venerdì 13 agosto 2021

Da Tangentopoli a Draghi

 



 La prima Repubblica certamente non è stata esente da difetti, da luci ed ombre , però aveva una grande qualità aveva una classe dirigente degna di tale nome, a volte anche senza titolo di studio, ma competente per consapevolezza dei loro limiti, ma anche ricca di saggezza popolare e di buon senso che ne deriva. Inoltre per molti di loro la politica era prima di tutto passione, orgoglio di servire lo Stato Democratico e Repubblicano, un sogno che veniva da lontano. Certo se siamo nella seconda Repubblica  e stiamo vivendo la fase di decadenza conclamata della stessa, dove i Governi Conte 1 e Conte 2 sono stati  la certificazione del fallimento della seconda Repubblica nata dal golpe mediatico giudiziario chiamata ipocritamente Mani Pulite, invece di Toghe sporche, gli esponenti della prima Repubblica di errori di valutazioni grossolani, ne hanno compiuti.

Questa riflessione non vuole essere un modo nostalgico per ricordare il passato, ma valutare il passato è un modo come cercare, comprendere e rivalutare le cose buone e gli errori da non ripetere, come dire: non buttare il bambino con l’acqua sporca.

Una cosa che molti dimenticano è che l’Italia Repubblicana nasce grazie ad una guerra che abbiamo perso, e che le potenze vincitrici firmarono un accordo a Yalta dove decisero le zone di influenza del comunismo e quelle della democrazia. L’Italia fu l’unico caso anomalo dove l’esistenza di un forte partito Comunista avrebbe potuto mediante elezioni democratiche passare da un blocco all’altro, perché gli americani non avrebbero mai messo in campo i carri armati come avvenne all’Est, se gli italiani avessero votato per il fronte popolare. Ma nel 1948 vinse la democrazia cristiana e i partiti che condividevano la scelta occidentale.  Questo piccolo particolare spesso omesso ha determinato la crescita e lo sviluppo italiano in modo distorto. La presenza e convivenza del sistema democratico con il più grande partito Comunista d’Occidente ha determinato una evoluzione del sistema democratico mediante un “consenso clientelare per impedire che i comunisti vincessero in modo democratico le elezioni, ovviamente questo sistema” fu usato a piene mani dalla DC ma anche da parte di tutti gli altri partiti comunisti compresi.

Ricordo di un amministratore di un gruppo pubblico che mi spiegò: che se a loro servivano due Ingegneri loro ne assumevano cinque, due li selezionavano loro gli altri tre li segnalavano uno la Dc, il PCI e l’altro i socialisti o un partito laico della maggioranza. La morale di questo ragionamento è che coesisteva  la competenza e il consenso, la competenza era garantita dalla loro selezione e il consenso dai partiti. In una intervista se non sbaglio al Corriere della Sera l’ex amministratore dell’Alfa Romeo, Massaccesi gli fu chiesto come mai decisero di realizzare l’Alfa Sud a Pomigliano d’Arco? Ed egli candidamente rispose ricevetti una telefonata dell’allora segretario della Dc, On. Ciriaco De Mita che gli disse: abbiamo (come Governo) la necessità di fare assunzioni perché la situazione della disoccupazione è esplosiva e non possiamo permettercelo altrimenti vincono i comunisti dunque dovete creare una fabbrica qui in Campania.  Giusto o sbagliato che sia questo sistema clientelare bilanciato con le competenze ha permesso il miracolo economico del nostro paese, e solo entro certi limiti un aumento del debito pubblico, che comunque era garantito dagli americani, perché era uno strumento per il consenso democratico.

Purtroppo la seconda Repubblica nata con il falso moralismo dell’onestà (l’onestà è un valore della persona e non della politica) e con il suo braccio armato il giustizialismo penale e mediatico, hanno sconvolto le regole del gioco democratico facendoci precipitare in un caos istituzionale ed in una transazione perpetua verso il nulla, che ha bloccato gli investimenti economici e dunque lo sviluppo economico e creato una classe politica di scappati di casa che si illude di essere classe dirigente.  In questo caos purtroppo anche Berlusconi ha contribuito, da un lato demonizzando i politici di professione dall’altro facendo credere che chiunque possa fare politica come se essa non richiedesse competenze particolari che comunque non si acquisiscono mediante titoli universitari. Certamente il governo Draghi è una novità positiva, nonostante la sua maggioranza arlecchinesca,  dove c’è il tutto e il suo opposto. Considero Draghi, nonostante alcune riserve storiche sul personaggio, l’ultima chiamata per l’Italia, sta governando con competenza una nave allo sbando con una maggioranza rissosa e che non può scomunicare direttamente. Oggi con Draghi, l’Italia torna a svolgere un ruolo in Europa e nel mediterraneo grazie anche agli americani. La carta Draghi necessità di una riorganizzazione  del sistema politico ed istituzionale Italiano, perché non solo è fallito il maggioritario italiano che doveva dare maggior governabilità, ma ha prodotto un decadimento della classe politica e a sua volta anche della burocrazia. Si dovranno riunire i riformisti di varia formazione culturale per emarginare gli estremi demagogici che oggi condizionano la politica riformista. Ed è proprio l’Europa a segnalarci l’urgenza di una profonda riforma della giustizia italiana come precondizione per rilanciare lo sviluppo economico, perché  senza certezza del diritto, nessun investitore è stimolato ad investire nel nostro Paese. In questo contesto i referendum radicali possono essere di supporto a  Draghi e alla Cartabia nel realizzare profonde riforme grazie al consenso popolare che i Referendum daranno al governo.

 

6 commenti:

  1. concordo: il referendum può essere la chiave che ci sblocca

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  2. No al referendum!
    Tutto per il popolo, niente attraverso il popolo diceva il Filangieri.
    Ci saranno partitocrazie popolari o populiste?
    Dipenderà dalle lobby e dalle consorterie.
    Le cose si spiegheranno come al solito con false appartenenze e estenuanti trattative e oggigiorno, sul nulla.

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  3. Secondo me essendoci infilati in un tunnel dove non si vede luce e via d'uscita non sarebbe saggio fare il cammino a ritroso, rivedere la luce all'imbocco e seguire un altro percorso?

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    Risposte
    1. del passato bisogna fare virtù ma la strada ormai è diversa

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