mercoledì 1 settembre 2021

La Destra e la Sinistra che non c’è

 


Per leggere il presente e prevedere il futuro è necessario guardare il passato per fare virtù delle scelte e delle conseguenze degli errori e delle sane intuizioni. Da quando è iniziata la seconda Repubblica gli ex comunisti, grazie alla loro presunta diversità antropologica di essere i migliori, hanno abbandonato gli ideali del comunismo mantenendo la mentalità autoritaria tipica della cultura ideologica del comunismo.

Diciamoci la verità, questo paese ha sempre condonato ai comunisti il loro autoritarismo perché la borghesia italiana, oltre ad essere affine culturalmente, ha  visto il modo come ripulirsi laicamente la coscienza di essere stata fascista, con l’ipocrisia tipica della  doppia morale, non a caso detta cattocomunista, nella quale c’è una verità per il popolo e un’altra per i chierici.

Dal 1994, anno in cui sparisce per via giudiziaria il PSI e la prima repubblica,  sono passati 27 anni e in tutti questi anni i partiti della seconda repubblica, nonostante gli ampi consensi elettorali, non sono riusciti a stabilizzare il sistema democratico. Gli ex comunisti, in particolare, non sono riusciti a coprire quello spazio politico che era ed è tipico del socialismo democratico o liberalsocialismo. Come mai?

La risposta più semplice è che culturalmente sono comunisti senza il comunismo sovietico, non hanno mai fatto un loro BadGodesberg, (località tedesca dove si svolse il famoso congresso nel 1959 come fece la vecchia Spd tedesca ripudiando le teorie autoritarie presenti in alcuni aspetti del marxismo e del Leninismo in particolare). Oggi gli ex cattocomunisti, che rappresentano una sinistra variegata di formazioni partitiche, hanno tutti un loro sentire comune che gli deriva da questa atavica concezione culturale che, purtroppo, ha contaminato vasti settori della società italiana anche in modo inconsapevole. Un dato caratteristico di questa visione autoritaria è il manicheismo, e cioè quel metodo di percepire la realtà in modo binario o con me o contro di me. 

Cultura diffusa nel nostro paese perché è atavica in quanto rappresenta lo sviluppo del pensiero infantile che non si è evoluto. Le 5 stelle ne sono i miglior rappresentanti, non è casuale la loro alleanza con la Lega e poi con il PD, perché esso è un pensiero di base, politicamente ignorante che unisce trasversalmente la società nonostante gli pseudo schieramenti italiani di destra e sinistra. Ovviamente fluisce nella cultura  italiana anche la presenza di una intolleranza  cattolica che ha origini lontane e che certamente non rappresenta il pensiero dominante della chiesa e dei molti cristiani democratici.

  Oggi possiamo parlare di un Paese che subisce il dominio di una cultura fasciocattocomunista che è intrinsecamente autoritaria. Ma per il PD c’è un aggravio maggiore ed è determinato dalla sua  Storia: ieri erano al servizio dell’Urss, oggi dei poteri finanziari speculativi, considerati una modernità che li fa stare nei tavoli che contano e l’altro aggravante è l’utilizzo della magistratura per eliminare gli avversari (anche interni) che hanno il consenso popolare. In Italia la cultura liberale e liberal socialista è sempre stata minoritaria e le conseguenze sono talmente evidenti che siamo il fanalino di coda dell’Europa occidentale. La difficoltà a ricostruire una classe dirigente sta proprio in questo intreccio malefico di ignoranza politica autoritaria di cui “l’uno vale uno” è la sintesi perfetta della nostra decadenza in cui si incontrano tutto il massimalismo e il populismo della nostra società.

Altro esempio di questa decadenza è il modo caotico di come è stata mal gestita l’emergenza sanitaria con i media che hanno sparso a piene mani coperture ad una classe dirigente che tale non si è dimostrata. In qualunque campo siamo sommersi da un populismo “buonista o cattivista” che si sorreggono a vicenda, dall’immigrazione all’economia, dai talkshow alla scuola.

L’arrivo di Draghi con tutte le riserve possibili è un salto di qualità in competenza e ruolo internazionale, certamente va aiutato nel creare una classe dirigente nuova con la ricomparsa di partiti veri, democratici e valoriali.

Oggi mi unisco al coro di coloro che invocano la nascita del partito di Draghi senza Draghi, e dunque partiti non personali, non scatole vuote, dove deve dominare il principio della responsabilità e non dell’opportunismo, dove si creano delle comunità politiche che si scontrano e si confrontano sul merito senza demonizzazioni o criminalizzazioni dell’avversario politico che non è mai un nemico.  Saremo capaci spero di si, perché se osserviamo le elezioni comunali di Roma, con tutto rispetto per i singoli candidati e senza voler fare di ogni erba un fascio, credo che siamo alla frutta, e come la storia ci insegna che se si perde  il treno del momento politico prima che ritorna passeranno altri decenni.

Roberto Giuliano

 


 

6 commenti:

  1. bellissimo articolo perfetto, dissento però su draghi, che è espressione del mondo finanziario estero alleato padrone del pd e 5 stelle

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  2. ottima analisi, anche io dissento un pochino su Draghi per gli stessi motivi...ma pezzo ben fatto

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  3. La storia ci insegna e la storia resta sempre e non si cambia .C'è chi vuole restare nel medio evo e chi vuole il progresso

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    1. il problema è capire cosa si intende per progresso o medio evo

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  4. Non vedo fasciocomunisti in giro. Perché non esistono più fascismi e comunismi.
    Invece vedo molti democristiani e liberali. In Italia e Europa. Ovvero i veri continuatori del fascismo (fatto di allleanza fra classe imprenditoriale, Chiesa, parastato, criminalità organizzata).

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  5. non è cosi le mentalità fascio comuniste sono vive più che mai senza fascismo e comunismo ma unite nel bisogno di potere fine a se stesso

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