L’equivoco Multiculturale e Multietnico: ignoranza o malafede?
Diceva Andreotti: “a pensar male si fa peccato, ma a volte si coglie la verità”. Ho l’impressione che su questi due termini cosi distinti e chiari si giuoca sulla memoria breve o sul pensiero veloce, come dice D. Kahneman, di noi italiani, e non solo, al fine di manipolare la realtà.
La società multietnica è un sistema sociale in cui convivono soggetti con identità etniche diverse: con ciò si intende l'appartenenza consapevole a un gruppo che condivide uno spazio geografico di provenienza, una comune discendenza, una cultura condivisa, siano essi reali o socialmente costruiti.
Prima di continuare è importante comprenderne l’evoluzione dei termini etnia e razza: la differenza principale è che la prima si basa sulla storia comune di una determinata popolazione, resa più forte dall'avere una stessa religione, una stessa lingua e cultura, mentre il concetto di razza viene concepito “a partire dal modello delle razze applicato agli animali, e su una falsa teoria scientifica ottocentesca sulla superiorità della "razza bianca" coloniale in un gradiente in cui tutte le altre razze vengono collocate sotto e il tutto supportato da comuni tratti fisici e volgarmente genetici, ma è impossibile, sotto il profilo biologico, identificare un individuo sulla base di qualsivoglia marcatore genetico e dunque categorizzare l'umanità in «razze». Per la scienza, quindi, oggi è semplicemente scorretto parlare di «razze umane»”. Nel 1950 l'UNESCO ha discusso la Questione della Razza, firmata da rinomati scienziati internazionali, stabilendo l'impossibilità di parlare di razza per quanto riguarda la specie Homo sapiens sapiens. Per tanto il termine razza è bandito dal linguaggio scientifico e comune per non incorrere, giustamente, in un equivoco che porta a dare un presunto senso scientifico al termine razzismo.
Il termine multiculturalismo descrive un orientamento politico e sociologico volto a promuovere il riconoscimento e il rispetto dell'identità linguistica, religiosa e culturale delle diverse componenti etniche presenti nelle complesse società odierne.
Chiariti questi aspetti linguistici e di definizione dei temini suddetti veniamo all’equivoco che normalmente viene profuso.
La società multietnica appartiene da sempre all’essere umano io che sono siciliano (per di più isolano) appartengo ad un’etnia che poi storicamente si è mischiata con altre etnie che hanno conquistato la Sicilia, ma questo non cambia l’essere italiano con determinate caratteristiche somatiche e culturali tipiche della mia provenienza, ma in quanto culturali sono portate ad evolversi ed integrarsi con l’ambiente circostante nel rapporto rischi/benefici. Inoltre da Darwiniano convinto, sono consapevole che la specie sapiens ha in se insito la ricerca della diversità genetica (vedi l'universalità del tabù dell'incesto per evitare una presunta purezza razziale fioriera di malattie genetiche). I sapiens più si mischiano migliore è il patrimonio genetico della specie.
Il multiculturalismo è portatore di una ambiguità volutamente omessa e cioè il rispetto delle culture, usanze e religioni diverse dalle nostre, detto cosi chi non è d’accordo al rispetto di ciò? Ma quando usanze, culture e religioni, confliggono con le leggi (le leggi sono l’evoluzione normativa di usanze e culture condivise da un popolo) di uno stato democratico, esse non possono essere accettate.
Potremmo fare tanti esempi sui quali concordiamo, ma non è importante se sia giusto o meno, perché appartiene alla nostra cultura che può cambiare, ma il cambiamento può essere anche peggiorativo, ad esempio per uomo appartenente ad una cultura secolare e patriarcale l’abolizione del delitto di onore è un passo indietro, mentre per noi è una scelta di civiltà.
Noi consideriamo una barbaria ed è illegale in Italia (chiunque lo faccia) praticare l’infibulazione, considerare la donna un oggetto, impedire ad un figlio di andare a scuola, rubare, obbligare una persona a vestirsi o sposarsi mediante la manipolazione, incitare alla guerra santa, considerare la propria religione al disopra delle leggi dello stato, etc.
L’ambiguità del multiculturalismo sta proprio nella inconsapevolezza ingenua e curiosa che ci contraddistingue in quanto esseri umani, perché quando pensiamo al multiculturalismo, ci sovvengono gli aspetti più attraenti della diversità: la loro arte, compresa quella culinaria, la ricchezza e originalità del loro vestirsi, l’allegria contagiosa delle loro feste, etc. ma dimentichiamo che non sempre i valori che alcune culture esprimono sono compatibili con il nostro modo di convivere.
Questa manipolazione del multiculturalismo, grazie al bisogno della polarizzazione manichea del nostro sistema politico, si accompagna quasi sempre ad una visione distorta del relativismo culturale, che a sua volta produce emarginazioni e ghetti nella realtà, ma ancor più grave sono i sintomi tossici che determina nella popolazione sia autoctona che immigrata: da un lato favoriscono atteggiamenti di rassegnazione ma anche dall’altro di razzismo, ciò è dovuto al cinismo e all’indifferenza di come la classe politica e i media usano le diversità come arma di lotta politica, invece di gestire con ragionevolezza il problema dell'inclusività e dell'immigrazione.
PS. Dunque il problema non sono le etnie con i loro colori, anzi sono le benvenute, ma le culture perché non sono tutte compatibili con la nostra storia e civiltà. Non si tratta di Darwinismo sociale ma di valori umani, basterebbe fa rispettare in tutte le culture la Carta Universale dei Diritti Umani. E se fuggono per fame, discriminazioni o per guerra dai loro paesi vuol dire che il sistema occidentale con tutte le sue contraddizioni offre ciò che in quei paesi, dittature e teocrazie, non offrono ai loro popoli, per cui è un dovere difendere i valori dell’occidente in occidente.
Roberto Giuliano
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