioni, non improvvisate come l'emergenza sanitaria purtroppo ci ha dimostrato, che coinvolgano le imprese, i settori del commercio, della distribuzione, degli artigiani, del turismo, i liberi professioni e le micro imprese in genere che sono l’ossatura produttiva del paese. Sarò un testardo nostalgico delle cose buone del passato, ma credo che vada aperto un tavolo di concertazione tra le parti sociali, il governo e le opposizioni, che discuta del merito dei singoli provvedimenti dando il segnale al Paese che nessuno è solo, e che sappia indirizzare la Pubblica Amministrazione in modo tale che non sia la palla al piede della Ricostruzione. 
Roberto Giuliano

2 commenti:

  1. SEI BRAVISSIMO
    SE PUOI CERCA DI ESSERE PIÙ CONCISO
    CIAO E GRAZIE
    STEFANO COLUSSI

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