venerdì 16 agosto 2024

L’equivoco Multiculturale e Multietnico: ignoranza o malafede?

 

L’equivoco Multiculturale e Multietnico: ignoranza o malafede?

Diceva Andreotti: “a pensar male si fa peccato, ma a volte si coglie la verità”. Ho l’impressione che su questi due termini cosi distinti e chiari si giuoca sulla memoria breve o sul pensiero veloce, come dice D. Kahneman, di noi italiani, e non solo, al fine di manipolare la realtà.

La società multietnica è un sistema sociale in cui convivono soggetti con identità etniche diverse: con ciò si intende l'appartenenza consapevole a un gruppo che condivide uno spazio geografico di provenienza, una comune discendenza, una cultura condivisa, siano essi reali o socialmente costruiti.

Prima di continuare è importante comprenderne l’evoluzione dei termini etnia e razza: la differenza principale è che la prima si basa sulla storia comune di una determinata popolazione, resa più forte dall'avere una stessa religione, una stessa lingua e cultura, mentre il concetto di razza viene concepito “a partire dal modello delle razze applicato agli animali, e su una falsa teoria scientifica ottocentesca sulla superiorità della "razza bianca" coloniale in un gradiente in cui tutte le altre razze vengono collocate sotto e il tutto supportato da comuni tratti fisici e volgarmente genetici, ma è impossibile, sotto il profilo biologico, identificare un individuo sulla base di qualsivoglia marcatore genetico e dunque categorizzare l'umanità in «razze». Per la scienza, quindi, oggi è semplicemente scorretto parlare di «razze umane»”. Nel 1950 l'UNESCO ha discusso la Questione della Razza, firmata da rinomati scienziati internazionali, stabilendo l'impossibilità di parlare di razza per quanto riguarda la specie Homo sapiens sapiens. Per tanto il termine razza è bandito dal linguaggio scientifico e comune per non incorrere, giustamente, in un equivoco che porta a dare un presunto senso scientifico al termine razzismo.

Il termine multiculturalismo descrive un orientamento politico e sociologico volto a promuovere il riconoscimento e il rispetto dell'identità linguistica, religiosa e culturale delle diverse componenti etniche presenti nelle complesse società odierne.

Chiariti questi aspetti linguistici e di definizione dei temini suddetti veniamo all’equivoco che normalmente viene profuso.

 

La società multietnica appartiene da sempre all’essere umano io che sono siciliano (per di più isolano) appartengo ad un’etnia che poi storicamente si è mischiata con altre etnie che hanno conquistato la Sicilia, ma questo non cambia l’essere italiano con determinate caratteristiche somatiche e culturali tipiche della mia provenienza, ma in quanto culturali sono portate ad evolversi ed integrarsi con l’ambiente circostante nel rapporto rischi/benefici. Inoltre da Darwiniano convinto, sono consapevole che la specie sapiens ha in se insito la ricerca della diversità genetica (vedi l'universalità del tabù dell'incesto per evitare una presunta purezza razziale fioriera di malattie genetiche). I sapiens più si mischiano migliore è il patrimonio genetico della specie.

 Il multiculturalismo è portatore di una ambiguità volutamente omessa e cioè il rispetto delle culture, usanze e religioni diverse dalle nostre, detto cosi chi non è d’accordo al rispetto di ciò?  Ma quando usanze, culture e religioni, confliggono con le leggi (le leggi sono l’evoluzione normativa di usanze e culture condivise da un popolo) di uno stato democratico, esse non possono essere accettate.

Potremmo fare tanti esempi sui quali concordiamo, ma non è importante se sia giusto o meno, perché appartiene alla nostra cultura che può cambiare, ma il cambiamento può essere anche peggiorativo, ad esempio per uomo appartenente ad una cultura secolare e patriarcale l’abolizione del delitto di onore è un passo indietro, mentre per noi è una scelta di civiltà. 

Noi consideriamo una barbaria ed è illegale in Italia (chiunque lo faccia) praticare l’infibulazione, considerare la donna un oggetto, impedire ad un figlio di andare a scuola, rubare, obbligare una persona a vestirsi o sposarsi mediante la manipolazione, incitare alla guerra santa, considerare la propria religione al disopra delle leggi dello stato, etc.

L’ambiguità del multiculturalismo sta proprio nella inconsapevolezza ingenua e curiosa che ci contraddistingue in quanto esseri umani, perché quando pensiamo al multiculturalismo, ci sovvengono gli aspetti più attraenti della diversità: la loro arte, compresa quella culinaria, la ricchezza e originalità del loro vestirsi, l’allegria contagiosa delle loro feste, etc. ma dimentichiamo che non sempre i valori che alcune culture esprimono sono compatibili con il nostro modo di convivere.

Questa manipolazione del multiculturalismo, grazie al bisogno della polarizzazione manichea del nostro sistema politico, si accompagna quasi sempre ad una visione distorta del relativismo culturale, che a sua volta produce emarginazioni e ghetti nella realtà, ma ancor più grave sono i sintomi tossici che determina nella popolazione sia autoctona che immigrata: da un lato favoriscono atteggiamenti di rassegnazione ma anche dall’altro di razzismo, ciò è dovuto al cinismo e all’indifferenza di come la classe politica e i media usano le diversità come arma di lotta politica, invece di gestire con ragionevolezza il problema dell'inclusività e dell'immigrazione.

PS. Dunque il problema non sono le etnie con i loro colori, anzi sono le benvenute, ma le culture perché non sono tutte compatibili con la nostra storia e civiltà. Non si tratta di Darwinismo sociale ma di valori umani, basterebbe fa rispettare in tutte le culture la Carta Universale dei Diritti Umani. E se fuggono per fame, discriminazioni o per guerra dai loro paesi  vuol dire che il sistema occidentale con tutte le sue contraddizioni offre ciò che in quei paesi, dittature e teocrazie, non offrono ai loro popoli, per cui è un dovere difendere i valori dell’occidente in occidente.

Roberto Giuliano

 


 

domenica 4 agosto 2024

Matteotti: la manipolazione della storia e l’autoritarismo malattia cronica del cattocomunismo

 

Matteotti: la manipolazione della storia e l’autoritarismo malattia cronica del cattocomunismo

Non è la prima volta che i fatti e gli avvenimenti della storia vengono, per bieco opportunismo, manipolati, lo hanno fatto nel passato i monarchici, i conservatori, i fascisti, i comunisti, lo fece Giolitti, lo fece Mussolini facendo credere al popolo di trasformare la monarchia in una repubblica democratica, lo fece Togliatti con il povero Gramsci, prima come il teorico del fronte popolare e poi Berlinguer ne fece discendere il compromesso storico proprio dai suoi scritti, il quale non ha mai potuto revisionare una sua pubblicazione, ma essendo uno dei fondatori del PCI  è ovvio che il partito ne ha fatto ciò che riteneva opportuno.

Diciamoci una verità le due grandi ideologie degli Orrori, comunismo e nazismo, hanno saputo usare i mezzi di comunicazione in modo formidabile: i nazisti nel far credere la superiorità della razza ariana e nel far sembrare normale, o peggio naturale, eliminare gli ebrei, (si consiglia il bellissimo libro di Hannah Arendt “La Banalità del Male”). I comunisti nel far credere che l’Unione Sovietica fosse il paradiso in terra invece di una galera a cielo aperto.

Oggi che il nazismo e il comunismo, insieme alla deriva italiana del fascismo, sono morti e sepolti, nonostante il desiderio di alcune mentalità contorte di farlo rivivere e l’interesse di altri deliranti, molto più potenti nel dargli credibilità mediatica: dobbiamo prendere atto che queste mentalità contorte e deliranti sono ancora vive e producono effetti tossici sulle società democratiche. 

Un esempio per tutti è il centenario della scomparsa di Matteotti. Un parlamentare socialista e segretario del PSU (Partito Socialista Unitario) ucciso dai fascisti e forse anche per gli interessi dei Reali.  Le motivazioni della sua morte sono varie: dovute alla sua denuncia dei brogli elettorali fatti dal fascismo, o per la denuncia fatta alla Camera del falso bilancio dello stato presentato dal fascismo ed annunciato dal Re, ed ancora l’affare SINCLAIR (Società petrolifera americana) che si apprestava a denunciare per una affare di sfruttamento di pozzi di petrolio in Basilicata e della corruzione "di faccendieri di Stato” che si era determinata. .

Chiarito ciò, veniamo alla ricorrenza del centenario della morte di Matteotti, noi socialisti del vecchio PSI, abbiamo sempre celebrato la ricorrenza della sua morte in assemblee scolastiche, in riunioni di sezione e presso il monumento che sorge sul Lungotevere Arnaldo da Brescia, (ex porto fluviale sul fiume Tevere). Il monumento venne finanziato con una raccolta di fondi privati promossa dal Partito Socialista Italiano e inaugurato nel 50º anniversario del delitto (1974).

 In tutti questi anni presso il monumento non abbiamo mai visto un comunista partecipare alle sue commemorazioni. Si, perché forse non tutti sanno che per i comunisti Matteotti era una SOCIALFASCISTA, perché nella loro pseudo cultura se non sei dei loro o non ti fai comandare da loro sei sempre un nemico e non un avversario politico.

Da questa riflessione nasce il nostro stupore nel vedere fiorire, quest’anno che si ricordano i 100 anni della sua scomparsa, una marea di iniziative per un antifascista considerato dagli stessi Antifascisti dell’ANPI un figlio di un DIO Minore.

Certamente da socialisti siamo contenti di ciò, ma qualcosa non ci torna e allora cominciamo a riflettere: I socialisti sono spariti e non hanno una forza organizzativa tale da poter organizzare da Bolzano a Trapani iniziative di questo tipo, le istituzioni sono sempre state tiepide se negli Enti locali non c’era un socialista a sollecitarne il ricordo della memoria, in queste iniziative abbiamo notato che c’era qualche socialista disperso e come sempre pochi cittadini e per la prima volta un po’ di  ex cattocomunisti, ma la novità è stata la risonanza mediatica che i quotidiani e le televisioni ne hanno dato, facendo sembrare queste commorazioni una grande partecipazione di massa  ovviamente di “Risveglio Antifascista”, a difesa della nostra Democrazia dagli autoritarismi della destra reazionaria! e si adesso è chiaro, si utilizza l’anniversario della scomparsa di Matteotti perché bisogna far credere agli Italiani che abbiamo un governo fascista.

 La Meloni è fascista come lo era Berlusconi e, perché no anche Bettino Craxi, sempre disegnato dai loro quotidiani come fascista, e lo sono tutti coloro che si opponevano ieri agli interessi Sovietici e oggi al potere finanziario che ormai gli ex comunisti rappresentano. Si appropriano, (senza un minimo di scusa mediante una rivisitazione culturale della loro storia), della storia di Matteotti con il solito cinismo utilitarista del fine che giustifica i mezzi. In fin dei conti se Veltroni ha dichiarato che non è mai stato comunista di cosa possiamo aspettarci da questa pseudo classe dirigente? Ma i compagni riformisti del vecchio PCI che fine hanno fatto? gli intellettuali organici? che se anche potevi non condividere le loro visioni avevano ed esprimevano valori? In questi anni negli ex comunisti c’è stata una silenziosa pulizia etnica?   Hanno realizzato una profonda trasformazione genetica dal partito degli operai e del riscatto sociale al partito dell’effimero?  L’unica caratteristica che hanno mantenuto è la loro vocazione culturale autoritaria che si sposa bene con il giustizialismo imperante. Sorge spontanea una domanda ma sono di sinistra?

PS. non siamo soliti  fare di tutta un’erba un fascio conosciamo tanti comunisti ed ex che sono brave persone ma come sempre è in gran parte della pseudo classe dirigente che si annida il verme che baca la mela. Crediamo che molti compagni dell’ex PCI sono stati estromessi dalla gestione democratica del partito grazie alle primarie antidemocratiche per cui una qualunque lobby può controllare il partito degli iscritti, ma ovviamente con metodi diversi questo fenomeno del lobbismo avviene in tutto l’arco parlamentare avendo abolito il finanziamento pubblico.

Roberto Andreozzi, Roberto Giuliano.

 


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