sabato 13 settembre 2025

C’è un problema di misoginia anche nella magistratura?

 

C’è un problema di misoginia anche nella magistratura?

Nell’imaginario collettivo c’è la visione che un magistrato sia una persona degna di fiducia, una persona irreprensibile nei confronti delle fragilità umane, quasi fosse un semi dio della mitologia greca.

 Certamente è positivo che una istituzione venga vissuta come una garanzia del sistema, più che mai in un regime democratico o che voglia essere tale, deve garantire imparzialità nell’applicare la legge. Non è casuale che i Padri costituenti pensarono ad una magistratura autonoma ed indipendente, come un piccolo stato nello stato, e con un suo parlamentino (il CSM), sicuramente condizionati dall’esperienza della dittatura fascista e forse un po’ influenzati da una visione illuministica dell’essere umano, e non si resero conto della natura umana più in generale.

Il sistema democratico pone a suo fondamento l’essere umano con le sue potenzialità e autodistruttività, per i sistemi democratici dell’Occidente l’essere umano è al centro della costruzione del sistema, ciò anche grazie alla tradizione cristiana (dove il figlio di Dio si è fatto Uomo) non è un caso che si parla di diritti e doveri della persona, si passa dalla sacralità religiosa ad una sacralità umana.

Si dice, giustamente, che la democrazia è imperfetta cosi come lo è l’essere umano, ma sono perfettibili nel senso che possono migliorare, la perfezione non è un concetto che appartiene alla democrazia o alla specie umana, proprio perché è una costruzione umana.

Dopo questa necessaria digressione sulla democrazia, e quindi sul suo braccio operativo – la giustizia –, ricordiamo che tutti noi abbiamo rinunciato al nostro antico e barbarico diritto di farci giustizia da soli, delegandolo a un terzo soggetto: il magistrato.

Certamente è sbagliato generalizzare, come in ogni attività lavorativa ci sono magistrati bravi e magistrati problematici, nulla facenti e comunque, anche loro sono dei portatori sani del bene e del male che è insito in ogni essere umano.

Se si valuta l’operato della magistratura, nonostante il supporto mediatico che è il più delle volte positivo, il risultato statistico è negativo, così come per il cittadino comune, la scusa ufficiale è che si omette per non screditare l’istituzione.  La magistratura, però, è governata da uomini, con i loro pregi e difetti e, dunque, se non esistono contrappesi che bilancino e verifichino il comportamento diventa (come di fatto è) una corporazione che si autotutela e dunque diventa impunibile e questa impunibilità è la causa primaria del suo malfunzionamento.   

Casi di mala giustizia sono ormai enormi nei vari campi, dal civile al penale, questi casi hanno risonanza quando la vittima o l’inquisito sono personaggi pubblici, ma poi, come sempre, condanna o assoluzione cascano nell’oblio senza conseguenze per eventuali magistrati che hanno sbagliato.  Non si vuole condannare una categoria o una professione, ma mettere in evidenza la mancanza di anticorpi a tutela degli stessi magistrati, ma in particolare del cittadino per la quale sono stati assunti. Oggi assume un certo rilievo la sentenza di un Magistrato di Torino il quale afferma, nelle motivazioni, che il marito violento “va compreso”, per la quale a giugno ha assolto un uomo dall'accusa di maltrattamenti nei confronti dell'ex compagna, condannandolo solo a un anno e sei mesi per lesioni. Secondo il magistrato, il pestaggio del 28 luglio 2022 - sette minuti di violenza che hanno lasciato Lucia Regna, 44 anni, con il volto ricostruito da 21 placche di titanio e un nervo oculare lesionato - non fu "un accesso d'ira immotivato", ma "uno sfogo riconducibile alla logica delle relazioni umane".  Certamente la condanna c’è stata, ma il problema che si pone è la differenza che esiste tra la rabbia, un sentimento umano e la violenza agita che ne scaturisce, che è un comportamento umano consapevole che non ha giustificazioni, altrimenti torniamo al far west.

Questa sentenza ci pone vari problemi, allora dobbiamo essere comprensivi nei confronti di quelle culture che considerano normale agire violenza fisica sulle mogli e sui figli? Per cui hanno diritto alle attenuanti? E se una Donna scopre che il marito lo tradisce è autorizzata a gambizzarlo o questo presunto principio vale solo per gli uomini? Il sentimento della comprensione è certamente importante, ma non può essere un alibi: un anno di condanna formale, che non ha conseguenze sulla sua libertà, non è un atto di giustizia riparatrice, lo stesso anno poteva essere, ad esempio, di obbligo ai servizi sociali con un percorso terapeutico obbligatorio nell’imparare a gestire la rabbia.

I magistrati sono esseri umani fallaci, come ognuno di noi, con tutte le contraddizioni umane (passioni, tifoseria, vizi, etc.),  ma hanno un compito fondamentale nella democrazia e per la convivenza civile, per cui loro per primi dovrebbero essere periodicamente messi a verifica psicologica e sottostare ad una responsabilità gerarchica  (che non vuol dire essere controllati dal governo) che non è ledere la loro autonomia, ma è la condizione primaria affinché non si estranino dalla realtà e percepirsi super uomini. Ben venga la Riforma Costituzionale della Giustizia, ma nella riforma non vanno sottovalutati i tempi con cui la giustizia realizza la sua azione perché sono fondamentali affinché sia tale per l’inquisito che la vittima. 

Roberto Giuliano

 




 

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